IL 3° RGT ART DA MONTAGNA |
Dicembre 2004 |
Nasce in previsione dello scoppio della Prima Guerra mondiale, il 1°
febbraio 1915, con compiti specifici da svolgersi anche ad alte quote e su
terreni impervi.
(da altre fonti: costituito a Bergamo nel novembre 1914)
Inizialmente vi fanno parte i Gruppi “Oneglia”, ”Gemona”,
“Bergamo” e “Como”. Durante le operazioni belliche operò sul fronte
dolomitico (Sasso di Stria, Tofane, Passo Buole, Cima Presena...) e, dopo il
ripiegamento italiano conseguentemente a Caporetto, sui contrafforti prealpini
del Grappa e del Tomba, distinguendosi per coraggio, determinazione e valore.
Dopo la guerra, i Gruppi di mobilitazione vennero sciolti e il Reggimento, così
ridimensionato, nel 1921 fu strutturato su tre Gruppi armati con pezzi da 75/13
di preda bellica ed inserito nella 2ª Divisione alpina.
Nel 1926 una successiva ristrutturazione portò il 3° a far parte della 3ª
Brigata, assieme all’8° e 9° Reggimento alpini, e ad essere costituito con
il Gruppo “Conegliano” 13a,14a,15a batteria e con il Gruppo “Udine”
17a e 18a batteria, con sede a Gorizia.
Tre anni dopo vi si aggiunse il Gruppo “Belluno”
proveniente dal 2°.
Il 31 ottobre 1935, allo scopo di “dare
un migliore assetto organico alla specialità alpina creata per operare in alta
montagna ed assicurare l’inviolabilità delle nostre frontiere alpine”, i
precedenti quattro Comandi Superiori di Brigata alpini vengono sostituiti con
sei Divisioni alpine: Taurinense,
Tridentina, Julia (che ingloba il 3° assieme al 7°, 8°, 9° Reggimento
alpini), Cuneense, Pusteria e Alpi Graie.
Nel 1935, nella campagna d’Etiopia, il Gruppo “Belluno”
venne inquadrato nel 5° Reggimento di Artiglieria alpina.
Nel 1940, allo scoppio della II Guerra mondiale, il 3° venne mobilitato per
operazioni belliche: i Gruppi “Conegliano”
e “Udine” della Divisione
“Julia” furono impiegati dapprima sul fronte greco-albanese e quindi
russo dove, sulla linea del Don, subirono pesantissime perdite e scrissero
pagine di autentico eroismo di fronte all’immane potenza di fuoco ed umana
dell’Armata Rossa.
Per ragioni tattiche, al 3° vengono accorpati due nuovi Gruppi: il “Val
Tagliamento” e il “Val Isonzo”
attinti da altre formazioni.
Il Reggimento immolato sul Don venne sciolto nel settembre del 1943.
Con la firma del Trattato di Pace dopo il nefasto secondo conflitto mondiale
(Parigi 10.02.1947) e con l’adesione dell’Italia alla NATO nel 1949, il
nostro Paese riceve dalle potenze alleate il permesso di “iniziare
a riorganizzare e potenziare le sue Forze Armate”.
In tale quadro, nel periodo 1949-53, vengono costituite cinque
Brigate alpine: Taurinense, Tridentina, Julia, Orobica (sciolta nel 1991)e
(sciolta nel 1997).
Il 3° fu ricostituito solo nel 1951, ed assegnato alla Julia assieme
all’8° alpini, con i Gruppi “Conegliano”
e “Belluno” ai quali, l’anno dopo si aggiunse il “Gemona”
(dal 1957 assunse il nome di “Udine”).
Nel 1961 il 3° costituisce il Gruppo “Osoppo”
e due anni dopo dal I° Reggimento riceve in forza il “Pinerolo”.
Il Reggimento venne sciolto nel 1975.
Riprese vita il 1° agosto 1992.
Da poco, la sua denominazione completa è: 3°
Reggimento Artiglieria Terrestre da Montagna.
Il motto che ne rimarca la storia è: “Nobis
incedentibus rupes ruunt” (Al nostro incedere le rupi si spezzano)
Attualmente il 3°, alimentato da Volontari in Forza Breve ed in Servizio
permanente, si compone di un Comando di Reggimento, una batteria Comando e
Supporto Logistico, una Batteria di acquisizione obiettivi, la 24ª, ed il
Gruppo “Conegliano”, pedina operativa dell’unità, con le gloriose
Batterie 13ª, 14ª (con obici 105/14 e FH70) e 15ª (Batteria di Tiro e
Supporto Tecnico).
In precedenza il Reggimento ha preso parte alla Missione in Kossovo e, come
accennato, alla Missione ISAF in Afghanistan.
Il I° novembre 2003, al ritorno da quest’ultima Missione, proprio a
Conegliano il 3° venne accolto con tutti gli onori da molte autorità militari,
civili e politiche nonché dalle Associazioni d’arma del territorio con i loro
vessilli e bandiere.
Significativo l’intervento del sindaco Floriano Zambon di cui riportiamo il
passaggio conclusivo:
“Missioni di pace, alle quali le nostre Forze Armate hanno partecipato
con onore e professionalità, ottenendo il riconoscimento della Comunità
internazionale per la particolare capacità di operare in situazioni difficili,
partecipando al mantenimento della pace nei paesi oppressi da regimi violenti e
dalle guerre intestine.
Capacità ben dimostrate dagli Alpini del 3°, Gruppo “Conegliano”, che oggi
nell’anniversario della Vittoria, giornata dell’unità nazionale e delle
forze armate ci onoriamo di poter accogliere nella nostra città. Giovani che
incarnano la nostra tradizione, orgogliosi dell’uniforme che portano, ai quali
va la sincera gratitudine della Città di Conegliano e dell’intero Paese, per
il servizio che hanno saputo svolgere con la certezza che in questo impegno
saranno sempre fedeli agli ideali della Patria, nel perseguimento dei quali
daranno sempre il massimo di loro stessi.
-Forze Armate di pace- come le ha definite il nostro Presidente della Repubblica
–pronte ad intervenire per la difesa della democrazia e della libertà della
nazione, ma anche per restituire la libertà a chi l’ha perduta, per portare
la pace a chi ne è stato privato ed oppresso da atti di violenza-“.
Saluto portato anche dal sen. Archiutti della Commissione parlamentare
Difesa, dal vicepresidente nazionale dell’ANA Pasini e dal presidente
sezionale Antonio Daminato. La solenne cerimonia ha raggiunto il suo apice
emozionale quando il col. Biagini, comandante del 3°, ha provveduto a
riconsegnare alla Città ed agli Alpini della Sezione di
Conegliano la Bandiera ricevuta sei mesi prima, il giorno della partenza,
affinché sventolasse nei cieli di Kabul quale segno di amicizia e di solidarietà
del popolo italiano verso quello afghano oppresso dall’oscurantismo talebano.
La Bandiera di Guerra
Nel 1936 vennero concessi al 3° Reggimento lo stendardo e le insegne che
furono difesi e salvati durante le drammatiche operazioni sul fronte orientale.
Dopo l’8 settembre 1943 lo stendardo, per evitare che cadesse in mano nemica
quale preda bellica, fu affidato al parroco di Remanzacco (UD) e successivamente
al sovrintendente del Vittoriale dannunziano di Gargnano sul Garda (BS). Lo
stendardo nel maggio 1945 scomparve in un alone di mistero senza lasciar
traccia. Solo anni più tardi, nel 1983, alla morte di Umberto II ultimo re
d’Italia, se ne seppe la storia: lo stendardo venne trafugato dal Vittoriano e
portato a Cascais, in Portogallo, dove il re aveva posto la sua residenza in
esilio dopo il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946 che aveva deciso per
l’Italia la via repubblicana. L’erede Vittorio Emanuele IV restituì lo
stendardo all’Italia che fu collocato nel “Museo
delle Bandiere” al Vittoriano di Roma.
Nel 1951, al momento della ricostituzione del reparto dopo l’infausto epilogo
del secondo conflitto mondiale, al 3° venne consegnata la Bandiera di Guerra.
Nel 1975, sciolto il Reggimento, fu il Gruppo “Conegliano”
ad ereditarne la bandiera, la storia e le tradizioni per poi restituirla nel
1992 al momento della nuova ricostituzione del 3°.
La Bandiera di Guerra si fregia delle seguenti decorazioni:
Medaglia d’Oro al Valor Militare (al 3° Reggimento artiglieria
alpina)
“Per il superbo comportamento dei Gruppi “Conegliano” ed
“Udine” nella Campagna italo-greca. Frammisti agli alpini nel valore e nel
sacrificio, costituirono con le loro batterie sul Mali, allo Scindeli, al Golico,
come già sul Pindo, i nuclei dai quali partiva l’offesa e sui quali si infuriò
la resistenza e prese slancio il contrattacco. Col tiro dei pezzi, come con la
baionetta e la bomba, furono valorosi tra i valorosi, alpini tra gli alpini”.
(Fronte greco: Pindo, Mali, Scindeli e Golico, 28 ottobre 1940 – 23 aprile
1941)
Medaglia d’Oro al Valor Militare (al 3° Reggimento artiglieria
alpina)
“Magnifica compagine di armi e spiriti, ancor più rinsaldata dai
fasti gloriosi della Campagna di Albania, coi Gruppi “Conegliano”,
“Udine”, “Val Piave”, 77ª batteria anticarro, 45ª e 47ª batterie
contraeree, accorreva attraverso tempeste di neve e di gelo a fermare il nemico
che, potentissimo, per uomini e mezzi, avanzava in altro settore del Fronte. Per
trenta giorni le batterie del Reggimento, nella piena crudezza dell’inverno
russo, senza ripari né ricoveri nella steppa innnevata, manovravano impavide,
benché duramente colpite, e ricacciavano ovunque l’avversario nel corso di
disperati furibondi combattimenti, infliggendogli perdite sanguinose. Soltanto
quando il nemico era da più giorni alle spalle, il Reggimento, per ordine
ricevuto, iniziava il ripiegamento. Benché stremati gli artiglieri del 3° con
sovrumana forza di volontà, frammischiati agli alpini, riuscivano ad aprirsi un
varco attraverso l’accerchiamento del nemico col sacrificio di molti, col
valore di tutti. Confermavano così le più pure tradizioni di valore, di
abnegazione e di sacrificio dell’artiglieria italiana”.
(Fronte russo, 15 settembre 1942 – 1 febbraio 1943)
A questi riconoscimenti collettivi, vanno ricordate ben 11 medaglie d’oro al
valor militare concesse a militari effettivi al 3° Reggimento tra cui, come si
vedrà più sotto, il sergente Giovanni
Bortolotto di Orsago. Onorificenza che spicca sul labaro della sezione di
Conegliano assieme a quelle concesse a Pietro
Maset “Maso” di Scomigo, prestigioso comandante partigiano dell’Osoppo
caduto sul monte Cavallo nelle prealpi veneto-friulane nel 1945;
Sante Dorigo di Soligo caduto a Zugna Torta nel 1918; Luigi
Spellanzon di Conegliano caduto eroicamente nel 1938 a Angodegò in Etiopia.
Gruppo di Artiglieria da Montagna “Conegliano”
Il Gruppo trae origini dalla Vª
Brigata di Artiglieria da Montagna costituita nel marzo del 1895.
Nel 1902 assume la denominazione di “Brigata
da montagna del Veneto” con tre Batterie: 13ª, 14ª e 15ª. Nel 1909 alla
Brigata viene attribuito il nome di “Conegliano”
e l’anno successivo il sostantivo di “Brigata” viene sostituito con quello
di “Gruppo”.
Il reparto, inizialmente alle dipendenze del 2° Reggimento Artiglieria da
Montagna, durante la guerra Italo-Turca del 1911-12, mobilita la 15ª batteria
per la Campagna di Libia e ne costituisce una nuova, la 30ª, in seguito ceduta
ad altro Gruppo.
Il “Conegliano” partecipa in prima linea durante la Grande Guerra
combattendo dapprima sul Pal Grande, Pal Piccolo, Zellenkofel, monte Kuk e
Vodice quindi, dopo Caporetto, sul Montello e nella Piana di Sernaglia.
Nel 1923 il reparto venne sciolto per riprendere vita tre anni dopo alle
dipendenze del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna con le tre tradizionali
Batterie. Nel 1935, per le operazioni belliche legate alla Campagna d’Etiopia,
il Gruppo cede la 13ª batteria al Gruppo “Lanzo”
che viene temporaneamente rimpiazzata dalla 59ª Batteria.
Dopo le vittoriose operazioni in Africa Orientale, nel 1937 la 13ª rientra nel
“Conegliano” e la 59ª viene sciolta.
Allo scoppio della II Guerra Mondiale, il “Conegliano”
viene mobilitato ed inviato nella zona operativa del fronte greco-albanese
(1940-41) e quindi sul fronte russo (1942-43) dove, pur subendo pesantissime
perdite, scrive fulgide pagine di valore meritandosi l’elogio dell’alleato
tedesco e l’ammirazione del nemico, superiore in uomini e mezzi.
Rientrato in Italia decimato, il Gruppo “Conegliano”
stanziato in Friuli viene sorpreso e travolto dal precipitare della situazione
politico-militare interna seguita all’Armistizio dell’8 settembre 1943.
Il Gruppo riprende ufficialmente vita nel 1951 incardinato nel 3° Reggimento
Artiglieria da Montagna su due Batterie.
Nel 1975, in seguito allo scioglimento del 3°, il Gruppo passa alle dipendenze
dirette della Brigata alpina “Julia”. Oggi, il Reparto che ha ereditato la
storia, la bandiera e le tradizioni del 3° reggimento di Artiglieria da
Montagna, inquadra, oltre la Batteria Comando e Servizi, le originali Batterie:
13ª,14ª e 15ª.
Il Gruppo “Conegliano” si fregia di:
Medaglia d’Argento al Valor dell’Esercito
“Unità tragicamente colpita negli uomini e nelle infrastrutture dal
sisma del 6 maggio 1976, interveniva immediatamente, con la totalità dei
superstiti, nell’opera di soccorso alla popolazione di Gemona. Sotto la guida
dei Comandanti di ogni grado, il personale si prodigava incessantemente per
giorni e notti, operando in condizioni di estrema difficoltà ed esponendo la
propria vita a manifesto rischio, a causa del perdurare delle scosse e dei
crolli, per estrarre dalle macerie i sepolti vivi e, successivamente, i morti.
Contribuiva così in modo determinante a ridurre i danni provocati dalla grave
sciagura. Rifiutando l’avvicendamento, persisteva nell’opera di soccorso,
dando prova di eccezionale saldezza morale”.
(Gemona del friuli, 6 maggio – 23 giugno 1976)
Alla ricompensa collettiva vanno aggiunte 4 Medaglie d’Oro individuali al
Valor Militare che fanno del “Conegliano”
il Gruppo di Artiglieria più decorato d’Italia:
Bortolotto Giovanni sergente effettivo della 13ª Batteria.
“Capopezzo di leggendario valore già distintosi sul fronte greco.
Durante un sanguinoso combattimento contro preponderanti forze avversarie era
esempio superbo di sprezzo del pericolo e senso del dovere. Benché ferito ad un
braccio sostituiva il puntatore caduto e nonostante il martellante fuoco
avversario, che stroncava altri due serventi, falciava dapprima col fuoco il
nemico incalzante e poi contrssaltava con bombe a mano riuscendo a respingerlo.
Riprendeva in seguito il tiro benché esausto per il sangue perduto fino a
quando nuovamente colpito si abbatteva sul suo cannone”.
(Russia, 30 dicembre 1942)
Bortolussi Aldo caporale effettivo della 15ª Batteria.
“Puntatore di batteria alpina di leggendario valore. Sempre volontario
nelle azioni più ardite. Durante accaniti combattimenti contro soverchianti
forze nemiche, appoggiate da mezzi corazzati, falciava la fanteria avversaria
col suo fuoco ed immobilizzava a pochi metri di distanza dal suo pezzo, un carro
armato. In critica situazione, serrato da presso dall’agguerrito nemico, lo
contrassaltava audacemente assieme agli alpini con la baionetta e bombe a mano,
contribuendo dopo un violento corpo a corpo a ristabilire la sicurezza della
posizione. Ritornava, quindi, benché ferito, al suo pezzo e imperterrito
riapriva il fuoco sul nemico infliggendogli gravi perdite. Colpito mortalmente
sussurrava al suo comandante di gruppo parole di fede e chiudeva la sua nobile
esistenza con il nome “Italia” sulle labbra: magnifica figura di eroico
soldato”.
(Slowiew, Russia, 20 gennaio 1943)
Maronese Olivo caporal maggiore effettivo della 15ª Batteria.
“Capopezzo di artiglieria alpina di provato valore. Durante un forte
attacco di soverchianti forze di fanteria appoggiate da mezzi corazzati,
malgrado la violenta reazione avversaria, in piedi dirigeva con sprezzo del
pericolo il fuoco del suo pezzo sulle fanterie arrestandole e immobilizzando un
carro armato. Distrutto il suo pezza da artiglieria, benché ferito accorreva di
sua iniziativa ad altro pezzo rimasto privo di serventi e riprendeva il fuoco
sull’avversario nuovamente irrompente. Colpito mortalmente persisteva
nell’impari lotta finché, esausto, si accasciava sul posto di combattimento.
Cosciente della prossima fine, rifiutava ogni soccorso ed incitava i compagni
artiglieri a strenua resistenza”.
(Russia, 20 gennaio 1943)
Turolla Joao sottotenente effettivo della 13ª Batteria.
“Ufficiale di una batteria alpina, in seguito di numerosi e aspri
combattimenti dava fulgide prove delle più alte virtù militari. Più volte
volontario in compiti rischiosi, li portava a compimento con ardimento e
perizia. Accerchiato il suo gruppo da preponderanti forze avversarie, si portava
decisamente su una posizione dominante, battuta dal fuoco micidiale, per
effettuare con una mitragliatrice una più strenua difesa delle batterie.
Gravemente ferito e conscio della fine imminente, continuava a tener vivo nei
suoi dipendenti l’ardore combattivo e la fede nella Vittoria, finché si
abbatteva da eroe sull’arma con cui aveva fatto fuoco fino all’ultimo
istante”.
(Eleutero, fronte greco, 9 novembre 1940)
Giorgio Visentin