Brigata Alpina CADORE

Costituita il 1° luglio del 1953 nel quadro della ricostruzione delle grandi Unità Alpine.
Nel 1997 la sua struttura si fonda su 3 reggimenti alpini (il 7° - btg “Feltre”, il 12° - btg “Pieve di Cadore”, il 16° - btg “Belluno”), un Reparto Comando e Supporti Tattici e un Battaglione Logistico.

La Brigata non è mai stata impegnata in vicende belliche; essa radica però le sue tradizioni militari nelle vicissitudini dei battaglioni che inquadra e consolida la sua storia nei numerosi impegni di ordine pubblico e di soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali: dal Vajont nel 1963 all’alluvione del ‘66; ai terremoti del Friuli nel ‘77 e dell’Irpinia nell’80; in Val di Stava nell’85 dopo il cedimento dell’invaso minerario; nel Bellunese e in Puglia nel ‘91; nel '92 in Cadore per l’assistenza ai profughi croati e bosniaci e in Alpago per la frana di Lamosano; in Piemonte per l’alluvione del novembre 1994. Dal 1992 al il 1995 in Sicilia nell’ambito dell’operazione “Vespri Siciliani”, in Calabria nell’operazione “Riace” e in Sardegna nell’operazione “Forza Paris”.

Tra le numerose benemerenze della Brigata Cadore troviamo: le Cittadinanze Onorarie conferite da parte dei Comuni di Belluno (1983), Longarone (1988), Arcade TV (1990), Cardeto RC (1991), Marostica (1992), Bassano del Grappa (1994) e Conegliano (1995).

Viene sciolta il 10 gennaio 1997.

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SCIOLTA LA BRIGATA ALPINA “CADORE”
A BELLUNO NOSTALGICO ADDIO
di Renato Brunello

Nel quadro dei provvedimenti di ristrutturazione dell’Esercito, il 10 gennaio 1997 sono stati sciolti il Comando della Brigata Alpina “Cadore”,  il 12° Reggimento Alpini, il Reparto Comando e supporti tattici “Cadore” e il Battaglione Logistico. I Reparti che sono rimasti in vita, e cioè il 7° Reggimento Alpini a Feltre , e il 16° Reggimento “Belluno” a Belluno, sono passati alle dipendenze della Brigata Alpina " Julia".
E’ accaduto, purtroppo puntualmente, quello che avevamo percepito negli anni ‘80, quando aleggiava minacciosa l’ipotesi di un ridimensionamento delle Truppe Alpine.
Poi, pareva che le acque si fossero placate, soprattutto per l’opposizione energica della nostra Associazione e delle pubbliche opinioni, cioè di coloro che amano e sostengono gli Alpini.
Viceversa le “bronse" coperte dalla cenere erano astrusamente alimentate dai “buonpensanti” di Roma.
Le più palesi avvisaglie per una eliminazione della Brigata Alpina “Cadore”, si sono concretizzate nel 1991, quando fu sciolta la Brigata Alpina  “Orobica”, e nel 1995, quando si è conclusa la fine del 6° Reggimento Art. Mont., come è accaduto per tre prestigiose unità della “Julia”: il Gr. “Udine”, il Btg. “Cividale” e il Btg. “Vicenza”.
Si è sempre addotto motivazioni di bilancio, di ristrutturazione operativa, addirittura di inattualità delle truppe da montagna nell’attuale contesto strategico mondiale.
A nulla valsero le “amorose cure” e le premure caldeggiate da varie parti, dal bellunese, dal Cadore, dai veneti, da tutti gli Alpini e da tutti coloro cui stava a cuore la vita della “Cadore”. Pazienza!
Ci è stato fatto un bel regalo dì capodanno!
Sarà un esercito di volontari e volontarie. Ci saranno anche le alpine?

Speriamo che l’enorme disavanzo finanziario italiano diminuisca. Ma alla faccia di tale disastrata economia, dei sacrifici che si chiedono costantemente ai lavoratori, alla faccia anche del buon senso, viste le reazioni negative che sono venute da più parti, i “signori” di alcuni vertici istituzionali si sono aumentati, e non di poco, la paga.
Reputiamo un futuro senza guerre? Magari. Allora smobilitiamo le Forze Armate, designando i fondi a settori più consoni al benessere dei cittadini.

Ciao Brigata Alpina “Cadore”!
Ti siamo grati per quello che hai costituito, hai onorato, hai realizzato, per i valori espressi con la solidarietà e con l’amore, per il servizio inconfutabile alla Patria.
E’ venerdì 10 gennaio 1997, una giornata discreta, naturalmente fresca. La piazza dei Martiri di Belluno è chiusa in una morsa di migliaia e migliaia di Alpini in congedo e da gente giunta soprattutto dal Veneto.
Sono le ore 10,15: lo speaker apre la cerimonia: “Gentili Signori, la Brigata Alpina “Cadore”, unitamente all’ Amministrazione comunale di Belluno, porge il più cordiali benvenuto alle autorità civile e militari, e a tutti coloro che con la loro presenza hanno voluto conferire particolare solennità alla odierna cerimonia di scioglimento , dopo oltre 43 anni dalla sua costituzione, della Briga Alpina “Cadore”. Il momento culminante della cerimonia sarà quando le Bandiere di guerra del 12° Rgt. Alpini e del Btg. Logistico “Cadore” lasceranno lo schieramento in armi per essere consegnate per sempre alla storia.”
Fa il suo ingresso nella piazza la Fanfare Alpina “Cadore”, la quale accompagnerà, con il suono di marce militari, i vari reparti e le rappresentanze associative, durante il loro accesso nei posti riservati. Immediatamente si schierano le Compagnie del 7°, 12°, 16° Reggimento Alpini, il reparto Comando, e Supporti Tattici e Logistico.

Il comando dello schieramento viene preso dal col. Tonino Paolini, comandante del 16° Reggimento “Belluno”.
Entrano per primi i Vessilli e i Gagliardetti delle associazioni. Segue, accompagnato dalle note del “33”, il Labaro nazionale dell’ANA - scortato dal presidente nazionale Leonardo Caprioli - sul quale brillano le 211 medaglie d’oro, concesse a Reparti e ai singoli militari per atti di eroismo compiuti in 124 anni di esistenza delle Truppe Alpine.
Accolti sempre dagli onori militari, entrano nell’area della cerimonia i Gonfaloni delle città di: Belluno, Pieve di Cadore, Bassano, Feltre, Agordo, Arcade, Cardeto, Conegliano, Livinallongo, del Col di Lana, Longarone, Marostica e S. Stefano di Cadore. Quindi le bandiere di guerra del 7°, 12°, 16° Reggimento Alpini e del Battaglione Logistico, alle quali vengono resi gli onori militari al suono dell’inno di Mameli.
I presenti, a ricordo del sacrificio degli Alpini , che meritò alle Bandiere le decorazioni di cui si fregiano, testimoniano la loro corale partecipazione con calorosi applausi.
Giungono infine il Capo di Stato Maggiore gen. Bonifacio Incisa Di Camerana, seguito dal gen. Angelo Becchio comandante del 4’ C.A. Alpino e dal gen. Primo Gadia comandante della “Cadore”, i quali ricevuti gli onori, passano in rassegna lo schieramento.

Al suono delle note struggenti del “Silenzio d’ordinanza” vengono resi gli onori ai Caduti di tutte le guerre: mentre nella piazza regna un clima di reverente e commosso silente.
Seguono immediatamente i discorsi del gen. Primo Gadia, del sindaco di Belluno dott. Maurizio Fiscarol, del gen. Angelo Becchio e del gen. Bonifacio Incisa Di Camerana.
Il comandante della “Cadore” gen. Primo Gadia, sensibilmente commosso, interviene con una significativa allocuzione, nella quale è manifesto lo stato d’animo di chi vede allontanarsi per sempre ciò che gli sta tanto a cuore, e che, per molti anni ha costituito un gratificante impegno professionale della sua vita.

COSI’ IL GEN. GADIA SI ESPRIME
Ufficiali, Sottufficiali, Alpini, Personale civile della “Cadore”.
                Oggi 10 gennaio 1997, serrati nei ranghi al cospetto delle nostre bandiere, testimoniamo l’inizio del provvedimento ordinativo che sancirà ufficialmente, il 31 gennaio la cancellazione del nome “ “Brigata Alpina “Cadore” ” quale G.U. elementare dal quadro di Battaglia dell’Esercito italiano.
                Con tale atto è posto fine al travaglio ordinativo che ci ha investiti tutti, senza l’esclusione di alcuno, con livida consapevolezza fin da quell’ormai lontano luglio 1995 che vide lo scioglimento del 6° Rgt. A. Mon.
                Già allora capimmo che la “Cadore” cessava di esistere perché privata del supporto di fuoco ed il 21 ottobre, ad ulteriore riprova, veniva contratto ordinativamente il 12° Rgt. Alpini, erede dei “Mascabroni del Cadore” costringendo, Voi del !2°, ad aggrapparvi al vostro ostinato orgoglio personale per sopravvivere ed onorare la vostra encomiabile dignità professionale.

                Ci accomiatiamo qui, in veste anche di cittadini onorari, in questa piazza dell’ospitale e civile Belluno, al cospetto della cittadinanza e delle Dolomiti bellunesi che sono stati banchi di prova di assuefazione alla fatica, di addestramento, di solidarietà per generazioni di alpini in armi dall’ormai lontano 1° luglio 1953.
                Idealmente ci accomiatiamo anche da Longarone, Arcade, dalla lontana Cardeto in terra di Calabria, Marostica, Bassano e Conegliano che ci hanno conferito analogo ambito riconoscimento, da Feltre, Pieve di Cadore, Agordo, S. Stefano di Cadore, Livinallongo, ove stazionano o stazionavano reparti con appunto alla manica sinistra lo scudetto della Cadore.
                Ci accomiatiamo alla presenza degli ex comandanti, vice comandanti, capi di stato maggiore, che hanno incarnato la continuità della Cadore e l’hanno servita amandola come cosa viva.

                Suggellano l’evento ed attestano la partecipe fratellanza della forza armata e degli alpini in armi, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed il Comandante del 4° C.A. Alpini.
                Si stringono attorno a noi i parlamentari, le autorità civili, militari e religiose della città e della provincia, i corpi armati, i sodalizi, le associazioni di categoria, che ringraziamo per averci espresso, in ogni circostanza la loro particolare ed affettuosa attenzione, le associazioni combattentistiche e d’arma, tra cui la fraterna associazione alpini che ci è stata vicina e che con amara consapevolezza ma con cristallina onestà intellettuale ha condiviso con noi l’inevitabile terapia della ristrutturazione affinché altri possano sopravvivere e che oggi, con la presenza del Labaro e del Presidente nazionale, ci porta il saluto di tutti gli alpini in congedo.
                44 anni di presenza sul territorio hanno creato un ineguagliabile legame tra la comunità civile e la Brigata, legame fatto di solidarietà, di esaltante convivenza, di reciproco rispetto, legame sancito anche dal conferimento dell’Agordino d’Oro e del premio De Luca, espressioni tangibili del sentimento di affetto della popolazione.

                Vi ringrazio, civili comunità cadorine per ciò che avete dato alla vostra Brigata e ringrazio in particolare la parte di voi che ha servito per lunghi anni in veste di U. e Su. nei nostri ranghi con onore e spirito di servizio e che ha trovato qui, in questa ospitale terra, la sua dimora. Il mio saluto va infine a chi ha arricchito con il proprio servizio di leva la nostra istituzione, portando alla “Cadore” il proprio cuore e il proprio intelletto. Un riverente pensiero ai nostri caduti ed a coloro che sono “andati avanti” indicandoci al via dell’onore e del sacrificio.
                Il saluto va ora al 7° Reggimento e al 16° Reggimento Belluno che il 1° Febbraio passeranno alla dipendenze della consorella “Julia”.
                Vi saluto, Ufficiali, Sottoufficiali ed alpini alla presenza del gen. Marinelli che avrà tra poco l’onore di avervi alla sue dipendenze.
                Entrate nei ranghi della “Julia” orgogliosi di essere appartenuti alla “Cadore” e servitela
come avete servito la “Cadore”. Vi accompagni il mio affetto e la mia gratitudine di comandante in questo viaggio ordinativo che lascerà immutate le vostre sedi stanziali di Feltre e Belluno e non comprometterà pertanto l’esaltante rapporto con l’ambiente esterno. A tutti Voi, buona fortuna.
               
Allo Stato Maggiore della “Cadore” e al Reparto Comando e Supporti tattici, suo braccio operativo, i sensi più profondi della mia riconoscenza per essermi stati vicini con la loro indiscussa professionalità e la loro ammirevole generosità. Lo smembramento della vostra compagine funzionale non vi rattristi più di tanto perché porterete sempre nel cuore l’orgoglio di essere stati il motore propulsore della Cadore.
                Un grazie particolare alla fanfara ed al coro, nostri ingualcibili biglietti da visita presentati in maniera impeccabile in numerosissime circostanze.
A Voi tutti Buona fortuna!

                Voi Superstiti del 12°, rappresentate la continuità della tradizione che alligna nelle radici del “Pieve di Cadore” con i suoi centodieci anni di storia e quale esigua compagine militare avete custodito, saldi nel morale, il vostro vessillo dal 21 ottobre 1995, giorno di contrazione a quadro del vostro reggimento.
                La consegna della custodia volge ora al termine e voi vi apprestate in commozione a tributare alla vostra bandiera i massimi onori.
                Anche voi, del Btg. Logistico, vi accingete a salutare la vostra Bandiera, simbolo della vostra operosità, del vostro silenzioso servire gli altri reparti della Brigata.
                Non garriranno più al vento ma non cesseranno, finché vivrete voi del 12° e del Btg. Logistico, i fremiti che esse vi hanno trasmesso nel cuore, nell’adempimento del dovere e nell’esercizio della ammirevole dignità professionale che ha contraddistinto il vostro operare.
                Il riordinamento sancito impone, nella fredda logica dell’efficienza, la ridistribuzione delle risorse, specie in personale e pertanto una consistente aliquota di nostri commilitoni è chiamata a prestare la propria opera in altri reparti ed in altri enti.
                A voi che partite, la gratitudine di tutta la “Cadore” per averla servita nei suoi ranghi e l’augurio di buona fortuna.

                Un affettuoso saluto ed un grazie alle vostre, alla nostre care famiglie che si seguono con trepidazione, condividono ansie e soddisfazioni e che pagano  il prezzo più alto di ogni provvedimento ordinativo.
                Chiedo loro, depositarie di caldi sentimenti, di comprendere la fredda logica della nostra trasformazione.

A tutti voi, nei ranghi e fuori rango buona fortuna !

Viva la Brigata Cadore !

Anche il sindaco dott. Fiscarol ha rivolto parole di riconoscenza e di elogio alla Brigata Alpina “Cadore”, affermando che è stato, da parte dell’Amministrazione comunale bellunese, profuso ogni sforzo per cercare di contrastare uno scioglimento che non solo appare immotivato, ma che contraddice le giustificazioni sulla necessità di contenere la spesa. E, associandosi a molti altri sindaci, ha manifestato il suo disappunto, il suo rammarico e il suo sdegno per tale inopportuna decisione governativa. Certamente per Belluno, per l’intero Cadore e per tutti gli Alpini è una grande perdita, una sconfitta.
Il gen. Becchio comandante del 4° C.A. Alpino, si è dichiarato immensamente dispiaciuto di non aver potuto, in qualche modo, salvare la più giovane Brigata Alpina. Il clima che oggi invade il nostro cuore - egli ha detto - sia palese a tutti.
Così pure il Capo di S.M. Incisa Di Camerana ha manifestato il suo dispiacere, ancor di più perché accade al termine del suo mandato. Al dolore degli Alpini - egli ha detto - si associa tutto l’Esercito: è come fosse un figlio che ci lascia. Rendiamo omaggio - egli ha soggiunto - a chi ha dato testimonianza al suo lavoro, alle sue terre, ai suoi monti e alle sue valli. Ora dobbiamo pensare al futuro, combattere affinché quello che è accaduto in passato non si ripeta in avvenire.

E’ seguito - tra la commozione generale - il momento culminante della cerimonia. I comandarti del 12° Rgt. Alpini e del Btg. Logistico “Cadore” hanno pronunciato la formula di saluto della Bandiere di guerra, che, accompagnate dalle note dell’inno di Mameli, hanno lasciato lo schieramento per essere successivamente consegnate al Vittoriano, presso l’Altare della Patria, dove saranno custodite, per sempre, accanto agli altri Gloriosi Vessilli dei Reparti sciolti.
Mentre le Bandiere di guerra del 7° e del 16° Reggimento sono passate alle dipendenze della leggendaria Brigata Alpina “Julia”, con sede rispettivamente a Feltre e a Belluno.

Abbiamo portato la nostra sincera e solidale testimonianza, con i sentimenti di affetto agli ufficiali, sottufficiali ed alpini della “Cadore”, alla gente cadorina, ai “veci” che abbiamo visto intensamente turbati, e qualcuno con gli occhi bagnati dalle lacrime.
Numerosa era la rappresentanza della sezione coneglianese, con il presidente comm. Paolo Gai, il Vessillo e la totalità dei Gagliardetti.
Ovviamente era presente anche il sindaco di Conegliano ing. Achille Ghizzo e l’assessore artigliere ing. Mario Camerin, con il Gonfalone del Comune portato dal nostro socio Giuliano Zanin, scortato dai vigili Ambrozzo e Tosatto. Abbiamo notato, con la fascia tricolore, anche il sindaco di San Fior ing. Fiorenzo Carniel.

Addio Brigata Alpina “Cadore” !
A malincuore prendiamo atto del tuo commiato. Il tuo epilogo é specialmente per noi che abbiamo appartenuto ad un tuo Reggimento, una struggente malinconia. La Città di Conegliano - fiera di averti conferito la Cittadinanza Onoraria e che ha dato i natali al 6° e al 7° Reggimento Alpini - non può che testimoniare quel legame che da sempre unisce due costituzioni i cui figli ne sono la linfa, con esemplare dedizione.
Il Corpo degli Alpini e la sua associazione si listano, ancora una volta a lutto.
Vorrei esprimere un ultimo pensiero sullo specifico provvedimento governativo della riduzione delle Truppe Alpine, il quale, anche se si aggiunge ai tanti “fatti” e “misfatti” che si susseguono nel nostro Paese, provocando un diffuso malumore, non deve assolutamente portarci a delle esternazioni sconsiderate, e a farci perdere le giuste dimensioni di eventuali corrette e civili dimostranze, rifuggendo da ogni personalismo ed ogni soverchieria.
Dobbiamo , soprattutto, dimostrare che gli Alpini sono stati, sono e saranno sempre rispettosi delle Istituzioni, delle leggi (stare verbis legis), anche se non sempre totalmente condivise (dura lex sed lex), e che come in passato hanno compiuto il proprio dovere di servizio alla Patria, oggi sono a disposizione della gente, con interventi di solidarietà.
Cerchiamo di sensibilizzare i giovani in famiglia e fuori, perché durante il servizio di leva scelgano a far parte del Corpo degli Alpini.

Renato Brunello


Truppe alpine e Brigata “Cadore”
E’ MORTA LA “CADORE”: VIVA LA “CADORE”

Storia di umile eroismo e di grande amore

Venerdì 10 gennaio a Belluno in Piazza Martiri, l’ex Capo di Stato Maggiore Bonifazio Incisa di Camerana, in obbedienza Ada una delibera del nostro Parlamento congedava, fra le amarezze dei militari e le polemiche a distanza dei politici, la “Brigata Alpina Cadore”.
”Esce dai nostri ranghi, ma non dal nostro cuore”, sono state le parole del Comandante del IV Corpo d’Armata Alpino, gen. Angelo Becchio. 
Queste parole possono spiegare perché quella mattina, disertai Belluno  e  mi recai al Bosco delle Penne Mozze a Cison di Valmarino: rispondeva ad un bisogno profondo di immergermi, ancora una volta, nella storia dei nostri montanari e valligiani, nella storia gloriosa e tormentata, dei nostri Alpini.
Le poche conoscenze storiche, mi portarono molto al di là delle stele che ricordano le nostre gloriose Divisioni: Taurinense, Alpi Graie, Cuneense, Tridentina, Julia, Pusteria,
Le popolazione montanari hanno dovuto cominciare molto presto a giocare la loro vita per difendere le loro terre, le loro famiglie, la loro cultura.
Come non ricordare, ad esempio, l’opposizione fatta nel 1403 da Friulani e Cadorini, organizzati nelle diverse zone in “cernide” (unità di cento uomini validi sai 18 ai 34 anni), al conquistatore Duca Massimiliano d’Austria?
E la storica “Battaglia del Cadore” del 1508, ricordata anche da un quadro del Tiziano, per fermare Massimiliano d’Austria, proiettato nella sua volontà di conquista della pianura veneta?
Ed il sostegno dato dalle “cernide” valligiane alle truppe Veneziane del Giustiniani contro l’Austria, nella “guerra di Gradisca” del 1615-17 ?
E poi, sempre, piccoli gruppi di montanari valorosi contro il potere sempre più forte e numeroso, con il bruciante dolore delle ritirate e sconfitte, ma anche con momenti esaltanti di vittorie pazientemente e a lungo costruite?

E per fare un salto lungo lungo, come non ricordare il valore delle bande di Volontari Cadorini e Bellunesi che, nel 1866, respinsero a Treponti un Corpo austriaco che, approfittando dell’armistizio concluso a Cormons, tentava subdolamente di sottrarre all’unità d’Italia l’intera provincia dell’Alto Piave?
In quell’occasione G. Garibaldi ebbe a scrivere: “... essi (le bande di volontari Cadorini e Bellunesi) con armi meschine, ma con forti propositi (all’assalto avevano risposto, mostrando i petti) ricacciarono il nemico, mantenendo così i gloriosi ricordi del ‘48, epoca memoranda, in cui le montagne del Cadore furono il sacro asilo dell’onore italiano”.
La medaglia d’oro al  valor militare, di cui dal 1898 si fregia il Gonfalone del Comune di Pieve di Cadore, è la testimonianza del buon diritto delle popolazioni Cadorine ad essere considerate degne precorritrici del valore degli Alpini d’Italia.
E’ del 1872 la nascita ufficiale delle truppe Alpine: 15 compagnie (su 250 uomini di truppa), portate a 24 nel 1875 e a 36 su 10 battaglioni nel 1878.

Meravigliosi i nostri Alpini nella loro formazione umana, sociale e strategica. D’estate le compagnie, e per quanto ci attiene la 22a, la 34a, la 35a che, unitamente alla 36a, costituivano il X° Battaglione di stanza a Conegliano, si trasferivano rispettivamente a Feltre, ad Agordo, A Pieve di Cadore, a Tolmezzo: era la loro sede estiva. Vi si recavano il 1 maggio e ritornavano ai primi di novembre. In questo periodo, oltre alle escursioni  ed all’addestramento, provvedevano a lavori stradali, costruendo sentieri e mulattiere ed anche baraccamenti, secondo progetti di difesa che contemplavano vie d’accesso a località particolarmente importanti, nonché la relativa attrezzatura perché i reparti potessero permanervi a lungo in qualsiasi stagione.
Dal piazzale, mi addentrai nel Bosco, monumento degli alpini viventi agli Alpini caduti del Trevigiano e cercai i segni del loro passaggio umile ed eroico nella nostra storia più recente.
Mi incontrai con Alpini facenti parte del “Corpo speciale d’Africa”. E nelle stele, una data: 1 marzo 1986. Adua: momento di follia e di morte!

E, più avanti ancor agli Alpini del Battaglione “Feltre” caduti nel 1912 nell’esaltata conquista dell’Assaba in Libia.
Mi ritornava dentro però, con prepotenza, con voci e parole che mi sembravano note, il grande incendio che investì tutte le nostre montagne e le nostre valli nel 1915-18 a difesa dei confini della Patria. E il grido del Sottotenente Giulia Bevilacqua (divenuto poi Cardinale), comandante di plotone, a commento dei mesi orrendi di quella guerra: “... mesi di vendemmia per il sangue Alpino, quando avemmo ferro per pane, fuoco per bocche senza saliva, sputi per compenso; quando la sera dell’immolazione restammo inchiodati lassù, soli a saporare l’ultimo fiele della bevanda atroce!... Ore impregnate di eternità, quando neppure la speranza poteva infrangere le porte di quelle tragica fatalità. Totale penetrazione di morte nell’ultimo filo di vita. Il pericolo non era di morire: era di impazzire!...”

La storia delle nostre valli e del nostro Cadore, come quelle di tutto l’arco alpino orientale è un libro tessuto “con gli stracci della carne e lo splendore dell’anima alpina”.
Ritornano i nomi dei Caduti del 7° Alpini ed il ricordo dei loro Battaglioni: Feltre, Pieve di Cadore, Belluno, Val Cismon, Val Piave, Val Cordevole, Monte Giavone, Antelao, Pelmo, Marmolada; i Volontari alpini del Feltre, del Cadore, di Longarone, ma soprattutto i nomi di tanti Alpini umili e generosi, eroi senza saperlo e senza dirlo, che tinsero di rosso i nostri monti bianchi di neve e splendenti d’oro al tramonto d’estate.
Sono rimasti lassù e lassù la loro tomba è gloriosa.
Le Penne Nere del Trevigiano hanno voluto un segno del loro ricordo e della loro presenza perenne, in mezzo a noi, nel Bosco delle Penne Mozze: una teoria di semplici stele con un nome, una data ed un luogo, dentro la vita di un bosco vivo e custodito con amore.
Non so guardare con la dovuta serenità pagine successive di questa storia umile e generosa.
Quale il ricordo della “Divisione Pusteria” (che allora comprendeva, fra gli altri, il Btg. “Feltre” ed il 5° Rgt. Art. Montagna coi gruppi “Belluno” e “Lanzo”), appositamente costituita ed ufficialmente nata il 31 dicembre 1935, per una guerra d’orgoglio che gli Alpini, pur non essendo la loro guerra, segnarono ugualmente, nel 1936, con il loro eroismo ed il loro sangue?

E più vicino ancora, un’altra pagina di storia, non ancora decifrata con sufficiente chiarezza, sofferta e combattuta, con segni chiari ancora sui corpi e nelle coscienze di molti di noi. In un incendio che ebbe momenti da “giudizio universale”. la “Divisione Pusteria”, all’uopo ristrutturata con il 7°, l’11° Alpini ed il 5° Art. Mont., oltre ai servizi, si trovò coinvolta con la sua tradizionale generosità, ma anche con tanti interrogativi tormentosi e non ancora sopiti. La troviamo impegnata dall’alba del 23 giugno 1940 sino alla fine della guerra, nelle Alpi Occidentali, in Albania, in Montenegro, in Balcania, in Francia. I Btg. “Val Cismon” ed il gruppo “Val Piave”, formati per mobilitazione parteciparono alla campagna contro la Grecia. Inviati poi in Russia, seguiranno la tragica, eroica sorte della Julia e delle altre Divisioni Alpine.
Nel disfacimento generale, l’8 settembre 1943 la “Divisione Pusteria” si trovava nella Francia sudorientale.
L’11 settembre prese posizione in difesa della linea M. Marta, Colle di Tenda, M. Clapier, contro i tedeschi, Certamente la “Pusteria” avrebbe saputo ripetere su quei monti le gesta per cui andarono famose nella campagna del 1792-96 le Milizie Alpine del vecchio Piemonte.
Ma il giorno 12, in seguito al dissolvimento dell’armata, vennero sciolti anche i reparti della “Pusteria” che, per quanto disarmati e potenzialmente liberi, raggiunsero inquadrati la stazione di Cuneo. Circondati dai tedeschi con carri armai e mitragliatrici, divennero facile preda.
La maggior parte venne internata; una parte di essi però riuscì ugualmente a fuggire ed a raggiungere le proprie case.

Ma che c’entra tutto questo con la “dichiarazione di morte” della “Brigata Alpina Cadore”?
La storia cui ho accennato risale lontano, si divide in cento rivoli, passa tremende prove.
Trova nel 1953, nella costituzione della “Brigata Alpina Cadore” un momento forte della comunione alpina che collega la storia delle proprie origini - fatta di amore e di passione per la propria terra - con la storia recente delle sofferenze e, spesso, tragedie della nostra Patria.
La “Brigata Cadore” in questa storia, ne esce purificata dalle prove, verificata in un impegno aperto e solidale a tutti, in momenti di sofferenza e di bisogno della Patria.
La sua storia è così recente ed intrecciata alla storia di ognuno di noi, che mi pare di recare offesa al volerla ricordare.
Certo la “Cadore” è stata dichiarata “estinta” dalle e per le Gazzette Ufficiali.
Vive, però, nel cuore di ogni Alpino.
E’ “morta” la “Brigata Cadore”; viva la “Brigata Cadore”!

Gino Perin