BATTISTI - FILZI |
Luglio 1961 |
Ricorre in questi giorni il 45° anniversario del sacrificio di Cesare Battisti e di Fabio Filzi,
saliti al patibolo austro-ungarico il 12 luglio 1916; di Trento l’uno e istriano l’altro, entrambi divenuti Alpini per
contribuire a dare alla Patria quelle terre che, di popolazione, costumi e civiltà italiane, dell’Italia mancava
soltanto il Tricolore.
Cesare Battisti nacque a Trento il 4 novembre 1875 ove studiò al ginnasio-liceo italiano
iscrivendosi poi all’Università di Graz ma frequentando invece la facoltà di lettere dell’Istituto di studi superiori a
Firenze.
Laureatosi con una tesi sulla geografia fisica e l’antropogeografia del Trentino, Battisti si
dedicò attivamente al giornalismo fondando un periodico che fin dal primo numero (2 nov. 1895) venne confiscato e
sospeso; l’anno successivo fondò con pochi amici il settimanale «L’avvenire del lavoratore» del quale divenne direttore
nel 1899.
Nel 1898, in unione col geologo Trener, costituì la rivista «Tridentum» e due anni più tardi il quotidiano socialista
«Il popolo».
Nel 1903 Battisti fondò la rivista «Vita Trentina» di lettere ed arti con la quale divulgò una
documentazione appassionata dell’italianità della sua terra natale.
Eletto deputato al Parlamento austriaco nel 1911 e alla Dieta di Innsbruck nel 1914, Battisti si trasferì a Milano allo
scoppio delle ostilità con la Serbia, arruolandosi nell’esercito italiano il 16 maggio 1915 con gran parte degli
irredenti del battaglione volontari Negrotto.
Semplice alpino alla 50° compagnia dell’«Edolo» del 5° alpini, nel giugno 1915, Battisti sostenne i primi combattimenti
a Forcella Montozzo (tonale), alla conquista del Torrione ad est dell’Albiolo dove meritò la prima decorazione; fu poi
all’Adamello col reparto
sciatori conseguendo la promozione a sottotenente nel dicembre 1915 per il suo eroico comportamento al combattimento di
Maga Zures, nel fondo valle dominato dal solco Loppio-Mori.
Trasferito al battaglione «Val d’ Adige» del 6° Alpini, Cesare Battisti venne successivamente inviato al Comando
d’Armata dove compilò, in pochi mesi, due utilissime monografie sui monti della Valsugana e sull’altipiano di Lavarone e
Luserna; il terzo studio, sulle regioni dello Stelvio e del Tonale, rimase incompiuto per l’improvvisa offensiva
sferrata dagli austriaci il 15 maggio 1916 per cui Battisti passò ai comando della 2° compagnia di marcia del 6° Alpini
a Malga Campobrun (gruppo della Carega o di Posta) sulla sinistra del Leno di Vallarsa, quasi di fronte al Pasubio.
Fabio Filzi, nato a Pisino d’istria nel 1884 da padre istriano e madre trentina, si laureò in legge
a Graz partecipando attivamente alle agitazioni studentesche che peroravano la italianità delle terre irredente.
Compiuto il servizio militare nell’esercito austriaco con la qualifica di tenente, Filzi venne successivamente rimosso
dal grado per la sua incontenibile italianità; venne arruolato nuovamente a Innsbruck allo scoppio della guerra con la
Serbia, ma fuggì invece in Italia alla fine del 1914.
Filzi si arruolò nel 6° Reggimento Alpini con il nome di Mario Francesco Brusarrosco e combattè in Valiarsa col
Battaglione «Vicenza ».
Battisti e Filzi si ritrovarono alla stessa compagnia nella linea difensiva Marcana-Forcolle-Val del Gatto al Lener, col
compito durissimo di conquistare Monte Corno.
Gli austriaci risposero con una poderosa controffensiva che li portò, fra il 9 e il 10 luglio, al dominio della
situazione.
Tra i pochi alpini superstiti: Cesare Battisti e Fabio Filzi che insieme salirono il patibolo due giorni più tardi,
nella fossa del Castello del Buon Consiglio a Trento, con l’estremo comune grido di evviva all’Italia.