PASQUALINO TOLMEZZO |
Agosto 1961 |
Ve lo diciamo subito noi, anche se questa è una storia di molti anni or sono, tanto che sembra una
favola, ed invece è una storia vera, e per di più alpina.
Bisogna risalire ai tempi della guerra libica, ed è per questo che subito abbiamo premesso trattarsi di una storia
alquanto vecchiotta, e precisamente al combattimento di Assaba, del 23 marzo 1913.
Era il giorno di Pasqua. Papà Cantore, come sempre, si trovava in testa alle sue truppe, ed il suo ordine di operazioni,
ridotto, come è noto, a due parole soltanto, anzi ad una sola, ripetuta ad intermittenza — il suo caratteristico «Avvanti,
avvanti» (il resto lo lasciamo nella penna) — risuonava grido di battaglia.
Cantore aveva con sé gli alpini del «Feltre», del « olmezzo», del «Vestone» e del «Susa», ed i Battaglioni marciarono
affiancati, con le lucide trombe pronte all’assalto. (A quell’epoca, si andava all’assalto a suon di tromba).
Il combattimento ebbe presto inizio: al rabbioso, improvviso crepitio di duemila fucili, gli arabi resistettero per
poco, e ben presto la loro ritirata si trasformò in fuga precipitosa, lasciando sul campo morti e feriti.
Fra i prigionieri lasciati, quel giorno, nelle nostre mani, quasi tutti feriti, fu trovata una negra morente, la quale
teneva sulla sua schiena una bisaccia che, oltre ad un carico di pacchetti di caricatori per fucili Mauser, conteneva un
marmocchietto negro, di pochi mesi di età.
La donna, colpita a morte, cessò di vivere dopo qualche ora, nonostante le premurose ed umanissime cure degli ufficiali
medici al seguito degli alpini; ma i conducenti del Battaglione «Tolmezzo», raccolsero il negretto, lo nutrirono per
qualche giorno (non si sa davvero come), finché poterono trovargli una balia.
Il Cappellano lo battezzò e, poiché il combattimento era avvenuto la domenica di Pasqua, gli fu dato il nome di
Pasqualino. In seguito fu regolarizzato il suo stato civile con il cognome di Tolmezzo, dal Battaglione che lo aveva
raccolto, e Pasqualino, dopo aver seguito, con le salmerie del Battaglione, la vittoriosa avanzata su Jefren e Nalut, ed
aver partecipato, in fasce, al resto della campagna degli alpini in Tripolitania ed in Cirenaica, fu portato in Italia
come figlio del Reggimento, ed affidato, dapprima ad una istituzione d’istruzione elementare diretta da Suore, e
successivamente ad altri Istituti, dove venne allevato, istruito e curato, fino a quando, conseguita la licenza
d’Istituto Tecnico, venne inviato all’Accademia Militare di Modena.
Uscì da questa, nel 1933, col grado di Sottotenente degli alpini, e mentre sognava di conservare a lungo la «penna
nera», a lui supremamente cara, perchè agli alpini tutto doveva, inesorabile morbo, pochi anni dopo, ne spegneva la
giovane vita.
Questa la vera storia di Pasqualino Tolmezzo, nostro fratello alpino, anche se di pelle nera.