MAGG. SANTE DORIGO |
Luglio 1961 |
La « leggenda» di Sante Dorigo, maggiore degli Alpini, nato a Soligo il 18 febbraio 1892, non si
estinguerà mai destinata com’è a costituire una delle gemme più preziose del valore militare, e in particolare, del
valore alpino. Egli rappresenta uno dei più cari ricordi dei nostri padri che, come lui, combatterono nella guerra
mondiale 1915-18 e che lo considerano, ancor oggi, il simbolo dell’eroico combattentismo trevigiano.
La sua storia comincia con la guerra libica quando egli vi partecipò volontariamente, come semplice alpino del 7°, agli
ordini di Cantore. In un solo giorno, la Pasqua del 1913, egli compì sette assalti alla baionetta; l’anno successivo
ritornò in Italia.
Lo scoppio della guerra mondiale lo raggiunse sul Monte Pavione e il giovane sergente Dorigo ebbe modo di confermare le
sue doti eccezionali di valoroso scarpone raggiungendo il grado di sottotenente per merito di guerra nel 1917.
Già decorato di Medaglia di Bronzo, gli venne poco dopo conferita la Medaglia d’Argento al V.M. con la seguente motivazione:
«Guidava con calma e sangue freddo il proprio reparto sotto le difese nemiche, senza destare
l’attenzione dell’avversario, e dopo aver superato tre linee di reticolato elettrizzato, irrompeva in una caverna da
dove il nemico aveva aperto il fuoco ingaggiando contro di esso, e con dieci uomini, aspra e sanguinosa lotta catturando
sei uomini di cui un ufficiale e uccidendo altrettanti nemici. - Sano, 19 gennaio 1918».
Il 23 maggio 1918, a Zugna Torta, Sante Dorigo comandava il 29° reparto d’assalto a difesa di quella importante
posizione; attaccato da preponderanti forze nemiche, il suo reparto combatté per tre giorni e tre notti incitato dal
grido del comandante «di qui non si passa».
I generosi arditi alpini continuavano intanto a cadere sotto l’incessante fuoco nemico fino a che anche il sten. Sante
Dorigo, colpito mortalmente, scomparve dalla lotta. Il suo eroico comportamento venne subito premiato con la concessione
della Medaglia d’ Oro al V. M. alla Memoria con questa luminosissima motivazione che rende superfluo ogni
ulteriore commento:
«Comandante la prima ondata, si slanciò con deciso impeto all’assalto di forti posizioni
superandole con i suoi uomini, sotto il tiro della mitraglia nemica. Gravemente ferito, rimase al suo posto, alla testa
dei pochi superstiti e strappati all’avversario degli spezzoni esplosivi, glieli lanciò contro infliggendogli gravi
perdite. Colpito una seconda volta ed avuta spezzata una gamba, volle rimanere ancora con i suoi soldati per animarli
alla lotta. Soccorso da uno di essi che cercava di trascinano al reparto e travolti entrambi dallo scoppio di una bomba
nemica, benché nuovamente ferito in più parti e morente, lanciò fino all’estremo parole di incitamento ai suoi uomini:
fulgido esempio di valore e di tenacia».
Ma Sante Dorigo, l’Ufficiale degli Alpini decorato alla memoria, non era morto. Lo trovarono
coperto dai morti ma che dava ancora dei debolissimi segni di vita; e il nemico, che ben riconobbe il valoroso
avversario, seppe dimostrargli tutta la sua ammirazione col curarlo il meglio possibile dalle innumerevoli ferite
subite.
Il 15 ottobre 1918 ebbe la promozione a tenente per merito di guerra raggiungendo successivamente, oltre che la
investitura a Cavaliere del R. I., il grado di maggiore degli Alpini.
Quel povero corpo straziato dalle mutilazioni cedette il 16 giugno 1942; ma Sante Dorigo, il nostro eroico alpino, ci
aveva lasciato un’eredità inestimabile. Non fatta di chiacchiere inutili e pericolose perchè lui non parlava nemmeno
delle sue imprese anche se gliene facevano richiesta, ma di silenzioso e generoso amor di Patria.
Egli ci ha lasciato un trattato pratico di vivere civile e militare, consacrato col sigillo
inconfondibile delle sue decorazioni, scritto col suo sangue generoso e deposto per l’eternità sull’Altare della Patria.
MARIO ALTARUI