ANGELO RONCALLI |
Giugno 1963 |
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Nell’ampio arco che va dal 25 novembre 1881 al 3 giugno 1963 nascita e morte di Papa Roncalli, c’e
una parentesi che non può non aver influito sulla formazione interiore e l’azione sacerdotale del futuro Pontefice.
E’ il periodo della naja che Egli stesso ricordò poco meno di due mesi prima della morte; il futuro
Papa aveva appena finito il liceo al Seminario di Bergamo quando si presentò volontario, oltre sessanta anni or sono,
per adempiere all’obbligo del servizio di leva, anticipandolo per poter poi seguire più compiutamente gli studi al
Seminario Romano.
Gli ufficiali della commissione di leva volevano fare un bersagliere della recluta Roncalli, ma
Egli divenne un semplice Fante come milioni di soldati italiani, e concluse il servizio con il grado di sergente.
Angelo Giuseppe Roncalli era già sacerdote da oltre un decennio quando, all’inizio della guerra
1915-18, Gli giunse la cartolina precetto dei richiamo; rimise le stellette al bavero dei ruvido grigioverde fornito dal
governo e, in qualità di veterano, si lasciò crescere due solenni baffi che avranno di certo creato timore alle giovani
imberbi reclute delle ultime leve.
Dopo un anno di scuola per allievi ufficiali, Don Roncalli ottenne la nomina a Cappellano militare.
Il cuore del trevigiano Papa Sarto era ceduto per colpa della guerra, e i Suoi Sacerdoti erano
partiti per il fronte a combattere a fianco di tanti altri Soldati e a consolarli quando pure il loro cuore cedeva
arroventato dalla battaglia.
Papa Giovanni XXIII li avrà senza dubbio ricordati per sempre i soldati italiani che vide morire in
nome dello stesso dovere che accomuna i santi e gli indifferenti, i forti e i deboli, i ricchi e i poveri.
Meno di dieci anni dopo, nel marzo 1925, il semplice Don Roncalli diventò vescovo iniziando il
lungo periodo delle trasferte diplomatiche fino alla nomina a Patriarca di Venezia nel 1953 alla quale seguì l’ascesa al
trono di S. Pietro nell’ottobre 1958.
Nessuno meglio di un Pontefice che fu Soldato può comprendere appieno la validità di una pace
duratura e giusta tra i popoli, e a questo programma Papa Giovanni XXIII ha informato la propria direttiva pontificale.
E’ arrivato giusto in tempo a lasciare al mondo l’enciclica «Pacem in terris» e a ricevere il
Premio Balzan per la pace; quest’alto riconoscimento comprendeva anche l’assegnazione al vincitore della cospicua somma
di centocinquanta milioni di lire e l’umilmente povero Papa Giovanni ha destinato l’importo alle vittime della guerra di
tutto il mondo dimostrando che, più buon Soldato di così, proprio non è possibile essere.