IL GEN. RICAGNO AI SUOI ALPINI |
Agosto 1964 |
Penne nere della «Julia»,
forzatamente assente, sono tra voi con l’animo, lo spirito e la fede che ci hanno unito e sorretto nel durissimo dramma
che abbiamo vissuto e sofferto, lontano dalla Patria, fino a quando abbiamo dovuto soccombere al peso schiacciante delle
forze avversarie.
Sono tra voi nel ricordo di quelle giornate di sfortunato valore, per elevare un pensiero memore, devoto e riconoscente
a quanti caddero sul campo dell’onore e seminarono di croci ideali il nostro calvario.
Sono tra voi per ricordare il valore delle generose genti Venete, del forte Friuli, delle aspre valli Piacentine, del
tenace Abruzzo, genti che in una ideale comunione di sentimenti e di eroismi hanno consegnato alla storia la fama
leggendaria della «Julia ».
«Julia»! Un nome che ha pagato a caro prezzo l’aureola di gloria del quale è circonfuso. Un nome che ha visto vuoti
paurosi nelle file dei suoi reparti, che ha visto risurrezioni prodigiose e poi ancora vuoti e poi ancora risurrezioni
per scrivere pagine indimenticabili che meritarono alla «Julia» il titolo di «Divisione Miracolo».
Pindo, Metzovo, Tepeleni, Colico, Vojussa, Scindeli, Mezgorant, Beschisti sono le tappe gloriose del cammino della
«Julia» in Albania e Grecia agli ordini del mai dimenticato Generale Girotti dal quale ho ricevuto una Divisione
assottigliata nei ranghi, ma ingigantita nel patrimonio morale dell’eroismo e del valore.
Allorquando, poi, i resti gloriosi tornarono in Patria, l’insidia nemica sul mare, strappa al «Galilea», eroici
superstiti che salgono al Cielo degli Eroi di Cantore dalle acque dell’«Amarissimo».
8° Alpini, 9° Alpini, 3° Artiglieria da Montagna: 3 Medaglie d’Oro al Valor Militare alle quali si aggiunge la Medaglia
d’Argento del Battaglione Genio.
Gli sparuti gruppi di superstiti ricompongono i ranghi, risorge la «Julia», mentre si profilano all’orizzonte altre
durissime prove.
Con la «Tridentina» e la «Cuneense», la «Julia» raggiunge il fronte russo, è posta a difesa sul Don ed è chiamata poi a
tamponare una pericolosa falla nel settore Kalitwa, Ivanowka, Deresovka.
In una gara di disperati ardimenti, di attacchi e contrattacchi, condotti molte volte dallo slancio di singole squadre,
il nemico ed il freddo intensissimo, suo alleato, riaprono nei ranghi della «Julia» quei vuoti faticosamente colmati.
Chi non ricorda gli spaventosi giorni di Selenj Jar - Golubaia Krinitza - quote 205-153-191-174?
Poi, la terribile sacca: l’estenuante ripiegamento. Dieci giorni di lotte durissime e una lunga teoria di «penne mozze»
falciate dal fuoco, dal gelo, dalle fatiche sovrumane.
Mentre all’eroica «Tridentina», che costituisce la colonna nord del movimento con il Comando del Corpo d’Armata Alpino e
le unità germaniche: Comando XXIV C.A. corazzato, resti delle 285, 287 divisioni granatieri e 24 divisione corazzata,
perviene l’ordine del nostro Comando Armata — trasmesso con radio tedesca, perchè quella del C.A. Alpino è andata
distrutta — di puntare, non più su Valujki, ma a nord, su Novo Oskl, il rio destino vuole che la «Julia» con la
«Cuneense» e la «Vicenza» non siano raggiunte da quell’ordine che muta completamente la direzione di marcia e, ignare
del destino che le attende proseguono su Valujki, già occupata fin dal giorno 19 del mese!
La «Julia» non è più se non una massa di prigionieri nella quale le epidemie e le sofferenze aprono altri terribili
vuoti.
Oltre diecimila «penne mozze» rimangono in terra di Russia a testimoniare quanto ammette lo stesso nemico, che il Corpo
d’Armata Alpino Italiano è l’unica Unità non sconfitta in Russia.
Altre tre Medaglie d’Oro al Valor Militare e una Medaglia d’Argento brillano sulle Bandiere dei Reggimenti e sul
Gagliardetto del Battaglione Genio, ad onore e gloria dei Caduti di tutti i Reparti della Divisione.
Il nostro reverente ed affettuoso saluto vada, in questo momento, a tutte le famiglie dei non tornati.
Per noi, la memoria di questi nostri Assenti è sacro e geloso retaggio.
Siano perciò Essi la fiaccola che ci illumina nel nostro cammino, la nostra vita di oggi, di domani, di sempre e sia
essa tale da dimostrare coi fatti, con le azioni, con i sentimenti, che siamo degni di Loro e che il Loro sacrificio non
è stato e non sarà invano.
Gen. Umberto Ricagno