IL PIAVE MORMORO' |
Agosto 1964 |
Ero assente dalla mia città quando programmarono il PIAVE MORMORO’ e non volli perdere la proiezione allorché il film
apparve sugli schermi di una sala cinematografica di provincia.
Gli spettatori erano pochi sebbene la direzione del cinema avesse divulgato numerosi volantini che annunciavano
l’eccezionale film documentario, segnalando contemporaneamente che nella sala dei trattenimenti adiacente a quella
cinematografica si sarebbe svolta la seconda eliminatoria per l’elezione della locale «miss».
Prima di dirigermi al cinema andai dal tabaccaio per acquistare il rituale pacchetto di sigarette e trovai molti
militari uno dei quali canticchiava con visibile trasporto «Non ho l’età per amarti a; militari a vedere «Il Piave
mormorò» non ne vidi ad eccezione di un appuntato dei carabinieri e di alcuni sottufficiali del locale importante
Presidio.
Ciò non mi impressionò comunque perché ritengo che tutti comandi militari si saranno preoccupati di ottenere proiezioni
particolari del film per i propri soldati, Ritengo infatti doveroso che tutti gli educatori (e tra questi comprendo
anche i comandanti di truppa si siano interessati per far visionare il film ai giovani tra i quali svolgono la loro
opera.
E’ questo un film che tutti i soldati devono vedere, che tutti i ragazzi e giovanotti tra i dieci e vent’anni devono
conoscere. Lasciate pure che i marmocchi escano con un groppo in gola comprendendo che la guerra non è il gioco che
fanno con gli amici per passare le vacanze estive (giochi che è opportuno controllare nell’ampiezza mentale dei ragazzi
ma che non sono da vietare come predicano molti educatori fasulli); lasciate che gli studentelli che trovano pesante il
corso di liceo constatino come giovani della stesa età son stati chiamati a morire; lasciate che i nostri soldati vedano
quanto son costate ad altri quelle stellette, che capiscano la responsabilità di essere soldati d’Italia e che
apprezzino il breve anno di tranquilla naja che vien loro chiesto.
Il film è da suggerire anche a tanti educatori e padri di famiglia perché ricordino tante cose sulle
quali non arrischiano più a basare i propri insegnamenti ormai allineati alla legge dell’anticonformismo (lo chiamano) e
che altro non è che trasgressione dei propri compiti verso la gioventù.
Si tratta quindi di un film educativo per tutti e che non si attende certo di far nascere negli spiriti effervescenze
gladiatorie (come molti films — magari aventi proprio come soggetto la guerra — che danneggiano la fantasia dei giovani)
ma di far trarre invece profonde considerazioni agli effetti della formazione patriottica e civica.
I combattimenti presentati non sono fasulli per opera delle solite «comparse», ma veri e compiuti
da eroici «scomparsi» e sono proprio questi muti attori che parlano allo spettatore più che la voce di commento che
elenca le loro opere e i loro sacrifici.
Come tutte le opere buone, il film non poteva sottrarsi a critiche banali e più o meno avvelenate, ma su ciò non
discorriamo tanto è evidente la malafede con la quale vennero sputate.
Esprimiamo invece la debita riconoscenza ad Angelo Rizzoli che ha prodotto il film, a Vico D’Incerti e a Guido Guerrasio
per averlo scritto e realizzato, e alle direzioni delle sale cinematografiche che si son preoccupate di inserirlo nei
propri programmi.
«Il Piave mormorò» è un film che fa finalmente onore alla cinematografia italiana e rappresenta una nuova vittoria su
tanti malnati che cercano di offuscare un eroismo troppo contrastante con
la loro viltà
m.a.