CARTOLINE in franchigia


Agosto 1964

ARTISTA BATTE FISCO: 20 a 1

Rileggendo l’articolo che il vostro presidente comm. Curto ha scritto nel numero di dicembre scorso col quale venivano esattamente previste le difficoltà economiche attuali, con suo appello alla coscienza nazionale dei singoli per far fronte alla crisi (e sulla stessa coscienza ha fatto leva il Governo nella passata primavera) non le pare che le ultime dichiarazioni dei redditi da parte di tanta gente del cinema (e l’han pubblicate i giornali) sia un insulto allo Stato e agli stessi altri onesti cittadini? Segnalo anche che molti di quegli attori sono insigniti di onorificenze al merito della Repubblica.
G. B. - Treviso

Pur facendo riferimento alle considerazioni di ordine economico contenute nel citato articolo del presidente sezionale, la corrispondenza del nostro lettore viene a spostare il binario particolare del nostro giornale il quale ha ben poco da fare con le norme fiscali gli organi tecnici che devono provvedere al loro rispetto.
Non possiamo inoltrarci su quanto il lettore chiede col seguito della sua lettera, ma non troviamo difficoltà ad affiancarci alle amare considerazioni su tanti attori, canzonettisti che si fregiano di cavalierati e commende (anche Domenico Modugno è commendatore) e fregano sfacciatamente la Repubblica Italiana forse ritenendo di aver tanto meritato dalla Nazione da concedersi notevolissime autoriduzionj nei confronti dell’Erario.
Viene comunque da credere (e sperare) che molti di questi cavalieri e commendatori non siano stati insigniti per meriti artistici ma per altre benemerenze che potrebbero aver acquisito.
Senza riferimenti particolari e considerata la produzione «artistica» italiana nel suo complesso, ci sembra che molti artisti vengano a fregare, oltre che lo Stato, anche gli stessi cittadini invogliandoli a spendere miliardi per seguire opere di nessun pregio artistico e quindi di nessun vantaggio intellettuale, contribuendo invece (con canzonette idiote, pellicole immorali e prive d’idealità, libri letterariamente e sostanzialmente vuoti) all’instupidimento completo della gioventù e ad uno spreco di capitali che ha già troppo pesato nella stessa economia nazionale.