NOTIZIE VARIE |
Dicembre 1964 |
Ad ANTONIO SEGNI — che per ragioni di salute lascia il più elevato e responsabile grado della Magistratura dello Stato e il
Comando supremo delle Forze Armate — gli Alpini della Sezione di Conegliano esprimono la propria riconoscenza per la Sua
dedizione esemplare ed incorruttibile per il bene della Patria, ed augurano — con l’auspicato ristabilimento delle Sue
preziose energie — che Egli possa ancora per lunghi anni constatare e godere del progresso morale e materiale delle
Nazione
Al 3° Artiglieria Montagna
Il Colonnello Giuseppe Tecilla ha recentemente lasciato il comando del 3° Reggimento di Artiglieria da Montagna nel
quale è subentrato il Col. Luciano Plasso.
Al gentilissimo e bravo Col. Tecilla che abbiamo con gioia avuto con noi in tutte le maggiori manifestazioni sezionali,
rivolgiamo il migliore augurio per il nuovo importante incarico che l’ha chiamato a Roma; al nuovo Comandante Col.
Plasso rinnoviamo il benvenuto (perchè il primo incontro con noi è già avvenuto con la cena sezionale) e l’augurale
espressione della nostra incondizionata fiducia.
FIOCCO VERDE
E’ uscito in elegante veste tipografica il primo numero del periodico bimestrale O U ROUMP O U MOEUR della Sezione
consorella di Verbano.
Il giornale prende nome dal motto del battaglione «Intra» che ebbe il Verbano come zona di reclutamento e che nei suoi
trentatrè anni di attività ha scritto innumerevoli pagine gloriose; fondato a Verbano nel 1908-9 con tre compagnie
provenienti dai battaglioni «Aosta», «Pinerolo» e «Fenestrelle», il Btg. « ntra» ha dato il primo caduto della guerra
«15-18» (l’alpino Giovanni Binda caduto alle ore 4 dei 24 maggio sul monte Hevnik) ed ha partecipato a tutti i conflitti
fino al settembre 1943 quando l’armistizio lo colse nei Balcani.
Al nuovo giornale e al suo Direttore Arch. Ugo Meloni, porgiamo i migliori auguri di buona attività.
I bambolotti alpini
Al ritorno dalle maggiori nostre adunate accade di vedere non pochi alpini che reggono — come appesi ad un cappio da
forca — un bambolotto di plastica vestito da alpino e che è destinato ai figli o nipoti che attendono un
regalino-ricordo dal padrone di casa che torna dalla pacifica avventura nazionale o regionale dell’A.N.A.
I venditori sfoggiano — tanto per cambiare — un cappello alpino in testa e un cordiale sorriso quando scambiano i pezzi
della loro merce col biglietto da mille che gli acquirenti alpini prelevano con un po’ di fatica dal logoro portafoglio.
Gli ambulanti avran la loro regolare licenza in tasca, nessuno vieta agli alpini di comperare i bambolotti e nessuno
m’impedisce di dire che non mi piacciono né i bambolotti né chi li compera.
Il mio giudizio (che potrà essere magari eccessivamente duro) deriva dalla domanda che mi faccio sull’uso e l’utilità di
questo bambolotto che per me non costituisce né un bell’oggetto decorativo né un giocattolo.
L’oggetto in questione non è infatti né un bambolotto per le bambine né rappresenta un alpino da esposizione.
Di tutti i bambolotti acquistati da padri e nonni durante questi ultimi anni non ne ha mai visto uno in braccio ad una
bambina perché un piccino vestito da uomo non sollecita la fantasia delle bambine le quali preferiscono piuttosto nudi i
loro bambolotti e magari se li stringono al petto con innocente pretesa di allattarli; è quindi più verosimile l’inversa
scena perché alpini con in braccio bambolotte in carne (specie «in carne») ed ossa è un accadimento più naturale e
possibile.
Anche come soprammobile o elemento decorativo il bambolotto non mi convince: sembra un nanerottolo vestito da gigante e,
pur riscuotendo i nani la mia simpatia, non li trovo adatti alla nostra naja.
Visto il successo iniziale, hanno recentemente «sposato» il nanerottolo vestito da alpino con una bambola pur essa col
cappello regolamentare che non è bello nemmeno in testa a quei bei pezzi di figliole che hanno solitamente a che fare
con gli alpini.
La bambola alpina non può certo incontrare l’attenzione dei maschietti i quali preferiscono i soldatini di piombo; e non
ditemi che sono un brontolone incorreggibile se vi dico che gli alpinetti di piombo non mi piacciono: Alpini di piombo
sono quelli riempiti di pallottole in tante guerre e che vorremmo che pesassero (assieme naturalmente a tutti gli altri
Caduti) ancor più del piombo nella bilancia etica della Nazione.
m.a.
A Lecco Convegno dei Canti Apini
Per la difesa dei tradizionale canto alpino, snaturalizzato da interpretazioni ed esecuzioni che si allontanano sempre
più dall’originaria forma e sostanza — sia per il testo che per la musica — ha indotto la Sezione di Lecco dell’A.N.A. a
promuovere un apposito Convegno di persone qualificate ed interessate al problema, che studino l’argomento e riescano a
fissare i punti fondamentali del canto alpino in conformità ad una genuina e tradizionale esecuzione.
Il convegno avrà probabilmente luogo in giugno a Lecco, in occasione del concorso nazionale «Canzoni della Montagna» che
si effettua già da una decina d’anni a cura della locale Azienda di Soggiorno e Turismo.
I Gruppi interessati sono pregati dì rivolgersi alla Segreteria per predisporre il questionario di partecipazione e per
inoltrare alla direzione del Convegno eventuali suggerimenti e proposte.
Il premio di Solighetto
La segreteria del Gruppo di Solighetto ci informa che il biglietto vincente il premio sorteggiato tra i partecipanti
all’adunata del 4 ottobre scorso è contrassegnato dalla serie A n. 73.
Il possessore del biglietto vincente è invitato a ritirare il premio presso il Capogruppo di Solighetto Cav. Giovanni
Pansolin entro e non oltre il 31 dicembre 1964.
* Ai primi di novembre ha avuto luogo una commovente cerimonia al Cimitero francese di Pederobba, presenti il Delegato
del Consolato di Francia, il vice Sindaco di Pederobba, rappresentanze di associazioni combattentistiche e d’arma e di
un picchetto armato della Divisione «Folgore» di stanza a Treviso. Il col. Alfredo Romano comandante del Cus «Folgore»
ha commemorato l’avvenimento ricordando i soldati italiani caduti nelle Argonne e a Bligny; fasci di fiori sono stati
deposti al monumento, mentre i reparti rendevano gli onori militari.
* La sezione di Quinto dell’Associazione Artiglieri d’Italia ha benedetto il proprio labaro l’8 novembre, con una
cerimonia alla quale hanno partecipato numerose autorità e rappresentanze di associazioni tra cui il gruppo alpino
locale. Hanno parlato il Sindaco M.o Ettore Biral e il Presidente provinciale degli artiglieri in congedo Cap. Attilio
Innocente.
* Anche a Cimadolmo la sezione degli Artiglieri ha inaugurato il proprio labaro nel corso di una cerimonia svoltasi il
15 novembre alla quale è intervenuto il Sindaco Efrem Dal Bò, il capitano Renzi del Comando di Presidio di Oderzo e il
Presidente provinciale dell’Anai cav. cap. Attilio Innocente il quale ha pronunciato il discorso commemorativo dopo la
deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti.
* La Signora Ida Marenghi-Marenco Grillo, vedova di guerra, è stata chiamata a partecipare al Concilio Ecumenico in
qualità di uditrice. La Signora Marenghi era sposata da tre mesi con il capitano Grillo quando questi venne richiamato
ed inviato in Africa ove venne catturato morendo poi in un campo di concentramento in India; dalle brevissime nozze
nacque una bambina alla quale la sfortunata signora ha dedicato ogni cura per allevarla come il papà avrebbe voluto.
La Signora che ha ora ricevuto così alto riconoscimento ha attivamente prestato la propria opera prima nell’assistenza
ai reduci
poi ad ogni altro genere di aiuto ai bisognosi.
* Domenica 6 dicembre è stato benedetto il labaro della sottosezione di S. Pietro di Feletto dell’Associazione
Artiglieri d’Italia la
quale ha così iniziato la propria attività sociale festeggiando nel contempo la Patrona S. Barbara; numerose erano le
rappresentanze intervenute tra le quali quelle dei nostri alpini della zona.
* Un cippo a ricordo dei Caduti del Mare è stato collocato, a cura del Gruppo vittoriese «C. Bernardis»
dell’Associazione Marinai d’Italia, a fianco della grande croce esistente sul Monte Altare; il cippo, sovrastato da un
ancorotto, stato benedetto domenica 6 dicembre con l’intervento di autorità,
di numerose rappresentanze e reca la dedica seguente: Perchè ancora a tu per tu con il cielo con il sole e con le stelle
viva il ricordo di tutti i Caduti del Mare - Vittorio Veneto, 6 dicembre 1964.
* Con l’intervento alla prima riunione del Presidente provinciale cav. m.o Attilio Innocente, è stata fondata il 29
novembre la sezione di Fontanelle dell’Ass. Artiglieri d’Italia alla quale hanno aderito già una cinquantina di soci; a
presidente di detta sezione — che
la 47° costituita in provincia di Treviso — è stato eletto il serg. magg. Antonio Morandin.
Fascino della Penna Nera
Promosso ufficiale sul campo per merito di guerra, medico ricolmo di specializzazioni, diplomatico, parAcadutista, conte
ed infine capitano degli alpini con tanto di divisa da usare nelle ricorrenze nazionali:
queste son tutte le balle inventate da Aldo Donati per truffare la gente e per sposare almeno una dozzina di donne; la
falsità di essere un ufficiale alpino sembra sia stata quella usata con maggiore frequenza dal Donati, specie per
accalappiare le donne, sembrandogli la penna nera un buon mezzo per impiegarla come freccia di Cupido nel suo sport del
matrimonio.
Non si sa ancora quante donne
egli abbia «sposato» in Italia e all’estero: dodici, tredici, forse quattordici e più, e ci è cascata anche una
giovane di Castelfranco Veneto; l’ultimo matrimonio, la cui cerimonia stava per svolgersi a Messina, è stato impedito
con l’irruzione dei carabinieri in chiesa proprio quando il rito era giunto al punto più importante.
Bisogna quindi concludere che il nostro cappello alpino fa veramente troppa gola ai disonesti: ai rapinatori di banche,
ai ladri di bestiame ed ora anche ai superpoligami; motivo di più per maggiormente amarlo noi e per portarlo con la
massima dignità.
AMERICANATE
A pagina 80 dei numero di settembre della rivista americana «Esquire» un articolo esprime il seguente giudizio sui
soldati italiani: they bave notoriously been the worst soldiers of this century, with the possible exception of the
Arabs; l’imprudentissima frase è così traducibile: essi (vale a dire i soldati italiani n.d.r.) sono stati notoriamente
i peggiori soldati di questo secolo, tranne forse gli Arabi.
Evidentemente l’articolista americano non ha conosciuto i soldati italiani in battaglia ma attraverso la visione di film
di produzione italiana i quali hanno quasi costantemente fanno apparire il soldato italiano come un combattente inetto,
idiota, vile e piagnucolone, cosa che contrasta naturalmente con l’altrettanta stupidità della più parte delle pellicole
americane dove con opposta ma uguale stomachevolezza viene innalzato il retorico osanna al combattente americano.
Poiché ritengo che proprio in certa letteratura e cinematografia di produzione italiana vada ricercata l’origine del
malevolo giudizio dell’ingenuo giornalista americano, mi astengo dal dare a quest’ultimo dell’imbecille a tutte lettere
maiuscole, meravigliandomi comunque che la direzione dell’Esquire abbia consentito d’imbrattare la propria serietà con
un articolo così contrastante con la verità storica.
Se molto semplicisticamente quello scrittorello americano ritiene che i soldati peggiori siano quelli che perdono una
guerra e i migliori quelli che la vincono, specie riferendosi a guerre in cui il valore degli uomini deve purtroppo
soccombere alla potenza dei mezzi, allora gli si può dire che gl’italiani — anche se non ancora uniti — avevano ovunque
fama d’eroi prima ancora che la razza americana esistesse. Con ciò non vogliamo ributtare l’offesa ai soldati americani
dicendo che sono forse migliori degli arabi (i quali poi hanno le loro buone pagine di storia da vantare) ed evitiamo
anche, proprio per rispetto a loro, di ricordare raffronti col soldato italiano sia quando fu loro alleato che quando lo
ebbe come avversario.
m.a.