POLITICA E PARTITI |
Dicembre 1964 |
Il fatto che l’ormai famoso Appello rivolto dal Capo dello Stato dai Presidenti delle Associazioni d’Arma abbia causato
qualche scontro (da parte alpina sostenuto cavallerescamente) con organi giornalistici anche di partito, ha riproposto
il requisito statuario dell’apoliticità della nostra Associazione.
Talune preoccupazioni, anche di alcuni soci dell’A.N.A., sono state e risolte da Vitaliano Peduzzi nell’ultimo numero
del giornale nazionale e a noi non resta che aggiungere qualche altra considerazione.
In Italia si usa a sproposito la parola « politica» confondendola con l’espressione «partito» che vi è compresa ma che
non la identifica. Ed è tanto radicata tale interpretazione che anche lo Statuto dell’A.N.A. dice che la nostra
Associazione è apolitica; l’impegno statu tario di non fare politica va interpretato nel senso di «non fare del
partitismo».
Politica deriva dal greco «polis» che significa città e più ampiamente Stato, e nella concezione più esatta significa la
scienza o arte di governare uno Stato; se poi si aggiunge - (e lo copio da un buon vocabolario che «l’uomo è un animale
politico» nato cioè alla vita sociale con ordinamenti e leggi civili, risulta evidente che è doveroso per tutti
contribuire affinché la politica — ovvero l’andamento dello Stato - sia la più efficace ed idonea.
Siamo quindi tutti uomini politici non essendo tali solo le «eccellenze» (titolo inesistente perchè revocato dopo
l’ultima guerra) o gli «onorevoli» (altro titolo inesistente essendo state revocato prima della guerra e non più
ripristinato).
Uomo di partito significa uomo «di parte» e i partiti si differenziano esclusivamente per una diversa politica economica
che vorrebbe applicare per raggiungere il fine comune di bene governare un Paese; è sottinteso che la politica abbia
riflessi sociali, formativi, religiosi, ecc. ma il fondamento è sempre lo stesso: come amministrare il bene comune per
il migliore risultato a favore della Patria.
Nessun partito può quindi avere come programma l’odio alla Patria ed è per questo che noi Alpini non avversiamo nessun
partito. Se poi un’organizzazione partitica - ammessa come unione di uomini aventi una uguale concezione amministrativa
dello Stato - odia nel contempo lo stesso Stato, allora esso si tramuterebbe in un’associazione a delinquere
perseguibile dalle leggi dettate dalla politica.
Amare la Patria è quindi un concetto squisitamente politico e significa fare in modo che il comune patrimonio economico
e spirituale venga conservato ed incrementato, e mentre i partiti partono da premesse prevalentemente economiche le
associazioni d’arma partono da principi prevalentemente spirituali.
La destinazione di questi sforzi è unica ma è opportuno (in Italia) che le diverse strade che conducono alla Patria non
s’incrocino ad evitare problemi di... precedenza. E’ nella sintesi finale che si deve avvertire la completezza di
sentimenti di tutto il popolo il quale, per l’opera delle organizzazioni strettamente patriottiche quali sono le nostre,
partitiche, religiose, culturali, sportive, artistiche, ecc., viene a sentirsi completo nei senso nazionale della
parola.
Sia quindi chiaro che noi non condanniamo i partiti ma vogliamo pure fermamente che le nostre associazioni vengano
rispettate.
Le associazioni d’arma non vietano ai propri iscritti di svolgere un’attività di partito, ma è opportuno che i maggiori
dirigenti delle associazioni d’arma non siano contemporaneamente anche elevati dirigenti dell’uno o dell’altro partito,
a differenza di quanto può avvenire in altri Paesi aventi tradizioni democratiche più antiche e complete e nei quali
tali circostanze non apparirebbero incompatibili.
Le associazioni d’arma possono rinunciare a parte dei propri dirigenti affinché questi si dedichino attivamente, tra le
forze partitiche più sane, all’amministrazione della cosa pubblica: e siate pur certi che un alpino, un bersagliere, un
fante o un artigliere, un marinaio o un aviatore che abbiano vissuto ed operato in seno alla propria associazione
d’arma, porterebbe ulteriore serietà, onestà, buon senso e fraternità nelle amministrazioni civiche e nei governi.
M. ALTARUI