Ten Col D. Venier |
Aprile 1964 |
Il Cav. Dott. Mario Venier di Conegliano, Reduce di
Russia, ci ha recentemente scritto la seguente lettera che qui di seguito riproduciamo.
Ringraziamo il Dott. Venier per
il generoso contributo rimesso per il potenziamento del complesso musicale della nostra Sezione, e gli assicuriamo che
il ricordo dell’amato Ten. Col. Domenico Venier rimarrà sempre in noi come uno dei migliori Amici.
«Onorevole Presidenza, da sei mesi ormai il Ten. Col. degli Alpini Domenico Venier, combattente decorato al valore della
prima guerra mondiale, riposa lassù nella terra di Carnia che Gli diede i natali.
Volle Lo riportassimo per sempre tra i Suoi monti a cui tanti affetti Lo legavano, che strenuamente difese con ardimento
eroico, che tinse con il Suo sangue generoso.
Ebbe l’onore di appartenere al glorioso 7° Regg. Alpini la cui culla fu proprio la nostra Città.
Successivamente in guerra, capitano poco più che ventenne, comandò la 96 Compagnia (Battaglioni «Cadore» e «Antelao»),
protagonista di imprese di leggendario valore dal martoriato Monte Piana, calvario delle Penne Nere, alle Tofane
terribili, alle eccelse piramidi delle Tre di Lavaredo.
In questa ricorrenza per me estremamente triste, poiché con Lui non solo persi un congiunto carissimo ma anche un’anima
amica permeata di virile fermezza, di lealtà, di coerenza, di rara generosità, io Lo ricordo con animo accorato e con
orgoglio a quanti, appartenenti alla Sezione di Conegliano dell’Associazione Alpini, ebbero occasione di conoscerLo
nelle Adunate Nazionali, mai da Lui disertate.
Non sarà più ormai Egli ai vostri fraterni convegni, o amiche Penne Nere.
Ricordate? Fu tra Voi, per l’ultima volta, la prima domenica dello scorso settembre, celebrandosi la tradizionale festa
del «Suo» e «Vostro» bel Battaglione «Cadore».
Era vegeto, era saldo: tredici giorni dopo non c’era più.
Non si vedrà più, nel cortile della Caserma di Tai, la Sua alta e massiccia figura, la svettante penna bianca, il Suo
volto franco aperto e cordiale verso tutti.
Ma il Suo Spirito eletto aleggerà sempre ovunque si tramandi la tradizione gloriosa, ovunque si ricordi ed esalti il
Valore Alpino.
Cogliendo l’occasione di queste righe, mi sia permesso ricordarLo anche a S. E. il Generale di Corpo d’Armata Carlo
Rossi, allora Suo primo comandante di compagnia, a cui fu legato da un’amicizia temprata sotto il fuoco delle
mitragliatrici dei Kajserjager.
Lo ricordo ai Generali Stoppato di Udine e Corniani di Pegli, amicissimi Suoi, al maggiore Ansaldi, all’avv. Radaelli di
Venezia, all’avv. Chiarelli di Belluno che vollero essere presenti alle onoranze.
Lo ricordo inoltre, se mai ne fosse bisogno, ai «Suoi» fedelissimi superstiti della «magnifica Novantasei» he con Lui
condivisero i tormenti del gelo e del fuoco nei reiterati assalti a forcella Fontana Negra, al Masarè, a Punta
Giovannina al Sexten Stein; in particolare al Suo affezionatissimo attendente Giuseppe De Nardi di Vittorio V., Antonio
Bernardi di Solighetto, Giuseppe Liessi di Refrontolo, Baldassare Carbogno di Padola, Giovanni Gellera di Conegliano.
Nella ferma convinzione di interpretare il valore del Suo Spirito Alpino, che si libra lassù, oltre le pure, eccelse
vette, negli Spazi Immensi, è mio desiderio, per onorarne la Memoria, di contribuire tangibilmente al potenziamento
della Fanfara Alpina della Vostra attivissima Sezione.
Possano le sue note innalzarsi alte e solenni, sempre, nel nostri Cieli, ritornati, speriamo stabilmente, sgombri da
nubi foriere di mali, per ricordare l’olocausto e la gloria di tutte le Penne Mozze; ai superstiti ricordino i sacrifici
ma anche la gioia del DOVERE «sentito» ed interamente compiuto negli anni verdi.
Alle nuove generazioni le note indimenticabili delle «Cante e alpine» ricordino l’Amor di Patria (ahimè! da tanti oggi
misconosciuto) che le hanno ispirate ed il ferreo attaccamento al Dovere dei Padri, e ne traggano esempio.
Con ossequio.
f.to Mario Venier»