MONUMENTO di ARCADE |
Dicembre 1965 |
Domenica 14 novembre, malgrado l’inclemenza del tempo,
numerosi alpini si sono recati ad Arcade per quella che meritava di venire denominata «adunata provinciale» (e
precisamente 4° Adunata provinciale). Sarà forse una mia mania ma la circostanza certamente importante ed insolita di
inaugurare un monumento meritava di venire solennizzata con un raduno di più ampia... denominazione.
Sono d’accordo che non è l’etichetta quella che conta, ma non si può negare che anche questa valga talvolta a dare
maggiore solennità e, nel nostro caso, a richiamare accresciuta attenzione delle autorità e degli stessi alpini.
Secondo il mio parere (pronto a sentire obiezioni) le adunate alpine dovrebbero avere la seguente classificazione:
Adunate Nazionali (col loro bravo numero progressivo) e qui tutto va bene;
Adunate Regionali (pure col numero progressivo) e anche qui le cose dalle nostre parti vanno bene perchè, di comune
intesa tra le sezioni delle tre Venezie e grazie al prezioso coordinamento dell’Avv. Cesare Benvenuti, abbiamo quel
ricorrente Raduno Alpino Triveneto (numerato! vero Cividale?) che è giunto alla sesta edizione con quello recentemente
svoltosi alle Tofane in memoria di Cantore;
Adunate Provinciali (ed anche qui un numerino non ci sta male);
Adunate Sezionali (senza numerazione progressiva) per manifestazioni di più contenuta importanza sezionale.
E’ comprensibile che l’inaugurazione del gagliardetto di un
Gruppo non debba costituire motivo per battezzare «adunata provinciale» la conseguente festosa riunione alpina che ne
deriva; ciò potrà però avvenire se l’inaugurazione del gagliardetto è accompagnata da altri avvenimenti di più vasta
portata. I motivi(secondo il mio parere personale che, ripeto, può venire non condiviso anche dalla mia stessa sezione)
per i quali la realizzazione di adunate provinciali alpine è giustificabile, sono pochi ma validi.
Anzitutto per far riconoscere almeno qualche volta, l’unità organizzativa della nostra provincia ove — e tutti lo sanno
— esistono quattro sezioni: la più forte con sede a Treviso, altra a Vittorio Veneto, altra ancora a Valdobbiadene, e la
nostra con sede a Conegliano; frazioni più o meno ampie di territorio provinciale sono «amichevolmente occupate» da
sezioni di provincie limitrofe, ma questo è un problema a parte. Anzi, quest’ultima constatazione rappresenta già un
motivo in più perchè se — poniamo caso — un gruppo (o capogruppo) della nostra provincia ha ritenuto di aderire ad una
sezione avente sede a Perdasdefogu o a Ficarazzi, si senta almeno qualche volta partecipe di una unitaria manifestazione
di carattere provinciale; e ciò perchè abbiamo tanti ricordi e valori alpini di «estensione» provinciale che meritano di
venire percepiti con criterio unitario.
Non credo che si possa imputare tale opportunità ad errato spirito «campanilistico»: una ricorrente manifestazione che
faccia sentire riuniti tutti gli «alpini trevigiani» mi sembra quanto mai giustificata anche perchè non costa né soldi
né fatiche. La fatica sarebbe forse maggiore per la sezione che si assume l’incarico di realizzare una adunata di
carattere provinciale, ma questa varrebbe a compensare e a maggiormente valorizzare la dedizione anche degli
organizzatori. Alle altre sezioni rimarrebbe solo da dare il consenso e una eventuale collaborazione che potrebbe non
andare oltre l’impegno di sollecitare i propri soci a partecipare numerosi all’adunata provinciale.
Lo stesso manifesto, firmato — oltre che dal presidente della
sezione organizzatrice — anche dagli altri tre presidente sezionali, apparirebbe come dimostrazione di una cordiale
intesa che piacerebbe senza dubbio anche alle autorità provinciali.
Tutto ciò — sia ben chiaro — non vuol significare che ci sia bisogno di maggiore «accaloramento» tra le sezioni della
provincia di Treviso; ogni sezione opera liberamente nella propria zona, tutti i gruppi si frequentano vicendevolmente
con le ricorrenti adunate sezionali, i dirigenti si ritrovano con cordialità e ricambiata simpatia. Ma perchè allora non
farla palesemente apparire anche fuori della nostra Associazione questa simpatia e questa stima che ogni sezione
riconosce per le altre?
In ogni caso le adunate provinciali dovrebbero essere poche: una all’anno, forse addirittura ogni due o tre anni;
comunque quando l’importanza della programmata manifestazione lo merita. L’adunata provinciale può benissimo non avere
scadenzamenti ma avvenire esclusivamente per constatata opportunità in relazione ai più importanti avvenimenti che —
decisi da ogni singola sezione — rivestano una particolare importanza anche per le altre sezioni.
Non si tratta di annacquare i meriti di una sezione o di un gruppo per una determinata realizzazione, ma — ripeto — di
valorizzare maggiormente l’iniziativa.
Ora basta perchè altrimenti non scrivo più la cronaca relativa alla bella adunata di Arcade e che meriterebbe di venire
diffusamente illustrata.
Ricevute dal Sindaco On. Ruggero Lombardi e dal Presidente del Comitato per il Monumento Sig. Ezio Bigolin, le autorità
sono giunte al Municipio; erano presenti: il Prefetto Dott. Blandaleone, il Questore Dott. Amato, i Generali alpini
Baldizzone e De La Feld, il Comandante del Distretto militare Col. Concini, il Comandante dei Gruppo Carabinieri di
Treviso Magg. Lombardi, il Sindaco di Giavera M.o Marsi, il Comandante del Presidio militare, il vecio e simpatico Carlo
Corazzin penna bianca delle «panze longhe», numerosi dirigenti delle sezioni alpine tra i quali il presidente della
Sezione di Treviso Cav. Rag. Bruno Manfren, il consigliere Dott. Alberto Messina in rappresentanza della presidenza
della nostra sezione, e varie altre autorità.
Con in testa il vessillo sezionale scortato dal Dott. Messina e dal decorato Cav. Giovanni Pansolin, hanno partecipato i
gagliardetti dei nostri Gruppi di Barbisano, S. Lucia di Piave, Ogliano, Falzè di Piave, Colfosco di Susegana,
Solighetto, Pieve di Soligo, Mareno di Piave, Orsago e Susegana.
Tra le molte rappresentanze intervenute vanno particolarmente ricordate quella della sezione di Bolzano (con i Gruppi
Rione «Don Bosco», Orbisarco e Siani), di Verona, Venezia, Trento, Rovereto e Vicenza.
La sfilata dei numerosi convenuti ha condotto al monumento che si presentava occultato da un ampio tricolore, mentre la
fanfara del 7° Alpini — diretta con la consueta bravura dal M.° Mar. Del Fabbro — eseguiva marce alpine e la Leggenda
del Piave; tolto il tricolore, il monumento — benedetto dall’Arciprete Mons. Guido Tognana — è apparso nella sua
significativa bellezza mentre echeggiavano raffiche di mitragliatrice e salve di cannone. Artistica opera in ferro dello
scultore Toni Benetton, il monumento — che si eleva per sette metri e mezzo — rappresenta un’aquila ad ali aperte che
poggia su uno slanciato picco pure in ferro; un cappello alpino è collocato su un masso alla base del monumento.
Mentre i reparti presentavano le armi, sono state deposte ai
Monumento corone d’alloro da parte del Gruppo «Don Bosco» di Bolzano, del Gruppo di Rovereto e del locale Gruppo di
Arcade.
L’inclemenza del tempo ha costretto i partecipanti a radunarsi nella chiesa arcipretale dove Mons. Paolo Chiavacci ha
celebrato la S. Messa e rivolto la sua appassionata parola ai presenti ricordando i gloriosi compagni caduti e il
significato di resurrezione affettiva che il nuovo monumento vuoi significare, concludendo con l’invito a «servire la
Patria» e non a servirsi di essa.
Dopo che bambini dell’asilo e delle scuole elementari ebbero svolti dei graditissimi saggi di recitazione e
magnificamente eseguito alcuni dei canti più cari agli alpini, ha preso la parola il Sindaco di Arcade On. Ruggero
Lombardi il quale ha rivolto ai convenuti il saluto dell’Amministrazione comunale e il proprio elogio agli alpini
arcadesi che con encomiabile dedizione hanno voluto dare al paese un monumento tanto significativo ed artisticamente
pregevole.
Il ten. Fiorenzo Roncolato ha ringraziato i partecipanti a nome del Gruppo di Arcade, dando pure lettura dei messaggi di
adesione ricevuti, tra i quali i telegrammi del Presidente della Repubblica On. Saragat, dei Ministro per la Difesa On.
Andreotti e del Sindaco di Treviso Comm. Marton. E’ seguito il Presidente della Sezione Cav. Bruno Manfren il quale ha
tra l’altro ricordato la sublime ed unanime adesione delle Penne Nere di Arcade al nucleo alpino dei donatori di sangue.
In Municipio era stato predisposto un ricco rinfresco con prevalenza di ottima «soppressa » locale: una bella fregatura
per me perchè il giorno prima avevo dovuto farmi fare un’iniezione antitetanica che obbliga a una rigorosa dieta. E dire
che l’iniezione precedente l’avevo fatta a cinque anni per un tuffo tra i reticolati, e che ero riuscito anche a fregare
la naja evitando tutte le «punturone» d’obbligo (forse consigliabili ma che non hanno impedito a mezzo battaglione di
prendere il tifo: io escluso per via di certe ciucciate di sgnapa che oltre ai microbi quasi ammazzavano anche me).
Data la presenza delle autorità non ho potuto «inscarsellare»
neanche una fetta di soppressa da mangiarmi dopo aver digerito l’iniezione antitetanica, ma mi son gustato le parole di
meritatissimo elogio che il Prefetto ha rivolto all’amico Ezio Bigolin (mio possente e vecchio caporalone che ebbe la
dannata sorte di avermi tra i piedi all’8°) il quale, come presidente del comitato promotore per il monumento, è stato
un po’ l’artefice della bella realizzazione ottenuta con l’encomiabile dedizione (manuale e finanziaria) degli alpini di
Arcade guidati da quell’ottimo capogruppo che è Danilo Boscarato (però mezza soppressa non me l’ha voluta vendere!).
Elogi tutti meritati e ai quali vogliamo subito aggiungere (anzi rinnovare) anche quelli della nostra sezione.
All’aperto intanto si svolgeva una simpatica gara attorno a banchi abbondantemente provvisti di polenta, folpi, pesce
fritto, testine de vedéo (per me peggio che andar di notte) e con dei boccaloni di vino nostrano che sgelavano
allegramente le recie agli alpini.
Dopo il pranzo (anche questo signorile e generoso; ma guai a me per la faraona con la salsetta) sono iniziate le gare di
tiro alla fune tra le rappresentative di numerosi gruppi alpini.
Ben saziate di polenta e folpi, le squadre di alpini tiravano maledettamente mentre le urla d’incoraggiamento partivano
potenti e stimolatrici dai paesani d’ogni squadra.
Non essendo in gara il mio Gruppo, non sapevo per chi tenere e quindi stavo zitto; ma la mia scelta preferenziale la
facevo ad ogni turno. Speravo cioè che vincesse la squadra i cui alpini avevano il cappello più in regola.
C’erano dei bocia monumentali con dei cappellucci alpini
infiocchettati e tempestati di stellette, di scarponcini, di stelle alpine incollate lungo la penna. Io sostenevo in
cuore la squadra avversaria e questa puntualmente — anche se a fatica — sopraffaceva la compagine dei «nidi di tordo».
In altre parole vincevano quelli che erano più alpini, poiché — siamo sinceri — un alpino con quel cappello cda culo può
andar a tirare le gambe alle tose, non la fune che all’altro capo è in mano ad alpini «regolamentari».
Hanno vinto gli alpini di Arcade (anche se al mattino s’erano fatti pompare un po’ di sangue all’autoemoteca
dell’A.V.I.S.) e l’hanno meritato: una bella coppa con rinnovato ripieno di vino li ha premiati.
Una manifestazione così completa e bene riuscita non meritava di venire denominata «4° Adunata alpina provinciale»? Ma
va in malora!
M. A.