RADUNI TRIVENETI |
TOFANE 1965 |
Ottobre 1965 |
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Domenica 12 settembre si è svolto alle Tofane il 6° Raduno Alpino Triveneto promosso dalle sezioni alpine delle tre
Venezie come pellegrinaggio in memoria del «Vecio» Cantore.
Ottima l’organizzazione predisposta, in collaborazione con i reparti in armi e gli Alpini di Cortina, dal Consigliere
nazionale Avv. Cav. Cesare Benvenuti e dal Presidente della Sezione di Treviso Cav. Rag. Bruno Manfren.
Non si può calcolare il numero degli Alpini intervenuti e suddivisi tra il Rifugio Dibona, il Rifugio Cantore, la
Forcella di Fontananegra e il Vallon di Tofana: certamente molti, malgrado le avverse condizioni meteorologiche e le
difficoltà naturali (che per gli Alpini non significano molto) presentate dal luogo un po’ insolito (anche se è il
migliore) in cui si svolgeva il raduno.
Le rappresentanze
Difficile è pure un «censimento» delle rappresentanze e delle autorità intervenute.
Col gonfalone del Comune di Cortina d’ Ampezzo erano presenti le bandiere della sezione cortinese dell’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci e il gagliardetto del Club Alpino Italiano.
Era presente il Labaro nazionale attorniato dai vessilli delle Sezioni di Belluno, Bolzano, Conegliano, Padova,
Pordenone, Trento, Treviso, Venezia, Vittorio Veneto, alcuni nostri gagliardetti e quelli del Gruppo «Val Zoldana» della
Sezione di Belluno, del Gruppo «Don Bosco » dell’attivissima Sezione di Bolzano, di Revine Lago (Sezione di Vittorio
Veneto); esemplare la presenza numerosa dei soci della Sezione di Treviso della quale erano presenti i gagliardetti dei
Gruppi di Arcade, Cornuda, Crocetta del Montello, Monastier, Montebelluna, Signoressa e di Nervesa della Battaglia.
Il Vice Presidente nazionale Rag. Bertagnolli rappresentava
il Presidente Dott. Ugo Merlini, e sono pure intervenuti i Consiglieri nazionali Comm. Barello, Cav. Uff. Mussoi, Avv.
Benvenuti; notati pure il Generale Dal Fabbro di Padova, il combattente delle Tofane conte Dott. Ugo di Vallepiana
Presidente del Club alpino accademico italiano giunto anche in rappresentanza del Presidente generale del C.A.I. Sen.
Chabod, il vice Sindaco di Cortina d’ Ampezzo, numerosi Ufficiali alpini.
Il consigliere sezionale Giovanni Mason, in rappresentanza del nostro Presidente Comm. Guido Curto, è intervenuto col
consigliere Gaspare Baccinello e oltre quaranta soci; non è mancato il nostro socio Giovanni Casagrande (superstite dei
tiri cecchini sulle Tofane, e che per colmo d’ironia gli amici chiamano «il cecchino») salito fino al Vallon di Tofana
con le ancor salde gambe di cinquant’anni addietro.
Numerose le altre rappresentanze di combattenti, dell’Unione Ufficiali in congedo, dei soci del Club Alpino Italiano,
degli «Scoiattoli» cortinesi; molti anche i villeggianti «borghesi» arrivati fin lassù per vivere una giornata di
commozione e di sereno patriottismo.
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Al Rifugio «Cantore»
Come previsto dal programma, la duplice cerimonia si è svolta ai rifugio «Cantore» e «Dibona».
Sullo spiazzo antistante il «Cantore» il Cappellano del 7° Don Ermes Scarpari ha puntualmente iniziato la celebrazione
della S. Messa alle ore 11,30 mentre la fanfara del 2° Reggimento di Artiglieria da Montagna — appartenente alla Brigata
«Tridentina» — suonava «Stelutis Alpinis» e la «Leggenda del Piave» oltre all’immancabile nostro «33». Gli onori
militari venivano resi da un plotone di formazione del 7° Alpini facente parte del Corso alpinistico comandato dal Ten.
Col. Ceiner; altro reparto sparava intermittenti raffiche di mitraglia a salve mentre si alzavano al cielo lunghe e
visibili fumate tricolori.
Al termine del rito religioso, e
mentre suonava il «silenzio», il Consigliere nazionale Avv. Benvenuti ha deposto — a nome degli Alpini delle tre Venezie
— una corona d’alloro alla targa dedicata a Cantore ed esistente sulla roccia di fronte al Rifugio.
Il discorso commemorativo
Il Vice Presidente Nazionale Cav. Rag. Bertagnolli ha poi commemorato Antonio Cantore, ricordandone le imprese e la
morte gloriosa; ha pure ricordato tutte le altre Penne Mozze, cosi concludendo:
Tutti gli alpini che muoiono con il cappello in testa vanno in paradiso ed è lì che Cantore assunse il comando che
detiene ancora.
Attorno a Lui ci sono tutti i nostri Caduti e per noi questi Caduti fanno parte non solo del nostro patrimonio morale,
ma veramente di noi stessi, della nostra struttura di uomini e di cittadini. Che i nostri Caduti siano sepolti nei vari
cimiteri od ossari o che siano sotto spesse coltri di ghiaccio o sperduti nelle steppe o sui vari terreni lontani dalla
nostra Patria, le loro anime di valorose Penne Nere continuano a ricevere ed irradiare luce di gloria.
E’ di questa luce che la nostra Patria ha bisogno, specie in questi momenti, perchè è solo da essa che noi cittadini
possiamo prendere la forza per compiere il nostro dovere, nel quale l’uomo trova la sua dignità nella coscienza della
Patria. E noi Alpini a questa Patria siamo fedeli ed intendiamo essere fedeli, non solo, ma vogliamo che i nostri figli
crescano in questa dedizione per essere e diventare sempre migliori.
Ed è vicino a questo paradiso di Cantore, nel quale ci sono i migliori di tutti noi, che noi alpini rivolgiamo una
preghiera: Fate, o Signore, che il sacrificio di tante vite umane rimanga ad esempio, anche delle generazioni future, di
un infinito amore per la nostra bella Italia e di un intenso attaccamento al dovere di ogni cittadino. Fate che questo
patrimonio sacro, che gelosamente custodiamo in noi, non finisca con noi, ma serva a creare nuovi uomini con gli stessi
sentimenti e con le stesse dedizioni.
Al «Dibona»
Cerimonia riflessa al Rifugio «Dibona», dove Padre Carlo Marangoni ha celebrato la S. Messa per quanti non poterono
salire al «Cantore».
Al Dibona confluirono poi anche tutti coloro che avevano presenziato alla cerimonia principale e quelli che
successivamente, malgrado il tempo avverso, si erano spinti fino alla Forcella di Fontananegra e al Vallone. La banda
musicale del 2° Montagna ha qui suonato instancabilmente i molti inni cari agli alpini.
Sarebbe troppo lungo intrattenere il lettore sui molti
episodi che meriterebbero di venire riportati; accenneremo ad un solo incontro che sembra fantasioso tanto è gentile e
significativo, e che s’inserisce con vivezza ed efficacia in questo 6° Raduno alpino.
Le paste (e i fiori) di Isa
E’ necessario premettere che cinquant’anni fa, in Cortina appena liberata, c’era — come c’è tuttora — I’ Hotel
«Concordia» dei Signori Apollonio; le figlie del titolare dell’albergo — tra le quali la giovanissima signorina Isa —
mandavano, tiri austriaci permettendo, le paste da loro confezionate ai nostri alpini che presidiavano le Tofane. E’ ben
comprensibile come le sfogliatelle e gli strudel mangiati sulle Tofane abbiano lasciato un preciso ricordo in quegli
Alpini anche se conoscevano solo di nome la gentile pasticciera Isa.
In questo 12 settembre c’era alle Tofane un Alpino che aveva mangiato quelle indimenticabili paste, certamente le più
gradite tra quelle che aveva gustate in precedenza e di quelle che avrebbe poi mangiato nei successivi cinquanta anni: è
l’alpino Segrè, che come irredento triestino ancor più apprezzava quei dolci inviati dall’irredenta ed italianissima
famiglia Apollonio.
Lo scrutare meticoloso di Segrè, il modo tutto particolare ed inconfondibile che ha un combattente di osservare monti e
dirupi tra i quali ha lottato, attirò l’attenzione di un’anziana signorina — nettamente montanina — che non riuscì a
trattenersi dal dirgli:
— Elo uno de queli dele paste, lù?
Alla sorpresa di Segrè la donna aggiunse:
— Le paste da Cortina par gli Alpin de le Tofane
Alla vecchia Penna Nera si spalancarono gli occhi, e anche la bocca perchè esclamò:
— Ma ela, la xe la signorina Isa!?
Era infatti Isa Apollonio, la giovane cortinese che gli Alpini delle Tofane non avevano mai conosciuta ma dalla quale
ricevevano le paste fresche e saporose per una breve parentesi di serenità che ancor più ricordava le loro famiglie
lontane.
Isa non volle mancare al raduno-pellegrinaggio anche per
altro motivo: Cantore era stato seppellito nel cimitero di Cortina, proprio accanto alla tomba della Famiglia Apollonio
e la giovane Isa era stata pregata di «curare» un po’ l’ordine della sepoltura del Generale.
Non mancò mai un fiore di Isa sulla tomba di Cantore, nemmeno quando gli austriaci tornarono e sebbene ella avesse ben
poco tempo; doveva provvedere alla conduzione dell’albergo, assieme alle altre poche donne della famiglia (gli uomini
erano tutti in guerra) e a badare anche al nipotino che proprio allora moveva i primi passi già in mezzo alla naja e che
come ninna-nanna sentiva il cannone tuonare: un nipotino di nome Bruno Manfren, divenuto tenente degli «sconci» in
Grecia ed ora Presidente della consorella sezione trevigiana.
Come l’Alpino Segrè cinquanta anni fa, noi non conosciamo la Signorina Apollonio, ma vorremmo incontrarla per dirle che
il profumo delle sue paste è giunto fino a noi, come quei fiori sulla tomba di Cantore hanno consolato e consolano anche
tutti gli Alpini d’Italia.