ORA OBIETTIAMO ANCHE NOI |
Agosto 1966 |
Questa volta siamo noi ad obiettare in merito al servizio militare obbligatorio; al servizio imposto però dal governo
australiano e da quello degli Stati Uniti nei confronti dei lavoratori stranieri emigrati.
L’estensione dell’obbligo di leva in Australia è rivolto ai cittadini stranieri che risiedono, o risiederanno
stabilmente in quel continente; sono già molti i giovani emigrati italiani che si sono rivolti ai nostri consolati
generali esprimendo il desiderio di rimpatriare.
Negli Stati Uniti verranno iscritti alle liste di leva delle forze armate tutti gli stranieri di sesso maschile, siano
emigranti o non emigranti, nati dopo il 15 settembre 1925; e devono farlo entro sei mesi dall’ingresso negli USA. Coloro
ai quali è stata concessa la residenza permanente sono immediatamente reclutabili per le forze armate; gli stranieri che
risiedono temporaneamente saranno reclutati quando avranno trascorso un anno di permanenza in America anche se in tempi
frazionati.
Questi fatti - che da soli potrebbero insegnare molto agli obiettori nostrani - ci sconcertano profondamente in quanto
il servizio militare deve rappresentare il dovere più sublime che vincola il cittadino alla propria Patria, e non ad
altri Paesi; per quanto ampia possa essere la riconoscenza dovuta ad un Paese che valorizza il lavoro dei nostri
emigrati (però i soldi se li guadagnano) riteniamo che sia ingiusto pretendere l’assolvimento di un servizio che non può
assolutamente essere considerato un dovere.
La naja per la propria Patria è un nobile dovere; quella per gli altri paesi è solo un umiliante ricatto. Si potrà anche
combattere e morire per la libertà di una nazione amica - specie per i vincoli comunitari che possono esistere - ma
sempre indossando la divisa del proprio Paese.