GLI AUGURI DEL PRESIDENTE |
Dicembre 1967 |
Alpini carissimi,
mentre il 1967 sta per finire e l’inizio del nuovo anno è ormai prossimo, desidero farvi giungere
il mio saluto affettuoso ed augurale.
Il vecchio anno che se ne va è stato proficuo anche per la nostra Sezione e, pur riservandomi di
illustrare più ampiamente la nostra attività in occasione dell’ annuale assemblea dei Delegati, debbo sin d’ora
manifestare la soddisfazione mia e del Consiglio direttivo per le nuove mete conseguite, per l’accresciuta adesione alla
nostra Sezione, per l’attività continua ed encomiabile dei Gruppi e infine per la dimostrata volontà di voler sempre
meglio operare in futuro; quest’ultima constatazione rende facili e confortanti le previsioni per il nuovo anno, per un
nuovo felice risultato delle molteplici attività che ci attendono.
Con l’adunata nazionale di Treviso abbiamo commemorato il cinquantesimo anniversario della
leggendaria resistenza sul Piave; l’anno prossimo — a Roma — festeggeremo il cinquantenario della Vittoria. Due
avvenimenti che ricordano, nel periodo tra essi intercorso, le tristi giornate dell’occupazione nemica che Conegliano e
la nostra zona hanno amaramente conosciuto e mai dimenticato.
Cinquant’anni addietro abbiamo vissuto una disperata speranza; oggi operiamo in una fiduciosa
certezza dopo tante altre tragedie vissute.
Il 1968 dovrà quindi essere, principalmente, dedicato a Coloro che sacrificarono la vita per poterci
assicurare questa certezza.
A Voi Soci invio pertanto, con il mio saluto augurale, l’invito a vivere intensamente l’anno
associativo che sta per iniziare; ai miei collaboratori del Consiglio direttivo sezionale, ai Capigruppo e a quanti
fattivamente cooperano per la crescente affermazione della Sezione, desidero far pervenire il mio ringraziamento più
cordiale.
A tutti, infine, il mio migliore augurio: alle Autorità, al Presidente nazionale e al Consiglio
Direttivo nazionale della nostra Associazione, alle Sezioni consorelle all’estero e in Italia, alle Associazioni ed
organizzazioni combattentistiche, d’arma e patriottiche, alle Forze Armate e particolarmente ai giovani che — ammirevoli
come i loro nonni e padri — attentamente vigilano ai sacri confini della Patria.
G. CURTO