ALPINI A BRUNICO |
Agosto 1968 |
L’ampia cronaca apparsa su L’Alpino e la larga partecipazione di nostri soci alla cerimonia svoltasi a Brunico il 30
giugno, ci esimono dall’intrattenere i nostri lettori su dettagli già noti.
Vogliamo però aggiungere la nostra riconoscenza verso la Sezione «Alto Adige» e la nostra soddisfazione per la cerimonia
svoltasi nella più assoluta correttezza.
Il tormentato Alpino di Brunico è quindi risorto sul suo piedestallo, per la «gloria imperitura degli alpini» - indifeso
ma ugualmente indistruttibile nel suo significato - ed anche a riconoscimento del valore della parte opposta.
Pensiamo infatti che un monumento vale principalmente a testimoniare il valore degli eroi che rappresenta, ma viene pure
a riconoscere quello dell’opposto combattente; se gli Alpini si fossero trovati di fronte a dei vili che non avessero
strenuamente conteso il loro passo, non vi sarebbe vera gloria.
Le Penne nere d’Italia hanno invece sempre avuto di fronte avversari degni di loro e spesso più forti; e se per esse c’è
stata qualche battaglia amara non c’è mai stata, in concreto, una disonorevole sconfitta: non c’è stata nemmeno nella
steppa russa, poiché ognuno sa che anche il bollettino di guerra sovietico ha affermato che solo il Corpo d’armata
alpino è da ritenersi imbattuto.
Gli alpini non hanno mai avuto battaglie facili perchè non sono mai mancati dai fronti più duri; gli alpini non sono mai
stati posti davanti ad eserciti imbecilli o che non avessero forza e armi spesso più efficaci, per combattere; gli
alpini non hanno combattuto vilmente anche se l’avversario non fu sempre altrettanto leale.
Coloro che attentarono più volte all’integrità del monumento di Brunico - e lo fecero perchè quell’Alpino non poteva
sparare non sono riusciti a sentirsi partecipi di quella schiera di valorosi che seppero affrontare degnamente gli
Alpini sul campo di battaglia. Le deprecate azioni hanno avuto l’effimera vittoria di qualche nascosto brindisi a
boccali di birra; per noi è invece stata una palese vittoria dello spirito poiché in tutti gli onesti non può che
essersi accresciuta l’ammirazione per gli Alpini d’Italia.
La mutilata statua dell’ Alpino è scesa dal piedestallo per lasciare il posto al fratello in pietra del Carso - come per
una conseguita promozione. Nell’edizione di Fiamme Verdi di novembre-dicembre 1966 - uscita due giorni dopo l’attentato
- avevamo scritto che, qualora non fosse stato possibile ripristinare il monumento con i pezzi dilaniati dell’Alpino,
«la nostra Sezione, e la Città di Conegliano, si sentirebbero onorate di poter conservare i resti dell’opera mutilata
dando ad essa degna collocazione a perenne testimonianza dell’intramontabile gloria alpina»; l’Alpino - reso più
prezioso dalle lacerazioni sopportate - andrà invece alla caserma «Cesare Battisti» di Cuneo ove i giovani alpini del 2°
reggimento gli presenteranno le armi e lui presenterà le sue ferite: un muto colloquio sicuramente fecondo.
Abbiamo ritenuto di prendere la penna anche per ricordare l’unico avvenimento doloroso della giornata del 30 giugno: la
scomparsa del generale di Corpo d’armata Giuseppe Lorenzotti, avvenuta a Brunico dopo la conclusione della cerimonia.
Decorato di medaglia d’argento all’Ortigara, ultimo comandante del 7° in guerra, comandante dell’8 e poi della brigata
Tridentina, del IV Corpo d’armata in Alto Adige e della Regione militare Nord-Ovest a Torino; e poi nell’A.N.A.:
Presidente della bella Sezione di Brescia e direttore del giornale sezionale «Ocio a la penna». Alpino fino alla fine,
presente a Brunico per ammirare l’Alpino ancora ben forte sul suo piedestallo di pietra: ed è con gli occhi pieni di
questa immagine di resurrezione che Lorenzotti ha concluso la sua bella esistenza.
All’adunata di Brunico hanno presenziato molti nostri soci con il vessillo sezionale e numerosi gagliardetti.
Merita particolare segnalazione il Gruppo di Collalbrigo che è partito con una autocorriera completa sebbene il periodo
estivo rendesse assai difficile sottrarre ai campi una giornata di lavoro. Dopo la manifestazione ufficiale il Gruppo si
è recato fuori Brunico e ha consumato una abbondante pastasciutta preparata in modo eccellente dagli immancabili bravi
cucinieri Gino Cettolin, Camillo Andreetta e Checo Sartor. Attraverso la Val Badia e l’Agordino (con sosta a Pedavena
per una meritata «beverata» stante il caldo), i soci del Gruppo, guidati dall’attivissimo Nino Mason. sono ritornati
soddisfatti per la bella giornata trascorsa.