CAVALIERATO...


Ottobre 1969

Cavalierato, medaglia, pensione
e adesso anche l’avanzamento di grado per i combattenti della «1915-18»

La legge n. 334 del 25 giugno 1969 - pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 luglio di quest’anno - prevede la promozione al grado superiore (a titolo puramente onorifico) per gli ufficiali, sottufficiali o graduati che combatterono nella Grande Guerra e che abbiano già ottenuto l’onorificenza di cavaliere dell’ordine di Vittorio Veneto; per gli ufficiali provenienti dal servizio permanente la promozione è concessa solo nel caso che essi non abbiano raggiunto il grado massimo previsto per il ruolo da cui provengono. In ogni caso l’avanzamento non comporta concessione di soprassoldi.
Buona cosa anche questa; e sarebbe ottima se non rimanessero fregati proprio i soldati semplici in quanto - non essendo stati «graduati» nel corso della guerra 1915- 1918 (questa è infatti l’interpretazione più diffusa del recente provvedimento legislativo) non possono aspirare alla promozione al grado di caporale.
Questa grandinata di riconoscimenti per i veci avviene per l’indubbio loro merito di aver contribuito all’Unità d’Italia, congiunto però al merito della sopravvivenza. E tutto ciò reca non poca amarezza ai congiunti di coloro che, combattenti nella Grande Guerra, hanno lasciato la ghirba nelle guerre successive o che sono comunque morti prima del fatidico cinquantenario della Vittoria. A differenza di quelli che sono morti nella guerra 1915-18 - colmati, sempre per effetto del Cinquantenario, di Messe di suffragio (e ciò è il meglio) e di tante corone d’alloro insieme equivalenti a tutte quelle deposte sui monumenti nei precedenti cinquant’anni - coloro che combatterono, lavorarono, e combatterono ancora lasciando la pelle in Abissinia nel 1935 o nei successivi anni oppure in Africa Settentrionale, in Grecia, in Russia o altrove, o crepando dopo una vita di lavoro (magari pochi giorni prima della vigenza della legge istitutiva dei conclamati riconoscimenti), tutti questi - e sono i più - non hanno avuto niente per l’unica colpa di non essere vivi.
Ma torniamo ai vivi; e alle crescenti proteste che si leggono sui giornali per la lungaggine delle concessioni. Le proteste sono talvolta espresse da organizzazioni associative (e ci uniamo anche noi con l’amaro umorismo della vignetta che qui pubblichiamo), ma è doveroso chiederci cosa è stato fatto di concreto per aiutare i vecchi combattenti ai quali spettano la medaglia d’oro commemorativa, e in molti casi il cavalierato di Vittorio Veneto e il vitalizio (le famose 60.000 lire all’anno) e persino le svariate cittadinanze onorarie tra cui quella della Città di Vittorio Veneto; e quanto prevedibilmente si farà per il nuovo lodevole provvedimento della promozione di grado. Poco se non niente.
Cominciamo con un esame di coscienza che ci riguarda.
Anzitutto non giungono in Sezione le notizie riguardanti l’avvenuta concessione dei riconoscimenti, in modo che è impossibile l’aggiornamento dello schedario (sul quale diremo dopo, poiché c’è da ridere!) e siamo inoltre impediti a darne doverosa notizia sul nostro giornale. Ciò, prevalentemente, per la modestia dei nostri veci a dare personale segnalazione, e per la pigrizia dei Gruppi di comunicare i nomi dei propri soci che hanno ricevuto (finalmente) l’attesa medaglia, o il cavalierato, o la pensione e così via.
Ufficialmente sappiamo solo che la croce di cavaliere di Vittorio Veneto è stata conferita a Giuseppe Gaspare Bacinello, il quale l’ha ricevuta nel corso della cerimonia svoltasi il 16 febbraio al Cinema Moderno di Conegliano, E noi desideriamo felicitarci con il buon Bacinello - socio del Gruppo di Collalbrigo, consigliere sezionale tra i più attivi e gagliardo alfiere del vessillo sezionale - ma per lui è stato facile accertare la concessione perchè un po’ tutti lo conosciamo; ma gli altri? Possibile che non ci siano altri soci che hanno ottenuto questa benedetta onorificenza?
La colpa principale sta proprio in quello schedario cui abbiamo accennato prima (sì, quello che fa ridere) e cioè lo schedario aggiornato dei soci della Sezione: schedario che ci fa sorgere ben fondati dubbi sulla sua esistenza.
Alto là col tirar sassi a una o due persone.
Abbiamo un segretario sezionale che lavora desolatamente solo; aveva persino dato le dimissioni (tanto ne aveva piene le scatole) ma gli è stato detto: «lavora che ti diamo un aiuto-segretario». Ma l’aiuto-segretario deve essere ancora in grembo della sposa di qualche socio, il che significa che il caro Bozzoli dovrà sacramentare da solo con le carte della fureria ancora per un bel pezzo.
Se leviamo dal mazzo la presidenza e una mezza dozzina di consiglieri sezionali, la maggior parte degli altri «capi» non fa un tubo. Parte dei consiglieri della Sezione sono anche capigruppo e tale incarico li impegna, indubbiamente, ma ci sono altri che credono di assolvere l’incarico solo sfilando in prima fila alle adunate nazionali.
Con tutto ciò (ah, magari venissimo smentiti!) è naturale che non ci sia uno schedario completo con tutte le esatte generalità di ogni socio, del servizio militare prestato e in quali reparti, e compresi il numero di matricola, decorazioni ed altri meriti acquisiti.
Invece non si è nemmeno certi se gli organi sezionali sono formati totalmente da alpini o se vi
dentro qualche elemento, stimabilissimo fin che si vuole, ma che magari è stato della buffa o della vaselina.
Premettiamo questo lungo discorso per dire che a tutte o quasi le incombenze, necessarie ai poveri veci della Guerra 1915-18 per ottenere i sopraricordati riconoscimenti, avremmo dovuto provvedere noi della Sezione con una appropriata organizzazione che doveva avere per base - naturalmente - il famoso schedario completo di ogni notizia. Si avrebbe dovuto fare così anche alcuni anni or sono, quando era prevista la commutazione in croce di guerra al valore militare degli encomi solenni conferiti ai nostri soci nel corso del conflitto 1915-18.
Come si può pretendere che tutti i nostri veci ultrasettantenni si sappiano districare da soli con queste leggi che, per quanto poco, prevedono la presentazione di domande e una pur minima documentazione?! Dovevamo farlo noi, prelevando dallo schedario tutti gli elementi necessari per accertare se uno aveva solo il diritto alla medaglia commemorativa, se quello dell’onorificenza di Vittorio Veneto, se l’assegno vitalizio (era sufficiente un integrativo accertamento), e in passato anche per quanto riguardava la croce di guerra al valore militare. Bastava far stampigliare degli appositi moduli di domanda, completarli noi, ricorrere eventualmente alla sicura collaborazione dei Distretti militari, far firmare la domanda ai veci, e amen.
Questo dovevamo fare.
Ci vorrebbe un gruppetto di persone che lavorano, vero? D’accordo; ma il guaio è che non è affatto certo che esiste una sola razza di alpini: ci sono quelli che per l’Associazione lavorano (pochi e quasi tutti presso i Gruppi i quali vanno infatti tutti più o meno bene) e quelli che se ne fregano (e sono troppi).

M. Altarui