MONS. FRANCESCO SARTOR


Aprile 1969

 


Mons. Francesco Sartor recita la Preghiera dell’Alpino
nel corso di un nostro raduno triveneto

Unanime compianto per la morte di Mons. Francesco Sartor

Alle ore 0,15 di sabato 12 aprile si è improvvisamente conclusa la vita terrena di Mons. Francesco Sartor, arciprete del Duomo di Conegliano e Protonotario apostolico, nostro amatissimo cappellano sezionale
Ragazzo del ‘99, el «bonsignor» (così molti lo chiamavano a schietto riconoscimento della sua bontà) aveva combattuto sul Grappa quale ufficiale del 7° e, con il battaglione «Exilles» partecipò alla liberazione di Feltre; ordinato sacerdote nel 1928 (proprio nel «suo» Duomo) fu inizialmente cappellano a Serravalle di Vittorio Veneto, poi arciprete di Susegana dal 1934 al 1950 e infine al Duomo di Conegliano. Era direttore spirituale dell’Unitalsi veneta, e fu promotore di numerose iniziative sociali e culturali; si deve a lui, coadiuvato da un comitato presieduto dal comm. Vazzoler, la realizzazione dell’impresa veramente eroica di affrontare l’opera di restauro del Duomo cittadino che ora appare in tutta la sua originaria e squisita bellezza. Mancava il completamento di un altare: quello che Mons. Sartor aveva in animo di ripristinare alla memoria delle Penne Mozze, e che sperava di realizzare nell’anno cinquantenario della Vittoria; speranza sua e nostra che forse oramai svanisce per sempre.
Malgrado il suo purgatorio terreno (era stato colpito da paralisi nel 1962 mentre celebrava la S. Messa nel corso di un pellegrinaggio a Lourdes, ed aveva poi avuto alterne crisi che comportarono lunghe degenze all’ospedale), la morte di Mons. Sartor ha dolorosamente sorpreso quanti ebbero la fortuna di conoscerlo e di beneficiare del suo sempre incoraggiante consiglio; anche a noi alpini sembrava - e quasi siamo ancora affettuosamente tentati a pensano - che Monsignore non dovesse mai cedere.
L’abbiamo invece salutato per l’ultima volta domenica 14 aprile, nel suo Duomo traboccante di folla, per l’estremo commiato.
Era presente il gonfalone del Comune di Conegliano e il nostro vessillo sezionale, le bandiere delle sezioni di Conegliano dell’Associazione Combattenti e Reduci e dei Mutilati ed Invalidi di Guerra, i labari dell’Unitalsi diocesana e di conegliano, dell’Avis, della locale Associazione Bersaglieri e del Gruppo Marinai d’Italia, le bandiere della Scuola Media «Brustolon», dell’istituto Professionale per il Commercio «Cima», della Scuola Media «F. Grava», il labaro del Sodalizio Ragazzi del ‘99 e del Gruppo Bandistico Città di Conegliano, i gagliardetti dei nostri Gruppi di Fontigo, Pieve di Soligo, Solighetto, S. Pietro di Feletto, Falzè di Piave, Corbanese, Mareno di Piave, Collalto, Barbisano, Godega-Bibano, S. Fior, Collalbrigo, S. Vendemiano, S. Lucia di Piave, Soligo, e del Gruppo-città; ce n’erano degli altri - e altre bandiere - dapprima schierati su un lato dell’altare maggiore, ma non fu possibile annotarli perchè ad un certo momento è stato ordinato agli alfieri di «insaccarsi» in un impenetrabile angolo per lasciare libero lo spazio ad alcuni reverendi. E gli alpini, che diligentemente erano giunti con un sensibile anticipo per assicurarsi «il posto giusto», hanno dovuto (pur mugugnando) spostarsi con quei gagliardetti che - guarda un po’ - sono stati quasi tutti benedetti da Mons. Sartor.
E’ impossibile enumerare le personalità intervenute alle onoranze funebri che sono state concelebrate dal Vescovo Mons. Albino Luciani con i parroci della città; abbiamo notato il sindaco cav. uff. M. Salvador con il vice sindaco avv. E. Dal Col e gli altri membri della Giunta e i consiglieri comunali, l’on. Fabbri, il comm. Vazzoler e gli altri componenti del comitato per i restauri del duomo, il pretore dott. Jelmoni, il prof. Innocenti presidente delle Opere Pie di Conegliano ed assessore provinciale all’assistenza, il cap. Di Lauro comandante della compagnia carabinieri con il mar. Bertoli comandante la locale stazione, il vice presidente nazionale dell’Unitalsi mons. Carlesso, il mar. Munari per il comandante della tenenza di finanza ten. Laino, presidenti e larghe rappresentanze di associazioni combattentistiche e d’arma, di scuole, dell’Unitalsi, di enti ed organizzazioni sociali e culturali; il nostro presidente comm. Curto è intervenuto con i vice presidenti e i consiglieri, altri dirigenti sezionali, capigruppo e innumerevoli soci oltre a numerosi reduci del battaglione Exilles che ebbero commilitone il nostro compianto monsignore.
S. E. il Vescovo ha pronunciato un discorso con cui ha tratteggiato la vita dello scomparso, e ne ha ricordato l’affetto sempre conservato, e generosamente espresso, che ebbe per le Penne Nere.
E’ stato doloroso privilegio degli Alpini quello di trasportare a spalla la bara mentre, sotto la Loggia del Duomo, rendeva gli onori militari un picchetto armato del reparto di artiglieria del Gruppo missili di Oderzo; la tumulazione è poi avvenuta nella tomba della Famiglia Vazzoler.
Monsignore - al cui nome è stata intitolata una sala della colonia alpina «M. Vazzoler» di Pieve di Cadore, di proprietà del Patronato scolastico di Conegliano del cui consiglio fece parte per lunghi anni - se ne è andato così; e tutti si sentono privati di un grande affetto e di un determinante consiglio; i congiunti, la parrocchia e suoi fedeli, le organizzazioni religiose e civili, e noi alpini che - di nascosto, per non far fare brutta figura al nostro Cappellano - affranti lo piangiamo nel grato ricordo dell’opera preziosa che anche nella nostra Sezione egli ha voluto recare con esemplare volontà alpina.