ANAGRAFE


Giugno 1970

IL FATIDICO SI

Egidio Padovan, del Gruppo di Godega-Bibano, si è unito in matrimonio il 30 marzo con la signorina Mercedes De Zotti.
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Il 30 marzo si è sposato anche Pier Danilo De Vido (socio del Gruppo di Falzè) che ha condotto all’altare la signorina Adelina Pompeo. La lieta cerimonia ha dato motivo di brindare allegramente con gli amici del Gruppo, presso il ristorante «Al Triangolo»; lo sposo si è lodevolmente ricordato di brindare anche alle fortune di Fiamme Verdi inviando l’offerta di L. 1.000 (bravo e grazie).


50 ANNI DOPO

Infatti, il 1° febbraio il socio di S. Fior Giovanni Picchi (cavaliere di Vittorio Veneto, classe 1895) ha festeggiato le nozze d’oro con la consorte signora Teresa (Martinona) con la soddisfazione di una bella schiera di figli e di nipoti. Auguri per ancora tanti anni felici ed altri nipotini.


IL PRIMO STRILLO

Il socio Dal Pietro, del Gruppo di Godega-Bibano, è diventato pare di Tamara nata il 10 marzo e che si è felicemente aggiunta all’alpinetto Dino.
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Con la consorte e la primogenita Nadia, il capogruppo di Fontigo Ernesto Sartori ha festeggiato la nascita della stellina Maria Giovanna nata il 18 marzo.


LE SCARPE AL SOLE

Il Gruppo di S. Fior ha perduto due ottimi soci: ai primi di gennaio è morto - a causa di incidente stradale - Bruno Fantinel (cl. 1901) padre del consigliere del Gruppo Lino Fantinel, e il 27 marzo è deceduto Agostino Dal Bianco di 54 anni. Ai funerali hanno presenziato numerosi soci del Gruppo.
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Anche il Gruppo di Sernaglia è stato colpito dalla perdita di due soci: Pietro Marsura e Giuseppe Cesca, entrambi di esemplare bontà e di ammirevole dedizione ai lavoro. Marsura era del 1897 e aveva combattuto nella guerra 1915-18 col battaglione «Feltre» iniziando subito dopo la dura fatica dell’emigrante durata quarant’anni; è stato successivamente consigliere dell’attivissima Comunità Emigranti di Sernaglia, e sempre generoso collaboratore nel Gruppo alpino. Bepi Cesca era appena diciottenne quando tornò dal Grappa con una gamba sfracellata da una raffica di mitragliatrice; dopo quella guerra fece il portalettere, e con la bicicletta azionata da una sola gamba percorreva 60 chilometri al giorno per portare la corrispondenza, e poi se ne andò in pensione con 110.000 lire (non al mese: in tutto un anno, compresa la tredicesima) ma lui non sacramentò nemmeno di fronte all’amara constatazione di aver combattuto e tanto lavorato per una pensione da fame.