M.O. ANGELO ZILIOTTO |
Febbraio 1970 |
L’Eroe alpino della nostra terra trevigiana - tanto valoroso in modo leggendario quanto modesto in ogni suo contatto
umano - è morto a Crespano il 20 dicembre, dopo breve malattia.
La notizia, rapidamente diffusasi anche tra gli alpini, ha recato profondo dolore e sgomento suscitando un cordoglio
sincero in quanti ebbero la fortuna di conoscere Angelo Ziliotto che fu impareggiabile amico di tutti e che ad ognuno
insegnò, con la sua correttezza e umile dignità, quale deve essere l’Alpino vero in seno all’Associazione e nella
società.
Egli fu esempio, e tale rimane, di vero «campione di razza montanara» - come conclude la motivazione della sua medaglia
d’oro - al quale principalmente i giovani possono fiduciosamente guardare per trarne forza per i propri sentimenti e
speranze per il comune futuro; e non è casuale il fatto che il libro biografico, che il capitano prof. Romano Cogo
scrisse su Ziliotto (Un Alpino della Julia dal Golico al Don), venne inserito nella collezione per ragazzi delle Grandi
Edizioni dei Fratelli Fabbri.
L’affetto suscitato da Ziliotto si rese evidente ai funerali svoltisi il 23 dicembre quando autorità e rappresentanze e
una folla di alpini e di compaesani si recarono a porgere l’estremo saluto a questo stupendo Figlio del Grappa.
La camera ardente era stata allestita nella sala municipale dopo che la salma era stata vegliata dalle Guardie forestali
delle quali Angelo era maresciallo capo. La bara, fasciata dal tricolore, è stata deposta su un autocarro militare e
scortata da un picchetto del 6° Artiglieria da montagna giunto da Bassano, da sei carabinieri in alta uniforme, e da una
compagnia della Guardia forestale.
Il corteo era preceduto dal Medagliere nazionale alpino e dall’omaggio floreale con corone del Corpo Forestale, del
Gruppo Medaglie d’Oro, del Presidio militare, della Provincia, del Gruppo alpino di Solothurn appartenente alla Sezione
della Svizzera (e da anni intitolato a Ziliotto), delle Sezioni Ana di Treviso e di Bassano, dei Gruppi alpini di
Crespano e di Paderno e del Gem di Crespano.
Un alpino invalido di Russia recava su un cuscino le
decorazioni meritate da Ziliotto, e innumerevoli erano le insegne delle Associazioni combattentistiche e d’arma tra cui
i vessilli delle sezioni di Treviso, Bassano, Feltre, Belluno, Vicenza, e i gagliardetti alpini di una vasta zona della
Pedemontana e quello del Gruppo di Solothurn. Attorno alla Signora Ziliotto e alle due Figliole arano presenti il
Sindaco di Crespano dott. Zebellin e quelli dei Comuni vicini, il col. Santalena del Presidio di Treviso con il ten.
col. Ambria, le Medaglie d’oro Mario Rigatti e Vito Olivetti, un ufficiale dei carabinieri in rappresentanza della M. O.
col. E. Reginato impossibilitato ad intervenire per indisposizione, dirigenti del Corpo forestale tra i quali il dott.
Gabella, il dott. Sanmarchi e il dott. Jelmoni, l’arciprete di Crespano Mons. Gaspanini, il fraterno amico e commilitone
Mons. Chiavacci, reduci di Grecia e di Russia e numerosi presidenti e altri dirigenti delle sezioni alpine del Veneto,
tante Penne nere commosse e gli alunni delle scuole locali, i soci del Gem e dell’Avis.
Nella chiesa parrocchiale il coro «Monte Grappa» di Borso ha cantato
«E’ morto un alpin» e «Il Signore delle nevi» dopo di che Mons. Gasparini ha celebrato il rito funebre e pronunciato
elevate parole di circostanza.
Conclusa la cerimonia religiosa, la bara è stata riposta sull’autocarro militare e - dopo l’esecuzione della Leggenda
del Piave - ha parlato Protonotario Apostolico Mons. Erminio Filippin che ha sintetizzato la vita feconda di eroismi e
di opere dell’indimenticabile Ziliotto.
Il presidente della Sezione di Treviso, cav. Francesco
Cattai, ha riassunto le principali prove di coraggio di questo suo Socio, ricordandone gli eroismi sul fronte greco - al
monte Groppa e Trebescines, e poi alle battaglie sul Mali Scindeli e sul Golico - e poi su quello russo ove rifulse in
modo leggendario il suo innato valore. Ed ha quindi ricordato il combattimento a quota 205 della piana di Bogutshar
quando Ziliotto sostituì un ufficiale alla mitragliatrice bloccando poi un carro armato col lancio di bottiglie di
benzina; e la data del 27 dicembre 1942 allorché Ziliotto partecipò a otto attacchi ottenendo poi da solo, sebbene
ferito alla testa e ad una gamba e con la spalla destra fratturata, la resa di un caposaldo nemico; e a questa azione,
che gli valse la decorazione sul campo con la croce di ferro tedesca, seguì l’immobilizzazione di un carro armato, e poi
lo sganciamento da una pattuglia avversaria nella quale era incappato mentre effettuava i suoi compiti di portaordini; e
quando - nei momenti più critici di quella terribile odissea - egli prese il comando di un plotone di alpini rimasto
senza ufficiali e altri graduati. Il presidente della sezione trevigiana ha infine ricordato il determinante aiuto
prestato da Ziliotto per la salvezza del Gen. Nasci, ed ha concluso dando lettura della magnifica motivazione che ha
suggellato il conferimento della medaglia d’oro al valore militare.
Ha pure parlato Mons. Paolo Chiavacci, che fu ufficiale combattente con il 7° Alpini, e che ebbe modo di seguire
l’ammirevole esistenza di Ziliotto fin dagli anni giovanili.
Il feretro è poi stato accompagnato al cimitero di Fietta di Paderno, paese natìo di questo magnifico Soldato che
combatté strenuamente senza conoscere l’odio, che sempre aiutò gli altri senza chiedere per sé alcun privilegio o
riconoscimento, socio sempre fedele all’Associazione e alla sua Sezione, innamorato del Grappa e della natura come della
Patria e della Famiglia. Uno degli uomini con i quali l’Italia - se di eguali ne avesse avuti di più - avrebbe
continuato a conoscere solo vittorie e più elevato progresso civile.
M. A.