GEROLAMO BUSOLLI


Aprile 1970

Una via di Pieve di Soligo verrà intitolata al Gen. Busolli

Profonda ammirazione ha sempre suscitato in me il «nucleo» degli Alpini del Battaglione «Levanna» sempre indaffarati a realizzare molteplici iniziative, si riuniscono con frequenza in Piemonte o in Lombardia e soprattutto dove combatterono nella «15-18», ed erigono targhe e monumenti e - tra le tante belle cose che fanno - ricordano con immutato affetto e in ogni circostanze quell’umanissimo burbero del loro comandante Generale Busolli.
Tra questi infaticabili veci del «Levanna» c’è il Comm. Arrigoni di Verona che ci ha scritto questo simpatico articolo rievocativo, e per il quale ringraziamo, in occasione della prossima intitolazione di una via di Pieve di Soligo al Gen. Busolli, come da deliberazione già assunta dal Comune per degnamente ricordare questo suo Figlio che con il suo valore ha largamente onorato il Quartier del Piave.

Il batt. «Levanna» del IV Regg. Alpini nella battaglia dei Solaroli (24 - 28 ottobre 1918)
Profilo dell’ eroico generale degli Alpini GEROLAMO BUSOLLI di Pieve di Soligo

I documenti ufficiali del tempo, citano i vari reparti alpini che si distinsero nella sanguinosa battaglia che fu determinante per l’esito della guerra: la cosiddetta battaglia dei Solaroli.
Vi parteciparono i seguenti battaglioni dell’8° raggruppamento, 80° Divisione: Levanna, Aosta, Val Toce, Pieve di Cadore, Antelao, Val Cismon, Exilles, Suello, Pelmo, Saccarello, Cervino, e Cividale.
La Divisione aveva lo scopo di trarre in inganno sul Grappa le forze austro-ungariche, attirando
su di sé il massimo delle riserve che il nemico teneva nella zona di Feltre ed a richiamarne altre dal fronte del Piave, per favorire così il passaggio del fiume da parte delle truppe dell’VIII Armata del generale Caviglia, attestate sulla destra del Piave (ciò che avvenne la sera del 26 ottobre a Vidor e a Sernaglia).
In quella sanguinosa battaglia dei Solaroli, tutti i reparti alpini del Grappa assolsero il loro compito con grande valore e spirito di sacrificio.
I battaglioni Aosta, Levanna e Val Toce, bellissimi fra i più belli, legati da fratellanza di eroismo e
sangue, facevano parte del VI gruppo.
Nella notte sul 23 ottobre, i tre reparti raggiunsero, da Paderno d’Asolo e da Fietta, la linea del fuoco, percorrendo la direttrice: Boccaor, Val delle Mure, monte Solarolo. Obiettivo: Monte Fontana Secca, oltrepassando le linee che avrebbero dovuto essere conquistate dalla 47a Divisione. Alle prime luci del mattino del 24, i tre battaglioni, giunti in prossimità dei Solaroli, trovarono una insospettata violenta reazione delle artiglierie e delle mitragliatrici nemiche; l’aria era tutto un possente ululato. Purtroppo nella selletta del Valderoa, a destra della dorsale dei Solaroli, il 74° Rgt. fanteria, brigata Lombardia, era stato travolto dalle preponderanti forze nemiche decise a conquistare quella posizione chiave. Accorreva allora il battaglione Levanna, che era comandato dal più volte decorato al V. M. maggiore Gerolamo Busolli. In quel livido mattino di pioggia del 24 ottobre, il maggiore Busolli. intuita la gravissima situazione che minacciava una profonda infiltrazione nemica nel nostro schieramento, raccoglieva sotto il Valderoa gli sparuti superstiti del 74° fanteria che erano stati travolti dall’impeto di preponderanti forze austriache. Poi, senza attendere ordini, alla testa del suo battaglione, nella nebbia fluttuante, allo scoperto, l’eroico ufficiale, roteando il moschetto impugnato per la canna, a mo’ di clava, s’avventava al grido di «Savoia» sul nemico avanzante, e sotto l’intenso fuoco portava i suoi uomini al contrattacco. Dopo una furibonda lotta, riconquistava le posizioni. ricacciando gli austriaci oltre la selletta del Valderoa. Il giorno successivo 25 il Levanna si trovava schierato con il battaglione Aosta sulla linea difensiva Solarolo-Valderoa, e i due reparti si impegnavano in nuovi assalti ed in duri combattimenti corpo a corpo.
Sul finire della giornata i resti dei due provatissimi battaglioni, ridotti ad un pugno di uomini, venivano trasferiti in seconda linea. Nei giorni dal 24 al 28 ottobre, tutte le truppe del fronte del Grappa passavano all’offensiva, impegnando a fondo il nemico, così da costringerlo a richiamare le sue riserve dalle zone di Feltre e di Belluno. Tutto ciò secondo i piani del Comando Supremo, intesi a favorire l’offensiva dell’VIII Armata sul Piave. In quei sanguinosissimi combattimenti molti soldati caddero da prodi e moltissimi furono i feriti ed i dispersi. Il Levanna perse 7 ufficiali e 103 soldati, lamentando 14 ufficiali e 493 soldati feriti.
Per l’azione dei Solaroli il Levanna venne decorato di medaglia d’argento al V. M. ed all’intrepido maggiore Busolli fu conferita sul campo un’altra medaglia d’argento (la terza).
L’episodio del Valderoa, inquadrato nella battaglia dei Solaroli, vuol significare un omaggio al coraggio ed al valore dell’ufficiale di Pieve di Soligo e permette di recuperare una sua autentica immagine.
Così memorabili fatti d’arme, rimangono vivi nel ricordo dei superstiti, anche se lo spirito patriottico della Nazione si va spegnendo.
Il maggiore Busolli (promosso generale nel dopoguerra) era nato a Pieve di Soligo (Treviso) il 14-1-1878. Fu valoroso combattente in Libia, sul monte Vodice, sul Pasubio e sui Solaroli. Sul suo volto portava evidente il segno di una grave ferita riportata sul Vodice.
Burbero, ma umano, paterno e modesto, era amato dai suoi alpini. La sua figura fu simbolo di dedizione al dovere. Mutilato di guerra, era insignito di molteplici decorazioni ed onorificenze. Dal lontano 1946 riposa fra i cipressi del piccolo romantico cimitero di Rivoli Veronese. Una croce in bronzo, murata nella chiesetta del Pasubio a quota 2000, ricorda il valoroso Levanna ed il suo indimenticabile comandante. Nella prossima primavera, verrà intitolata a Pieve di Soligo una via al nome del generale Busolli, alla presenza dei pochi ufficiali superstiti del Levanna.
Chi scrive ebbe la ventura di trovarsi vicino al maggiore Busolli sul Pasubio e sui Solaroli e, con immutata ammirazione, ne ricorda le gesta e ne onora la memoria.

magg. Attilio Arrigoni
Verona, gennaio 1970.