Bosco delle Penne Mozze |
Settembre 1972 |
IL PROGRAMMA |
Il giornale «L’Alpino» riporta da alcuni numeri - nel calendario delle manifestazioni - la notizia che il Bosco delle
Penne Mozze verrà inaugurato a Cison di Valmarino l’8 ottobre prossimo, nel corso di una cerimonia che prevede
l’intervento di alti dirigenti nazionali dell’ANA, del Vescovo di Vittorio Veneto - già cappellano alpino, e che
procederà alla benedizione del Memoriale - e delle autorità militari e civili, oltre che di già assicurate ampie
rappresentanze delle sezioni delle tre Venezie.
Con il validissimo aiuto dell’Ispettorato Dipartimentale delle Foreste il terreno è stato accuratamente sistemato con la
creazione di sentieri e la posa a dimora di buon numero di piante, e per la data dell’inaugurazione verrà realizzata
l’insegna di dedica alle Penne Mozze e un certo quantitativo di stele.
Abbiamo detto un «certo» quantitativo - che significa «incerto» - essendo evidente che per la completa realizzazione del
memoriale occorre una entità finanziaria assai superiore alle immediate disponibilità.
Se si considera che le Penne Mozze della Provincia sono presumibilmente tremila, si può ben immaginare lo sforzo
finanziario che sarà necessario sostenere.
Si è d’altronde deciso di escludere ogni soluzione precaria, e di realizzare i singoli cippi (anziché in legno, cemento,
sostanze plastiche, ecc., pur costose ma di breve durata) in una lega di ferro di durata illimitata e che - elaborati da
un affermato scultore qual è Simon Benetton - costituiscano una dignitosa soluzione sia sotto l’intimo aspetto di
onorare i Caduti che in quello dello interesse artistico.
Va a tale proposito ricordato che Simon Benetton, del quale pubblichiamo a parte una sintetica scheda biografica, assai
generosamente è disposto a praticare un prezzo veramente limitato e ciò lo rende già ampiamente benemerito.
Ogni stele recherà incise le generalità del Caduto, il luogo di nascita, il Reggimento di appartenenza e il luogo e data
della morte. Si prevede di poter collocare, per l’epoca della inaugurazione, le stele dei Caduti di Adua, di Libia e -
oltre a quella in ricordo di Armando Piva sacrificatosi nel giugno del 1967 a Cima Vallona - quelle dei Caduti alpini
della guerra 191-18 di una quindicina di Comuni della provincia.
A tale proposito informiamo le Sezioni e i Gruppi della provincia che l’apposito Comitato sta interpellando i Comuni per
l’integrazione di alcuni dati. Ai Comuni cui si riferiscono le stele ai Caduti che verranno realizzate quest’anno, verrà
avanzata una richiesta di contributo (e di ciò prendano nota i Gruppi nel caso che venissero interpellati dalle autorità
comunali) la cui concessione avrebbe anche il significato di morale civica partecipazione all’iniziativa.
La sperata collaborazione dei Comuni non potrà comunque essere di entità rilevante (anche perché il maggior numero di
morti riguarda proprio i paesi della fascia collinare con più limitate risorse economiche) ed è quindi necessario fare
affidamento sulla consueta e tradizionale generosità di noi alpini, sia come singoli che come Gruppi e Sezioni. Qualche
offerta è già pervenuta ma è indispensabile l’apporto più ampio possibile che non può mancare se l’iniziativa viene
intesa con la meritata sensibilità.
Anche lo scomparso Presidente nazionale Dott. Merlini - nella corrispondenza in proposito intercorsa - ebbe parole di
alto apprezzamento per questa iniziativa di creare il Bosco con l’attestazione del sacrificio di ogni singolo Alpino
trevigiano; ugualmente incoraggianti sono i consensi pervenuti da ogni autorità che ebbe modo di venire informata,
commossa riconoscenza ci è stata dimostrata dai congiunti di tanti Caduti.
Siamo coscienti della vastità dello impegno come siamo convinti della validità dell’opera: sentimenti che siamo certi
saranno condivisi da tutti gli Alpini della provincia ai quali il Comitato rivolge il fraterno invito ad ogni possibile
collaborazione.
M. Altarui
Simon Benetton, trevigiano, malgrado l’età relativamente giovane è già uno scultore di livello internazionale. Forgiato
- è l’espressione che ci sembra più adatta - nella fucina paterna, è presente da oltre vent’anni nelle esposizioni
d’arte e in concorsi nazionali ed internazionali; è assistente presso l’Accademia Internazionale del Ferro, fa parte
dell’Istituto Europeo di Storia d’Arte di Milano, del Centro Studi e Scambi Internazionali di Roma e di varie altre
istituzioni culturali.
Oltre ad aver partecipato ad un centinaio di rassegne collettive, Simon Benetton ha realizzato proprie mostre personali
in Italia e all’estero ottenendo ambiti riconoscimenti fin dal 1955; tra l’altro ha meritato il massimo riconoscimento
bavarese alla mostra «Forme Nuove» svoltasi nel 1969 a Monaco di Baviera, il primo premio per la scultura all’«Arteflora
1971» organizzata dal Centro Internazionale d’Arte Keramos di Genova; uguale affermazione - primo premio - ha ottenuto
nel 1971 alla seconda edizione della Mostra Concorso Nazionale d’arte «Il paesaggio italiano», alla XXI rassegna «GB.
Salvi» e «Piccola Europa» a Sassoferrato, alla rassegna «Arte e Religione» indetta del 1971 dal Centro Keramos di
Genova. E’ di quest’anno il conseguimento del primo premio per la scultura alla 1° Biennale «Oderisi da Gubbio» svoltasi
a Roma.
Questa una sintesi inevitabilmente lacunosa, ma sufficiente per dimostrare che scelta migliore non poteva venire fatta
nell’affidare a Simon Benetton l’esecuzione delle stele per il Bosco delle Penne Mozze.
E’ d’altronde da ricordare che lo stesso artista ha eseguito numerose opere per scuole ed enti pubblici (tra cui al
Palazzo della Giustizia a Vicenza e a quello della Regione a Trento), monumenti ai Caduti (a Oderzo e a Treville di
Castelfranco), ed ha in corso di attuazione altre importanti opere destinate in Germania (a Bonn e Boppard) e al Centro
Culturale di Longarone; recenti sue affermazioni sono rappresentate dall’assegnazione del «Michelangelo d’oro» alla
mostra internazionale di scultura svoltasi a Massa Carrara, e il primo premio per la scultura, biennale internazionale,
alla rassegna di arte sacra a S. Giovanni Rotondo.
Scrittori e critici italiani e stranieri hanno ampiamente recensito l’opera già notevole con la quale Simon Benetton -
figlio del Prof. Antonio Benetton che tra l’altro è il benemerito fondatore dell’Accademia Internazionale del Ferro -
esprime la sua elevata sensibilità modellando la inerte fredda massa del ferro in forme di alta espressività artistica,
in elaborazioni di rara potenza che del ferro mantengono il vigore ma che dell’artista acquisiscono il calore
dell’intelligenza diventando, in tal modo, mezzi perenni di costruttivo dialogo tra gli uomini.
M. A.