PERCHE' GLI ALPINI SAPPIANO


Dicembre 1972

Chi non li ha visti i nostri striscioni bellissimi distesi attraverso le strade di Conegliano, pieni di significato patriottico e di spirito alpino? Tutti immagino, e tutti siamo d’accordo nell’approvarli e consenzienti sul loro contenuto.
Eppure... eppure c’è stato chi ne ha fatto la critica e proprio sullo striscione più bello, quello stesso che abbiamo portato con fierezza lungo le strade di Milano, durante la nostra imponente adunata; «SERVIRE LA PATRIA E’ LA PIU’ ALTA ESPRESSIONE DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO».
Sul N. 37 del settimanale «L’AZIONE» edito dalla Diocesi di Vittorio Veneto, apparve il presente trafiletto a commento di quello striscione, che per noi è orgoglio e soddisfazione.
Eccolo.

LE FESTE DEGLI EX
Non ce l’abbiamo né con gli alpini, né con gli altri corpi. Ci mancherebbe altro!
Non contestiamo il fatto che gli «ex» si diano convegno per celebrare le loro giornate; purché esse siano occasione per additare alle giovani generazioni nuove prospettive di pace e di fratellanza.
Ciò che contestiamo è la banalizzazione e la strumentalizzazione che, in qualche caso, si fa di queste feste. In certe atmosfere disimpegnate, cariche solo di frastuono, diventa impossibile ogni discorso sulla pace che non passi attraverso i ricordi (e solo Dio sa quanto poco graditi!) della trincea, sulla fratellanza che non si esaurisca nello spirito di corpo, sul concetto di servizio che non si identifichi nell’obbedienza cieca e assoluta.
Certe scritte, delle quali ne riportiamo una, (quella sopra accennata; n.d.r.), che abbiamo viste anche recentemente ad una nostra festa degli alpini suonano per lo meno equivoche e forse sono anche droganti.
Quel vecchio alpino che abbiamo colto, con vero disgusto, ubriaco fradicio in cerca di sostegno appoggiarsi al palo che sosteneva quella scritta, chi ci può assicurare che oltre dalla passione per il vino non fosse anche stato spinto, magari inconsciamente, a ridursi così da un certo malinteso amor di patria?

Nella settimana che segue, si riunisce il Consiglio Direttivo della Sezione per valutare la gravità delle calunnie, per vedere se esistono elementi di denuncia, ma soprattutto per calmare gli animi dei nostri alpini.
Nel contempo, l’alpino Maggiore Gugel, indipendentemente dalla Sezione e come cittadino, manda una lettera di protesta al settimanale in questione.
Infatti il n. 38 de «L’AZIONE» riporta la lettera di Gugel col relativo commento.
Eccola:

LE FESTE DEGLI «EX»
Spett. direzione,
sono un abbonato e nel n. 37 ho visto una foto e ho letto il trafiletto in merito agli «ex». Desidererei conoscere, se possibile il nome dell’estensore dell’articolo - o degli estensori - che «contestano la banalizzazione e la strumentalizzazione (?)... sulla fratellanza (sic) e sull’obbedienza cieca e assoluta... e su certe scritte equivoche e droganti».
E poi «quel vecchio alpino che abbiamo colto (non raccolto e accompagnato) con vero disgusto, ubriaco fradicio in cerca di sostegno... e altre graziose e avventuristiche banalità.
Meno male che lo striscione e certe scene non si sono viste a Udine!
Purtroppo in pieno secolo ventesimo quanti scandali in questa Italia!!
Saluto
FRANCESCO GUGEL

Il trafiletto, che sappiamo ha raccolto ampia messe di commenti (ma perchè solo uno ha avuto il coraggio di scriverci?), era della redazione ed aveva (ci sembrava del resto abbastanza chiaro) lo scopo di stimolare gli organizzatori e i partecipanti alle feste degli «ex» a far si che le manifestazioni al di là dell’esteriorità e del ricordo offrano sempre più occasione all’approfondimento di valori quali la pace e la fratellanza universale, valori ai quali sappiamo che gli «ex» non possono non essere particolarmente affezionati.

A questo punto non si poteva più digerire l’affronto, tanto più che il settimanale faceva notare con sarcasmo; «perchè solo uno ha avuto il coraggio di scriverci?».
Ed allora entra in scena il Presidente del Comitato Organizzativo e Vice Presidente la Sezione Alpini, che trascinato dalla sua passione, ed a cui non manca né lingua né penna, risponde al settimanale con la lettera che segue, riportata con molto spirito democratico sul n. 39 del giornale.

CHI E’ CONTRO GLI ALPINI SCAGLI LA PRIMA PIETRA

Spett. Direzione,
mi è capitato di avere in visione il numero 38 del Vostro settimanale, dove è riportata la lettera dell’alpino Maggiore Gugel e la risposta data da Codesta Direzione.
In tale risposta è citato, come interrogativo, il fatto che all’articolo sugli «EX» abbia fatto uno solo le rimostranze, come per dire che tutti gli altri invece erano d’accordo col giornale.
Questo è un grosso errore! Noi siamo delle persone serie e abbiamo FRENATO l’impulso dei nostri alpini da una reazione naturale e abbiamo invece convocato il Consiglio Direttivo per valutare, con i nostri legali, se esistevano o meno gli elementi per una denuncia e un’azione penale nei Vostri riguardi.
Pertanto Vi comunico che non io, ma l’Associazione Alpini si riserva di agire come crede per tutelare la dignità, il prestigio e l’onore di un sodalizio che ha cento anni di storia. di sacrifici e di dedizione alla Patria e ha versato sangue anche per proteggere e difendere le Vostre Chiese e le Vostre Parrocchie.
Ma a quanto pare, la parola « Patria» per codesto settimanale non ha alcun significato, se si permette criticare una scritta che ne esprime l’alto significato e il dovere che incombe su ogni cittadino di tutelarne prestigio, difesa e dignità.
Quello che più meraviglia nell’episodio, è il fatto che quell’anonimo scrittorello da strapazzo che ne ha fatto la critica e che non ha avuto il coraggio di firmarla, se la prenda proprio con gli Alpini che hanno spiccato e profondamente radicato nel cuore il trinomio: DIO - PATRIA - FAMIGLIA. Non aveva qualche parente più prossimo su cui scaricate il suo veleno?
Prima di ogni cosa, quel tale impari l’italiano e se non sa come si scrive « fratellanza» non si periti a scrivere articoli non adatti alla sua cultura; in secondo luogo non chiami «EX» gli alpini, perchè gli alpini nascono, vivono e muoiono da alpini, come un sacerdote nasce con la vocazione, fa il sacerdote e muore da sacerdote e non da Ex sacerdote.
Poiché lo striscione incriminato è opera mia, è logico ne prenda le difese. Confermo dunque che in quell’articolo che avete scritto, c’è tanta ignoranza, tanta malafede da lasciare meravigliati ed allibiti i lettori del vostro settimanale, non immaginando certo che un giornale che si reputa serio, potesse ospitare un articolo di così bassa lega. Quale morale volete trarne?
Vorrei ricordare che nelle manifestazioni del 2 e 3 settembre, S. E. il Vescovo faceva parte del Comitato d’Onore ed era anche presente, perciò mi sembra irriguardoso verso l’Alto Prelato, criticare - sia pure in piccola parte - ciò che faceva contorno ad una manifestazione in cui proprio il Vescovo aveva dato con autografo il suo benestare di approvazione e partecipazione.
Il citare poi l’episodio dell’alpino ubriaco appoggiato al palo, è semplicemente puerile, che denota proprio mancanza di buon senso, come se fossero solo gli alpini a bere o ad ubriacarsi, quando è ben noto e saputo che le cantine più ben fornite sono quelle dei sacerdoti dove tante volte anch’io ho trovato accoglienza.
Fare la pubblicità su un fatto del genere e soprattutto generalizzare, ci porta a considerare la differenza tra la nostra dignità e la Vostra malignità. Noi non abbiamo mai generalizzato sul sacerdote pederasta, su quello che faceva contrabbando di valuta, su quello che vendeva stupefacenti o firmava assegni a vuoto o gettava la tonaca alle ortiche od altri fatti del genere, perchè consideravamo nel caso singolo una miseria umana, una malattia, la debolezza di un uomo, un caso isolato e sporadico e NON di tutta la categoria dei sacerdoti; il vostro giornale, invece no!  Generalizza su un caso. Questo non è né leale, né onesto.
Noi vorremmo conoscere quel tale signore anonimo che accusa le nostre frasi droganti, frasi che invece costituiscono incitamento al rispetto dell’autorità dello Stato, e all’unità e fraternità di tutte le genti. Doveva essere a Venezia domenica 24 settembre per vedere i soldati francesi, svizzeri, spagnoli, tedeschi, recitare nella loro lingua la nostra stessa preghiera di fraternità e di pace.
Cosa dovremmo dire allora della contestazione in atto tra i sacerdoti, di quelli che vogliono sposarsi, di quelli che presentano ai fedeli la fidanzata, di quelli che approvano dottrine diverse da quelle della Chiesa, ecc. Questo tra gli Alpini non avviene, tra noi non ci sono contestatori, ma una sola, unica, enorme famiglia di gente che si vuol bene.
In tutta questa faccenda rincresce una sola cosa: la pubblicità fatta al vostro giornale, pubblicità che certo non ne aumenta la tiratura, ma da notizie assunte ne diminuirà invece il numero degli abbonati per quel senso di disgusto che ha creato.
Forse ciò non vi importerà niente, come del resto non importa neppure a noi, come non ci importa il fango che ci avete gettato in faccia. Se siete però democratici - ciò di cui dubito - pubblicate pure la presente lettera poiché ne assumo tutta la responsabilità.
Senza alcuna manifestazione di stima, mi firmo
Ten. Col. ALBERTO PIASENTI
Vice Pres. Assoc. Alpini di Conegliano

Ad un intervento così altamente qualificato non ci resta che replicare ripetendo quanto già abbiamo detto e che cioè appunto perchè vogliamo bene e siamo fieri dei nostri alpini certe cose avremmo desiderio non si ripetessero.
Su ciò non c’è da fare alcun commento, solo chiederci quali cose «avrebbero desiderio non si ripetessero».
Tanto perchè gli alpini sappiano.

A. Piasenti