UGO MERLINI |
Marzo 1972 |
Nel Paradiso di Cantore, un’altra stella luminosa si è aggiunta al gran firmamento delle Penne Mozze. E’ quella del
nostro Presidente Nazionale, dott. Ugo Merlini.
Ci ha lasciati solo fisicamente, perché egli è e sarà sempre presente nel cuore di tutti i suoi alpini che lo hanno
amato, stimato, apprezzato e che d’altra parte Lui ricambiava con pari amore e dedizione.
E’ andato a ritrovare i suoi commilitoni, i suoi soldati, i suoi alpini che aveva visto cadere e che aveva lasciati
sulle navi della steppa russa.
La tragedia che ha colpito l’Associazione, ha un solo nome «Tremendo destino».
Lui, l’uomo generoso, attivo, dinamico, amante della montagna, è stato da questa tradito. Chi mai avrebbe immaginato
simile fatalità? La Russia l’ha risparmiato benché gravemente ferito, la sua montagna l’ha travolto. Ma si sa! La
montagna anche se viva ha un cuore di pietra.
Lecco, la Sua città, ne ha ricevute ed onorate le spoglie, come nessun altro uomo avrebbe potuto avere. Completo era il
lutto: chiusi i negozi, ferme le fabbriche, sospesi i lavori nei cantieri, bloccato il traffico, per seguire tutti con
mestizia e afflizione la salma di un Uomo che aveva dato lustro ed onore al suo paese.
Partecipazione plebiscitaria: oltre 50 i labari delle Sezioni ed oltre 300 i gagliardetti dei Gruppi presenti. Un
picchetto di Alpini in armi rendeva gli onori, due bande: quella degli Alpini e quella cittadina, e corone, corone a non
finire.
Non nel numero dei gagliardetti e delle corone si poteva valutare la partecipazione alla mesta cerimonia, ma nel cuore
di quella gente: gente rude che ha conosciuto fatiche e sofferenze, cuori commossi di alpini che seguivano il loro
Presidente per dare a Esso la partecipazione del loro amore e del loro dolore.
E sono venuti da tutta Italia, dalla Sardegna, dall’estero, con una spontaneità che ha commosso e che ha di- mostrato
quanto affetto, quanta stima e quanto bene abbia suscitato nel cuore della nostra rude gente della montagna.
Ugo Merlini ha saputo effondere una carica di simpatia, di stima e generosità. Era cordiale, affettuoso, sempre col
sorriso avvincente e buono.
- Era un Alpino.
Aveva la sensibilità dell’animo e la dolcezza nel cuore, aveva la parola cortese e suadente; affabile con tutti,
dignitoso, sapeva imporsi al momento giusto.
- Era un Alpino
Parlava spontaneo senza affettazioni, la Sua parola avvinceva, convinceva, affascinava. Sapeva trascinare i suoi uomini.
- Era un Alpino.
Volitivo, energico, sapeva col suo fascino ottenere e entrare in tutti gli ambienti. Col suo occhio vivace e la sua
barbetta da moschettiere lo vedevi dappertutto.
- Era un Alpino,
Era sempre presente in tutte le più importanti cerimonie, dedicando all’Associazione la sua passione, la sua energia e
l’entusiasmo di un neofita. Anche se responsabile e capo di una Associazione viva, forte e numerosa, aveva il dono della
modestia.
- Era un Alpino.
Sapeva stare con le più alte Autorità dello Stato e con l’umile e semplice gregario. Viveva in piena armonia con tutte
le cessi sociali, con la sua diplomazia fata di schiettezza, di affabilità, di sincerità.
- Era un Alpino
Equilibrato, sapeva valutare le varie situazioni che un organizzazione così potente poteva creare e decideva col tatto e
col tratto di un gentiluomo. Organizzatore infaticabile, portava sulle spalle il peso enorme del Centenario, ma lo aveva
risolto col suo sorriso.
- Era un Alpino.
Il 19 dicembre, dopo la Messa per la Divisione «Julia», ove fu ricordato, il Consiglio Direttivo Nazionale sì è riunito.
Nella grande sala aleggiava la malinconia, la tristezza, la commozione perchè ogni cosa ci parlava di Lui.
Aveva pensato a tutto ed a tutti: il regalo a Bertagnolli per l’onorificenza a Commendatore; il regalo a tutti i
Consiglieri del quadro di Perrucchetti, con dedica di suo pugno, portante la data del 1 gennaio 1972. Ci siamo guardati
in faccia con gli occhi luccicanti.
Abbiamo perduto un Capo, un amico un vero Alpino.
Al suo posto, sul tavolo della Presidenza, c’era il Tricolore, il suo amato Tricolore e un mazzo di fiori.
E abbiamo pianto.
A. PIASENTI
Consigliere Nazionale