NOTIZIE |
Febbraio 1973 |
CONVOCATA L’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI. DELEGATI
A norma dell’art. 11 del regolamento sezionale, l’Assemblea Ordinaria dei Delegati è convocata in Conegliano per il
GIORNO 18 (diciotto) FEBBRAIO 1973 ad ore 8 (otto) in prima convocazione, e ad ore 9 (nove) in eventuale seconda
convocazione, nel la sala riunioni della Parrocchia di S. Pio X in Via E. Torricelli (di fronte alla Caserma S. Marco)
per la trattazione del seguente ordine del giorno:
- Verifica poteri
- Nomina Presidente e Segretario dell’Assemblea e di tre scrutatori
- Rendiconto morale 1972
- Relazione revisore dei conti
- Approvazione bilancio consuntivo 1972 e preventivo 1973.
- Relazione Direttore del giornale «Fiamme Verdi».
- Designazione Delegati all’Assemblea Generale dell’A.N.A.
- Approvazione quota sociale 1973
- Nomina di tre revisori dei conti e di tre probiviri
- Elezione di 13 Consiglieri
Mario Altarui non è un giornalista di carriera e nemmeno un pubblicista in pianta stabile di qualche agenzia acclamante;
però quando amore spira sa scrivere un libro di gagliardo entusiasmo per la sua Terra e d’intensa compassione per i suoi
conterranei morti per la patria nella categoria Alpini alla quale anche lui appartiene.
Che non sia un giornalista di carriera lo si vede a colpo d’occhio quando usa termini modesti e sinceri come Guerra
1915-18, Grande Guerra, Guerra Europea rifiutando l’altro termine falso e impetuoso oggi usato dai giornalisti di
carriera per far più colpo sugli ignoranti; perché si sa che a dire Prima Guerra Mondiale si spaventa di più che non a
dire Guerra Europea. Semplicemente.
Che non sia un pubblicista in pianta stabile lo si capisce dal modo con cui prende passione a raccontare - come di
nascosto - certe azioni di guerra d’altezza superiore senza incendiare il lettore coi fuochi artificiali della
pubblicità.
*
Di libri sulla Guerra Europea ne abbiamo una strage e chi oggi volesse scriverne un altro non dovrebbe far altro che
rubare, rubare e poi rubare il già rubato e strarubato dagli altri. Ma allora come avrà fatto l’Altarui a scrivere
questo libro senza rubare?
Piano. Qui bisogna intenderci. Altarui ha voluto, parlandoci delle PENNE NERE TREVIGIANE NELLA GUERRA 1915-18, far
sapere soprattutto che la Provincia di Treviso ha collocato quasi mille dei suoi Alpini sotto terra durante quella
guerra, come da elenco dei Caduti che sembra un catalogo riportato in fondo al libro. E ogni Caduto ha la sua paternità.
Bello questo coraggio, oggi come oggi, di onorare anche i padri rischiando delle seccature!
Ora per fare il suo libro l’Altarui non ha avuto bisogno di rubare; gli è bastato un rapidissimo sunto degli avvenimenti
bellici lungo tutto il fronte dallo Stelvio al mare ricavato dai Bollettini di Guerra per combinano alle notizie avute
dai familiari dei Caduti, dai Municipi della Marca Trevigiana, dai marmi collocati sulle facciata delle chiese
parrocchiali. Perchè si tratta di un libro del tutto originale, speciale, non comune a trovarsi, dove si nominano i
morti, direi, ad ogni riga ma senza dare l’oppressione che danno i riti dei morti che in un libro avrebbero subito fatto
scappare la voglia di leggere.
Io questo strano libro l’ho letto tutto con raccoglimento e con ammirazione per ciò che apprendevo; io che credevo di
sapere tutto sulle guerre di montagna. E così invece ho imparato cose che non sapevo, per esempio che l’Alpino del 7°
Pietro De Luca
- il difensore del Paterno - è della Provincia di Treviso ed è tuttora vivo nel suo paese di Valmareno.
Dunque il libro è ingranato così: si parte per la guerra il 24 maggio 1915 col primo morto trevigiano al 3 di giugno -
l’Artigliere da Montagna del 2° Pietro Ongaro di Giovanni da Cessalto - e si va avanti a furia di combattimenti fino al
3 novembre 1918 con l’ultimo morto trevigiano - l’Alpino dell’8° Beniamino Dalla Lana di Ferdinando da Montebelluna -
che sarebbero il primo e l’ultimo dei mille arcangeli degli Alpini Trevigiani che hanno fatto la Guerra Europea.
*
Il libro parla naturalmente anche delle audaci imprese degli Alpini Trevigiani tuttora viventi o deceduti negli anni
posteriori al 1918; però costoro sono quasi tutti posti, per così dire, in secondo piano lasciando il primo piano, anzi
il piano terra o meglio il piano sotto terra ai poveri morti;quando nemmeno la fossa o il burrone li poté ospitare come
capitò all’Alpino Vincenzo Colognese di Giovanni Vincenzo da Montebelluna di cui non fu possibile, sul Grappa,
recuperare la salma. Uno dei tanti trattati così dalla Nemesi .
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(pag. 152) - ...alle ore 15 gli Alpini vennero buttati all’assalto.
(pag. 250) - La lotta cessò e gli austriaci iniziarono la raccolta dei feriti mentre i cadaveri venivano buttati nel
vicino burrone.
Dal che si vede - parlandoci chiaro - che o da vivi o da morti era sempre un esser buttati via. Or qua
(all’assalto), or là (nel burrone).
Ma per forza ne mancarono tanti al contrappello!
*
Leggere un libro di questa razza (trevigiana), unico senz’altro, senza provare sofferenze, né vertigini, né malori o
malumori, ma anzi essere incalzati dalla voglia galoppante di continuare a leggere per sapere anche fatti e gesti ancora
ignoti, da la conferma che Mario Altarui è proprio come l’ho presentato in partenza; e cioè non è un giornalista di
carriera né un pubblicista ben piantato che sarebbero due mestieri ostili al suo serio ruolo di funzionario direttivo
della «Cassamarca» di Treviso.
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Mi dimenticavo di una cosa importante: della copertina del libro ricavata da un disegno di Piccardi.
E’ magnifica nel concetto. Si vede un mulo someggiato che guarda mesto, a testa bassa, il cadavere del suo povero
sconcio buttato là per terra come un sacco pieno di cose che non servono più a niente.
Per quanto ibrida e bastarda quella bestia con la sua pratica di guerra ha capito che razza di disgrazia è capitata al
suo povero Alpino.
EUGENIO SEBASTIANI
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Il libro (346 pagine, 150 fotografie ed illustrazioni) può venire acquistato, oltre che nelle principali librerie dì
Treviso, presso le sedi delle Sezioni alpine della provincia e i Gruppi ANA di Pieve dì Soligo e di Cison di Val marino;
può anche venire richiesto mediante il versamento sul c/c postale 9/26104 intestato: PENNE MOZZE - Periodico - c/o
Gruppo ANA - 31030 Cison di Valmarino.
L’offerta - minima di L. 3.000 - è a totale beneficio del Bosco delle Penne Mozze.
Sandro Prada ha raccolto in un libro romantico svariati suoi scritti quasi per dare una lezione all’alpinismo
trascendente di lega leggera. E in questo genere di lezione si è fatto aiutare prima da illuminati tipo Mummery, Javelle
e Rey; poi è venuto anche da me per un mio parere finale sul libro, parere non vincolante.
Io lo ringrazio tanto perchè venire da me anche soltanto in ultimo a cose fatte è una prova di affetto, di fede e di
coraggio.
L’affetto è evidente dopo 40 anni che ci conosciamo e siamo amici, la fede non lascia lacrime di pentimento, il coraggio
è da Alpino (di venire da me, lui che sa come sa di pepe lo pane mio).
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Dunque io ho letto il libro che mi è piaciuto tanto, soprattutto nel modo curioso di organizzare gli scritti in base
alla ragione, la forma, la specie, lo spirito e la verità; cioè in base ai cinque sensi che compongono il buon senso di
Sandro Prada, scrittore di montagna.
E per ogni senso ci ha fatto sopra delle ricerche. Dunque: ricerca della ragione, ricerca della forma, ecc. fino alla
ricerca della verità che sarebbe secondo il Prada, ma anche secondo me oltre che secondo i Padri Coscritti della
Montagna: poesia e nobiltà.
Egli infatti conclude le sue ricerche così dicendo:
Poesia e nobiltà informano l’azione dell’uomo che va in montagna. Questa azione si chiama alpinismo. E siccome la poesia
è diffusa dalle voci arcane della natura alpina ed è nobiltà intenderla, la conquista della montagna è, in ogni modo,
una conquista ideale, ossia spirituale.
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Ora io vorrei domandare all’amico Prada se ha trovato quello che cercava nelle sorprendenti modifiche ai piedi dei
monti, a mezza costa e in sulle cime che stanno diventando le corna del mappamondo. E domandargli se ha trovato una lega
più leggera della comitiva che nel settembre del bell’anno 1972 ha rovinato la pace di guerra di una celebre Forcella.
E se è riuscito, finalmente, a trovare un buco dove si possa ancora parlare di alpinismo romantico.
Eugenio Sebastiani
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Sandro Prada - Alpinismo romantico
Tamari Editori, Bologna.
Abbiamo avuto notizia che al nostro caro, stimato ed affezionato Capo Gruppo di Pieve di Soligo Cav. ALFREDO
BATTISTELLA, è stata conferita la ben meritata onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al merito della
Repubblica.
Alla nostra intima gioia si associano quanti conoscono l’animo e il cuore del «Vecio» Alfredo e formulano le più vive
congratulazioni e le più calde felicitazioni.
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Altra onorificenza che ci onora come Associazione e che premia una vita di lavoro, è quella concessa al socio del Gruppo
di Conegliano-Città GIORGIO PARISOTTO che ha ottenuto la ben meritata Croce di Cavaliere al merito della Repubblica.
Formuliamo all’amico Parisotto i nostri più vivi complimenti con tante sincere felicitazioni ed infiniti auguri per la
sua attività di industriale e di Alpino.
Al prossimo numero
Per mancanza di spazio ci troviamo costretti a rinviare, al prossimo numero, la pubblicazione di una cordiale lettera
pervenutaci dalla Sezione di Svezia dell’ANA, la relazione di Italo De Candido sull’«Anello del Comelico» dedicato alle
Penne Mozze nel Centenario delle Truppe Alpine, gli articoli sulle attività dei Gruppi di Conegliano-città e di S. Maria
di Feletto, l’anagrafe alpina e l’elenco delle offerte pervenute (e quelle che si aggiungeranno) a favore di Fiamme
Verdi e del Bosco delle Penne Mozze.