40° DI NIKOLAJEWKA |
Giugno 1983 |
Il drammatico e disperato attacco del 26 gennaio 1943, contro i Russi a Nikolajewka, comandato dal gen. Reverberi,
che ha spezzato l’accerchiamento dando modo ai superstiti, fra inenarrabili privazioni e sofferenze di raggiungere la
Patria, è stata ricordata con una grande adunata. La partecipazione delle Penne Nere è stata numerosissima ed esemplare.
Erano presenti il Presidente Nazionale avv. Vittorio Trentini e il Consiglio Nazionale con il Labaro. La nostra sezione
è stata rappresentata da un gruppo di soci, tra i quali il consigliere nazionale geom. Lino Chies, Teofilo Bonanni e
Telemaco De Nicolò, con il Vessillo.
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A Solighetto lo stesso giorno, 23 gennaio, organizzato a cura del locale gruppo sotto la spinta del loro capo cav.
Giovanni Pansolin, reduce di Russia e medaglia di bronzo, si è celebrata la ricorrenza con solennità.
La sezione era presente con il presidente prof. G. Vallomy, col vice presidente cav. Brunello, con le medaglie d’argento
reduci di Russia cav. Ampelio Rossi e cav. Olindo Battistuzzi, Andrea Marciano croce di guerra al valore, numerosi
alpini in rappresentanza dei gruppi con gagliardetti; presente pure il col. Vittorio Vettorazzo comandante delle forze
di Polizia presso il V Corpo d’ Armata di Vittorio Veneto e il sindaco di Pieve di Soligo.
La raccolta e suggestiva cerimonia ha avuto inizio con lo sfilamento dalla piccola piazza fino alla Chiesa, dove il
parroco don Francesco Casagrande ha celebrato la S. Messa solenne accompagnata dal coro locale.
Successivamente ci siamo recati al Monumento ai Caduti di tutte le guerre a deporre una corona di alloro, dove il
presidente sezionale ha brevemente così ricordato la tragica odissea del nostro esercito e in particolare degli Alpini:
«Quarant’anni fa, in questi giorni, nell’immenso spazio delle steppe russe, immerse sotto un enorme e spesso manto di
neve e ghiaccio, 1’8a Armata italiana viveva una delle più grandi tragedie della storia di guerra.» E continuò: «La
fame, il gelo e l’accerchiamento dei Russi stavano per sopraffare i soldati italiani. L’interminabile colonna arrivò a
Nikolajewka. Alle ore 15 circa del 26 gennaio del ‘43 il gen. Reverberi si è messo, alzando il braccio, a gridare il suo
incitamento: “AVANTI TRIDENTINA AVANTI”. E seguendo l’esempio del Grande Generale - Medaglia d’oro - gli Alpini aprirono
il varco nella disperata speranza di vedere i propri cari. Purtroppo è stata una battaglia tragica anche se gloriosa, e
che caratterizza l’intera campagna di Russia per la quale tra gli oltre sessantamila combattenti impegnati, i superstiti
furono 13.580, 7.571 i feriti e i congelati, mentre 41.000 furono i caduti e dispersi». Il presidente ha così concluso:
«Si sono scritti tanti libri su quella battaglia, tanti i racconti inediti dei superstiti, troppo grande l’epopea per
raccontarla tutta. Rendiamo omaggio, quindi, ai Caduti, ai Dispersi e a coloro che sono tornati».
Noi concludiamo ricordando una delle tante frasi dette da don Carlo Gnocchi - anche lui presente nella battaglia di
Nikolajewka - «I miei alpini sono incantevoli. Li si deve amare per forza come un padre ama i suoi figli. E non perchè
mi hanno salvato la vita ma perchè sono Alpini».
Chiusa la cerimonia, siamo stati invitati per una bicchierata presso la locale Scuola Materna.
R. Brunello