NOTIZIE |
Giugno 1984 |
Alla fine di novembre il generale Comandante della Brigata Alpina « Cadore » Jean ha lasciato il comando per trasferirsi a Roma per altri importanti incarichi, lo ha sostituito il generale Mocchi. Ai generali Jean e Mocchi auguri di buon lavoro.
Alla 15 edizione del Campionato Nazionale di Tiro a Segno, disputatosi quest’anno a Vittorio Veneto, il nostro
Presidente Nazionale dott. Leonardo Caprioli ha presenziato dopo aver visitato il Bosco delle Penne Mozze a Ci. son di
Valmarino.
Numerosi i dirigenti di varie sezioni che hanno voluto partecipare a quell’incontro. La nostra sezione è stata
rappresentata dal presidente prof. Giacomo Vallomy e dal vice presidente cav. Renato Brunello, che hanno approfittato
dell’occasione per intrattenersi con il dott. Caprioli
in un amichevole e cordiale colloquio, al quale siamo grati per aver puntualmente accolto l’invito a presenziare alla
nostra manifestazione indetta per giugno 1985 in occasione del 60° di fondazione e a pronunciare il discorso ufficiale.
Complimenti a tutti gli addetti ai lavori della sezione di Vittorio Veneto che, oltre ad una perfetta organizzazione,
hanno provveduto ad allestire uno stand gastronomico a servizio di tutti i presenti. Molto bene si sono comportati tutti
coloro che hanno gareggiato.
All’Assemblea Nazionale dei Delegati della nostra associazione, tenutasi a Milano lo scorso 20 maggio, il geom. Luigi
Casagrande, vice-presidente della sezione di Treviso, è stato eletto alla carica di Consigliere Nazionale, in
sostituzione del nostro benemerito socio geom. Lino Chies, al quale noi tutti desideriamo riformulare i ringraziamenti
per l’opera fattiva e generosa in seno alla nostra Associazione ed alla nostra sezione, con la certezza che egli sarà
ancora al nostro fianco.
Il prestigioso ed impegnativo incarico conferito al geom. Luigi Casagrande, premia la fervida attività associativa, che
svolge da parecchi anni quale vice-presidente della sezione di Treviso e fondatore e presidente del Coro A.N.A.» di
Oderzo.
Il Comitato di redazione di « Fiamme Verdi « si associa al Consiglio Direttivo della sezione nell’esprimere al neo
eletto le più sentite felicitazioni e gli auguri più fervidi per un proficuo lavoro a favore della nostra Associazione.
Anche all’ adunata sezionale trevigiana, svoltasi a Biadene di Montebelluna il 16 settembre, in occasione
dell’inaugurazione della nuova sede del gruppo, una delegazione della nostra sezione con Vessillo, portato dal cap. Nino
Geronazzo e scortato dal vice presidente Renato Brunello, seguito da alcuni soci del gruppo « M. O. Maset » con
gagliardetto, ha presenziato con grande interesse.
A tale manifestazione egregiamente organizzata, hanno preso parte pure il gen. Valditara, il presidente della sezione di
Udine comm. Masarotto, il vice presidente di Padova col. Stella, il direttore dell’agenzia Sip di Treviso ing.
Tagliapietra, il quale ha ricordato il compianto alpino cav. Emilio Poloni, a cui si deve la realizzazione della o Casa
Alpina » di Biadene, generosa eredità testamentaria tramite i figli e la consorte, agli alpini del gruppo.
L’opera, che è stata possibile anche per il contributo manuale degli alpini, ha messo in evidenza, ancora una volta, il
nutrito spirito sociale delle penne nere; perché non costruiscono il proprio habitat solo per i loro incontri, ma anche
per offrire agli amici una ragione del tempo libero impiegato ad alimentare il rapporto fraterno di convivenza. La Messa
è stata officiata dall’ex cappellano militare don Vittorio Poloni.
Attorniati da una numerosa folla di cittadini, molti sono stati gli alpini presenti con i gagliardetti; parecchie le
autorità civili e militari che hanno onorato con la loro partecipazione il convegno; felici le esibizioni della banda
musicale di Montebelluna e della fanfara alpina.
Interessanti sono stati i discorsi pronunciati dal presidente della sezione di Treviso comm. Cattai, dal gen. Valditara
e dal sindaco dott. Adami.
Possiamo asserire che certi impulsi umanitari sono all’ ordine del giorno dei nostri gruppi.
Durante l’annuale pranzo sociale del gruppo Conegliano-Città - al quale ha partecipato il nostro presidente prof.
Vallomy con la sua gentile signora - l’enot. Piero De Zan ha riferito che il gruppo, fedele al motto « armati come siamo
di fede e di amore fraterno «, ha voluto tradurre la propria fede cristiana con un gesto di amore, anche se di modeste
proporzioni in relazione al bisogno, verso coloro che soffrono e muoiono di fame, inviando la somma di 2.450.000 agli
indigeni dell’Africa, tramite don Vittorio Pastori - meglio conosciuto per « don Vittorione » - da poco ordinato
sacerdote. La somma è stata integrata con denaro che doveva esser speso per l’acquisto di doni da distribuire alle
signore presenti al pranzo.
Anche gli alpini di S. Lucia di Piave sono stati esemplari per la sensibilità dimostrata nei confronti della loro
concittadina Ornella Maset, raccogliendo denaro per contribuire alla spesa sostenuta per l’operazione chirurgica
occorrente alla giovane, affetta dal Morbo Cronz » (deformazione mandibolare, nasale ed oricolare) eseguita a Parigi dal
luminare prof. Terrier.
Pure il nostro periodico « Fiamme Verdi » ha partecipato al concorso nazionale « Stampa Alpina » organizzato dal
gruppo alpini di Rodengo Salano con il patrocinio del « Giornale di Brescia ».
A riconoscimento del nostro modesto contributo nel contesto della formazione e divulgazione dei periodici alpini,
abbiamo ricevuto un attestato significativo e simpatico: una penna nera dì metallo posta su di una piccola roccia e un
simpatico diploma.
Cogliamo « la palla al balzo », anche se corriamo il rischio di annoiare, per ritornare sull’argomento della
collaborazione che ogni gruppo dovrebbe dare, a far sì che il nostro giornale acquisti maggior interesse e ... vengano
rispettati i tempi.
Qualcosa si è fatto, ma è ancora troppo poco.
Perché? «Cossa vàtu a far?!» Una domanda che è quasi una sorpresa, meraviglia, stupore.
Come spiegarlo a chi non è alpino?
Fino a sabato mattina ero ancora in forse, Poi ho telefonato « per sapere come andava con la corriera » ...: ho trovato
un posto l’ultimo — e non ho potuto che dire: « Allora siamo al completo! ».
All’Adunata si va, certo di trovare amici, sperando di trovare gli amici, fiducioso di farti degli amici.
Magari piove,’ magari la gente del posto non si vede, magari hai la sensazione — spiacevole
— di essere molto «ospite » ...; magari l’organizzazione ha sbagliato il calcolo dei tempi, e cambiato, all’ ultimo
momento, la strada dove si fa l’ ammassamento.
Magari torni un po’ deluso che tutto non sia andato come a Verona, o a Genova, o a Trieste, o prima ancora.
Ma non puoi non pensare che hai rivisto il friulano Martinuzzi di Sequals, che ti ha dato notizia di quelli che hai
conosciuto al cantiere; hai visto in faccia Tonio Mainelli di Boiano, si, il falegname, che accompagna la civiltà del
suo mestiere antico con la parlata, civilissima, di chi usa il voi, pur nella cordialità del rapporto, hai conosciuto il
Fontanelli, raro bolognese in giro la sua città, che ti pianta lì, in ostaggio ed a controllarti, quasi, il suo amico,
per correre a prenderti due stupende bottiglie di albana, « pigiato coi piedi », perché ha visto che eri rimasto in
secca con i quattro che mangiavano con te
Sf umano allora le impressioni negative, il filo di delusione: anche questa volta hai ricevuto — e dato, forse —
qualcosa; hai vissuto la tua adunata in modo giusto, che è quello di incontrarti con la « tua » gente — friulana,
lombarda, o molisana, o bolognese, o di dove che sia.
Ti sei arricchito, ancora, di un rapporto umano brevissimo, ma non per questo trascurabile e dimenticabile; hai colto i’
attimo passeggero del calore degli uomini.
E se mentre eri all’adunata l’amico Sansoni, colonna del tuo gruppo e della sezione, come altri prima, in sordina, «se
la batéva» (come talvolta gli piaceva dirti), porterai il tuo cappello ancora il giorno dopo, per salutano, per dirgli
di Udine, per dargli appuntamento — come sempre, assieme a tutti — alla prossima, magari a La Spezia.
Si vive anche di cuore e nel cuore
« Cossa vàtu a far, all’adunata?! ».
« A star co i me’ amissi .. . ». No ti par che basti?
C. F.
Nello scorso settembre a Belluno, nella caserma « Salsa » del vecchio 7° Reggimento Alpini, il Gen. Luigi Poli,
Comandante del IV Corpo d’Armata Alpino, ha voluto incontrare ufficiali, sottufficiali, giovani in armi e rappresentanti
delle Sezioni A.N.A. vicine alla Brigata « Cadore » per il saluto di commiato.
Il Gen. Jean, Comandante della Brigata Cadore, ha sottolineato il particolare vincolo che ha sempre legato alla Brigata
il Gen. Poli, già Comandante del 6° Reggimento Art. Mont. e fin da allora socio della Sezione A.N.A. di Belluno.
Nella sua risposta il Gen. Poli ha, con lo stile chiaro e sintetico che gli è con geniale, posto in risalto i positivi
cambiamenti che hanno coinvolto anche le Truppe Alpine, modificandone in parte mezzi e modalità d’impiego, anzi
migliorati e adeguati alle nuove esigenze, senza mai però intaccarne lo spirito che le lega alla Storia passata e alle
sue più profonde e genuine tradizioni.
Le Truppe Alpine hanno dunque un’anima che, nelle pur mutate situazioni d’ impiego, le rende uniche, inimitabili e
insostituibili!
Ad un brindisi con tutti i presenti, ha fatto seguito una colazione presso il Circolo Ufficiali della Brigata Cadore.
Al termine il Gen. Poli ha singolarmente salutato i rappresentanti delle Sezioni A.N.A., donando a ciascuno un suo
ricordo.
Al Gen. Poli vada l’augurio più sentito e sincero per il suo nuovo alto incarico quale Comandante della Regione Militare
Tosco-Emiliana.
Hanno rappresentato la nostra Sezione il vice presidente Brunello, il geom. Chies e il cap. Geronazzo.
quel che noi se vergogna:
de ver fat el soldà
de parlar in diaeto
de esser itaiian e galantomo
de metter el capel co le ora
de ndar in cesa se vol
e in ostaria sei pol
ma da far tut a testa alta.
E inveze al se vergogna:
de robar co i no o vede
e sbaregar co i no io sente
de desmentegarse dei so veci
de quel che i ha fat e quel che i ha dit.
Parchè al sa:
lavorar e ver cor par tutti
esser serio co ocore e
far baldoria co ghe piase
che in tutti se fa tut
basta che ognun i se tire su le braghe
e anca che chi ride e canta in compagnia
nol mette bombe ne nol spara
par le strade par copar
femene, boce e omeni giusti !
A ricordo del tanto amato prof. Giulio Salvadoretti.
Gli alpini quando l’anno vecchio muore e quello nuovo sorride brindano e cantano. Bevono vino bianco senza bollicine
nei bicchieri di ferro e tra le dita, su quei bicchieri, si legge E. I., esercito italiano. Anche gli alpini sono
contenti la notte del 31: sanno che nell’anno che comincia il servizio militare finirà.
E allora vanno dove nessuno li può cercare: lasciano la garitta fredda della sentinella, escono dalle cucine, dalle
caldaie, dal centralino e dalle camerate e vengono in infermeria. Mettono il lettino bianco in mezzo allo stanzone, lo
coprono di bicchieri di ferro in fila. E poi aspettano. Si raccontano cose strane di morose, si dicono che sarebbe bello
essere a casa, ma pensano anche che quelli dell’alto Friuli, con la neve, stanno peggio e pensano quanti sono gli alpini
che stasera scappano per brindare con bicchieri ammaccati. Qualche alpino ride, qualcuno ascolta, uno ha già bevuto
tanto prima di arrivare, uno fischia, uno pensa alle fotografie: le farà vedere al suo bambino e gli dirà: « Guarda il
papà che una volta aveva la barba . . . ». Si aprono le finestre e da ogni finestra qualcuno canta la stessa canzone si
diffonde a tutta la caserma e l’ufficiale di turno fa finta di non sentire perché non li vuole punire.
Poi viene la mezzanotte, gli alpini appoggiano i bicchieri di ferro e si abbracciano.
Renzo