ASSEMBLEA SEZIONE DEI DELEGATI |
1985 |
A seguito avviso di convocazione, con allegate le rispettive deleghe, diramato dalla presidenza della Sezione in data
19 gennaio 1985, il giorno 10 marzo ha avuto luogo in Conegliano presso la sala riunioni della Parrocchia Pio X, sita in
Via Torricelli, l’Assemblea ordinaria dei Delegati per discutere e deliberare il seguente
ORDINE DEL GIORNO
1° - Verifica dei poteri;
2° - Nomina del Presidente, del Segretario dell’ Assemblea e di almeno tre scrutatori;
3° - Rendiconto morale della Sezione per l’anno 1984;
4° - Esposizione ed approvazione del rendiconto consuntivo
1984 e bilancio preventivo per l’anno 1985;
5° - Relazione sui periodico «Fiamme Verdi»;
6° - Relazione dei Revisori dei conti;
7° - Discussione sulle relazioni;
8° - Quota sociale 1986;
9° - Nomina dei Delegati (otto) all’ Assemblea di Milano;
10° - Elezione mediante votazione del Presidente. Il presidente Vallomy termina il
mandato: scade ed è rieleggibile;
11° - Elezione mediante votazione di n. 5 consiglieri in sostituzione dei sigg.: Battistuzzi Olindo, Berlese Ezio,
Brunello Renato, Cancian Antonio e Gava Domenico, scaduti e rieleggibili.
L’Assemblea andata deserta in prima convocazione alle ore 8 è stata dichiarata valida in seconda convocazione alle ore
9, per la presenza in persona e per delega di n. 151 Delegati su n. 151 aventi diritto.
Constatata la validità dell’Assemblea e delle delibere, il presidente Vallomy, dopo aver rivolto un saluto ai presenti,
invita i Delegati a nominare il Presidente e il Segretario dell’Assemblea, nonché i tre scrutatori.
L’Assemblea nomina quale Presidente il prof. Desiderio Viezzer, segretario Steno Bellotto e quali scrutatori vengono
nominati i soci Carlo Breda, Guido Ghirardi e Michele Pilla.
Dopo aver ringraziato per la fiducia accordatagli il Presidente dell’ Assemblea invita i Delegati ad ascoltare la
lettura dei verbale d’ assemblea dello scorso anno.
Intervengono i Delegati riferendo di darlo per letto ed ascoltato, in quanto ampiamente relazionato su «Fiamme Verdi»
ed all’ unanimità lo approvano.
Ha così inizio l’Assemblea vera e propria ed il Presidente prima di passare la parola al prof. Vallomy per la relazione
morale, avverte i convenuti che il punto l viene volutamente saltato in quanto la verifica dei poteri verrà fatta numeramente e nominativamente all’atto della consegna delle schede di votazione.
Prende così la parola il Presidente Vallomy che così si rivolge ai convenuti:
«Alpini carissimi, vi prego di stare seduti anche se vi devo dire delle parole tristi: la Famiglia Alpina d’Italia è
in grave lutto. Non è una notizia che ignoravate ma penso che dovere di gratitudine e d’ ffetto per Franco Bertagnolli,
alpino scomparso o andato avanti, come siamo usi dire noi, il 3 marzo, debba essere ricordato in questa riunione.
La personalità di Bertagnolli che per nove anni ha guidato con mano esperta e abile, e dura talvolta perché così ci
vuole, le vicende della famiglia alpina, ci ha lasciati.
La Provvidenza ha voluto così. Ma noi dobbiamo promettere alla Sua memoria di non dimenticare l’opera Sua, che si è
rivelata veramente eccezionale durante il cataclisma disastroso del Friuli e successivamente anche nell’Italia
Meridionale. Franco Bertagnolli non solo ha tenuto alto il prestigio degli Alpini, che ha guidato in questi ultimi anni,
ma ha acquistato credito ed ha fatto acquistare credito all’ Italia anche all’ estero; prova ne sia i 50 e più miliardi
che gli Stati Uniti d’ America hanno stanziato per i fratelli friulani colpiti dal sinistro terremoto; miliardi che sono stati
affidati all’amministrazione di Franco Bertagnolli per la fiducia verso gli Alpini.
E’ un grande gesto, credete! E’ un gesto che vale più di una medaglia d’oro perché con i tempi che correvano e che
corrono, guadagnare la fiducia della gente che ci guarda dall’estero, è veramente una grande benemerenza.
Franco Bertagnolli, presidente nazionale dell’A.N.A. dal 1978 al 1981, ha raggiunto le migliaia di Penne Mozze che con
la sua attività ha contribuito ad onorare e ricordare in vita: un collasso, a 74 anni, lo ha stroncato all’Ospedale di Trento.
La nostra Sezione ha partecipato alle onoranze funebri con il Vessillo, due-tre gagliardetti e una decina di alpini; uno
dei quali mi ha riferito che è stata una grossissima assemblea, quasi un’Adunata Nazionale, tanta era la partecipazione
ai Suoi funerali.
A Franco Bertagnolli, con animo riverente e commosso ed ai nostri alpini deceduti in quest’anno, dedichiamo un minuto
di silenzio.
Per dar modo e maggior tempo all’Assemblea di discutere gli impellenti problemi che gravano su di noi in questo periodo,
la mia relazione sarà piuttosto succinta. Non mi soffermerà, come per il passato, che era giusto fare, su molti
particolari riguardanti la vita dei Gruppi. D’ altra parte niente dovrebbe essere ignorato al fedele lettore di «Fiamme
Verdi».
Le «Fiamme Verdi», anche
con il costo piuttosto gravoso e
le difficoltà di compilazione o
redazione, benché la buona volontà del responsabile Vice Presidente Brunello; le «Fiamme Verdi» risultano utilissime perché ci servono da
collegamento; ci servono da comunicazione su notizie e attività che riguardano i Gruppi ed anche della Sezione intera.
Pertanto, sono certo, che gli avvenimenti e le cronache dei Gruppi, penso che voi non li ignoriate.
Tuttavia, anche quest’anno, è bene che io sottolinei la riuscita di tre manifestazioni che hanno messo, e che sono state
la prova, come per il passato, della volontà degli alpini di manifestare il loro entusiasmo per la collettività, per i
problemi sociali e per la vita del loro Paese.
Mi riferisco in modo particolare alla manifestazione del 27 maggio. E’ qui presente il responsabile di 30 anni di vita
del Gruppo di Soligo, a cui oggi rinnoviamo il nostro grazie per la fatica e per l’entusiasmo con cui ha guidato il suo
Gruppo. Il 27 maggio, come dicevo, ha festeggiato il suo 30° anno di fondazione il Gruppo Soligo, con la felice idea di
inaugurare una bellissima casa degli alpini, una sede veramente degna; che anche ultimamente ho avuto occasione di
visitare: dove oltre al calore umano e del caminetto abbiamo gustato anche del buon vino. In quell’occasione c’è stato
anche il cambio della guardia, il cambio delle responsabilità: il cav. uff. Viezzer ha ceduto la stecca all’arch.
Calderari, a cui pure rinnoviamo le nostre congratulazioni ed i nostri auguri.
L'anno che è finito, il 1984, è stato dichiarato l’anno del Tricolore. Degnamente il Gruppo San Vendemiano, il 2 e 3
giugno, ha festeggiato il Tricolore chiamando a raccolta le scuole, la cittadinanza e gli Alpini in massa. Comunque le
celebrazioni del 2 e 3 giugno, a cui ho partecipato con entusiasmo, sono riuscite molto bene, e rinnovo ai responsabili
di questo Gruppo il nostro ringraziamento per aver così bellamente festeggiato il Tricolore.
Il Tricolore è stato festeggiato anche a Solighetto, con una festa un po’ più modesta ma comunque molto sentita.
Il Tricolore è stato celebrato anche da parte della Sezione per iniziativa di alcuni soci, che hanno persuaso noi ad
offrire alla scuola «Brustolon» di Parè, la Bandiera che ancora la scuola non aveva: una cerimonia semplice ma
educativa per i 700 ragazzi che hanno partecipato a quella celebrazione.
Il Tricolore è stato celebrato anche a Trieste, nell’Adunata Nazionale, e qui possiamo dire che è stato un tema sentito
e penso che non sarà mai dimenticato, se terranno fede coloro che sono responsabili dei calendari delle feste ufficiali
e civili del nostro Paese. Terranno fede ai telegrammi che abbiamo fatto mandare da tutti i Sindaci, affinché sia
veramente messa in calendario la «Festa del Tricolore».
Il 1 ottobre terza celebrazione che ha dato un notevole senso di patriottismo e di unione fra gli Alpini della nostra
Sezione, e anche di altre Sezioni: la fondazione ufficiale del Gruppo Conegliano - Medaglia d’ Oro Pietro Maset, la cui
celebrazione è stata un documento di grande sensibilità e di perfetta organizzazione. Nomino Carlet e nomino il m.llo
Longhino quali responsabili e tutti i loro collaboratori per la loro opera. Qui dovrei porre fine alla enumerazione di vicende sezionali, per sezionali
intendo la visita che abbiamo fatto anche a Susegana, dove è in gestazione la sede del Gruppo Alpini; è stato un
anticipo incoraggiante e mi pare che quest’anno dovrebbe avere il battesimo ufficiale.
Tutti i Gruppi hanno dimostrato in genere grande vitalità e penso che nell’aprile dello scorso anno, abbiamo capito
tutti l'impegno che andavamo prendendoci per la responsabilità del «Sessantesimo».
In aprile è stato ufficialmente insediato un Comitato per lo studio delle celebrazioni del 60°, comitato presieduto da
Bozzoli che gentilmente ha accettato e
che con grande generosità ha guidato fino adesso tutti i lavori che sembrano essere promettenti,
questo con la collaborazione del V. P. Brunello e con l’approvazione morale del sottoscritto.
Il tema della nostra festa per il 60° sarà trattato diffusamente dai responsabili del comitato ed anche dal geom. Chies
e per questo, credo sia doveroso, ceder presto loro la parola.
Una raccomandazione voglio fare, finendo questo mio «predicozzo», che vuol essere l’espressione affettuosa di un
padre, perché con l’amico Soravia possiamo considerarci i vostri padri se non i vostri nonni, ebbene consentite che vi
dica qualcosa che rimanga nel cuore al di sopra delle apparenze: “La Famiglia Alpina è una famiglia dalla quale bisogna
bandire lo spirito di gelosia e malevolenza fra soci. L’ Associazione deve essere sempre la scuola della bontà, della
sincerità e della nobiltà d’animo,
questo è l’augurio che vi fa il presidente uscente».
Il Presidente dell’Assemblea dopo aver ringraziato il presidente Vallomy per l’esauriente e circostanziata relazione,
passa al 4° punto dell’Ordine del giorno e cede la parola al tesoriere, V. Presidente cav. G. Battista Bozzoli, per l’esposizione della relazione finanziaria.
Bozzoli: «Dopo la relazione
finanziaria vorrei continuare la relazione morale del Presidente, in quanto mi ha chiamato in causa. Signori Delegati,
amici capo-gruppo, alpini. Due anni fa ho avuto l’incarico di coordinare le varie iniziative intraprese per celebrare
il 60° di fondazione della Sezione. Il Comitato per il 60° ha proposto, e il C.D. ha preso, una serie di iniziative che
quando saranno portate a termine sicuramente rimarranno nella storia della Sezione e degli Alpini.
1° - Perché ne sia un ricordo in modo duraturo di questo anniversario, sta per essere realizzato, in Comune di Mareno di
Piave, un laboratorio di lavoro guidato che inaugureremo ufficialmente venerdì 7 giugno e lo consegneremo all’Istituto
«La Nostra Famiglia».
2° - Affinché la dedizione e l’impegno di coloro che ci hanno preceduto non cadessero definitivamente nell’oblio, è in
stampa un libro che raccoglie la storia della Sezione e dei Gruppi in questi 60 anni.
3° - Per le future generazioni, affinché il nome alpino non sia per loro solo qualcosa di folcloristico, in
collaborazione con i vari Istituti, gli studenti stanno realizzando componimenti e disegni sul tema: “L’Alpino e la
montagna“.
4° - La cittadinanza onoraria al Gruppo di Artiglieria da Montagna che porta lo stesso nome della nostra Sezione, della
nostra città.
5° - Il giuramento solenne delle reclute del Btg. Vicenza, nello stadio comunale di Conegliano.
6° - Il raduno dei veci e dei reduci del Gruppo artiglieria da montagna «Conegliano .
7° - Una serata di Cori con la partecipazione del Coro della Brigata «Julia», il Coro A.N.A. di Vittorio Veneto ed il Corocastel ed infine
l’Adunata degli Alpini.
Come vedete molte sono le cose che stanno bollendo nella grande pentola della Sezione.
Celebrare 60 anni di vita della Sezione è senz’altro un traguardo che deve anche poter essere un punto di riferimento
per le nuove generazioni.
Abbiamo molto discusso in merito ai soldi e su come fare, sono convinto che una associazione non viva in misura di
quanto conta nella propria cassa, ma di ciò che lo spirito riesce a coagulare nei soci, da farne una sola grande
famiglia.
Certo i soldi servono, ma sono sicuro che con la buona volontà ognuno di noi saprà inventare il modo di raggiungere lo
scopo. Siamo eredi e custodi delle glorie che gli Alpini hanno scritto in 119 anni, che si chiamano: Ortigara, Tofane,
Albania, Grecia, Russia, Longarone, Cado re, Cima Vallona; ed in 66 dell’Associazione si chiamano Friuli, Irpinia e
tutte quelle piccole cose che non conosciamo e che quotidianamente gli Alpini sanno fare per il prossimo. Ciò che noi
stiamo facendo renderà più ricca la storia degli Alpini d’ Italia.
Non mi dilungo ulteriormente, più dettagliati e precisi saremo, ognuno per quanto gli compete, quando sarà aperta la
discussione sulle relazioni, che mi auguro sia serena, concisa e approfondita.
Spero di ritrovarci ancora a manifestazione conclusa e mi auguro che quello spirito alpino che agisce su di noi non
venga mai meno, così mai svanirà in noi la gioia di fare qualcosa per la società e per i più deboli, e che in sostanza è
amare la Patria».
Il prof. Viezzer ringrazia il cav. Bozzoli per l’oculata esposizione del rendiconto e del bilancio preventivo, nonché
per la relazione dei revisori dei conti e la toccante filippica, e ritorna la parola al Presidente Vallomy che vorrebbe
aggiungere qualcosa alla sua precedente relazione. Infatti comunica ai presenti l’avvenuta consegna, dono del
cappellano sezionale Mons. Pivetta, dell’ altare da campo, del Messale e dei Paramenti Sacri al cav. Ernesto Visentin.
Comunica ai Delegati che quest’ anno la Sezione si è arricchita di tre nuovi «Cavalieri» che sono: il suo ex-allievo e
già V. Presidente l’enot. Luigino Basso, il Capogruppo di Mareno Francesco Salvador e il dirigente della Taverna Mario
De Marchi.
Riallacciandosi alla bella esposizione del programma per il 60°, comunica che fra gli interventi generosi la
sala del 60°, così è stata chiamata, è stata arricchita da mobili regalati dal comm. Battistella, il quale ha pensato
anche alle condizioni climatiche in cui
il Comitato lavorava regalando una stufa catalitica; un grazie particolare vien fatto anche a Giuliano Casagrande per il
contributo di 12 poltroncine, due tavoli ed un tavolino e per la moquette.
Viene quindi la volta di passare al punto 5° con la relazione sul periodico «Fiamme Verdi» che viene fatta dal
presidente di Redazione cav. Renato Brunello.
Al termine il Presidente dell’ Assemblea che il punto 6° (relazione dei Revisori dei conti) non verrà trattato in quanto
incluso già precedentemente dal cav. Bozzoli nella sua relazione finanziaria. Cede quindi la parola al geom. Chies che
dovrà relazionare i Delegati sui lavori in atto.
Chies: «A seguito della decisione del C.D.S. di ampliare il laboratorio di lavoro guidato della Nostra Famiglia, mi
sono assorbito l’incarico per la sua realizzazione.
Il Gruppo Ogliano mi ha assecondato ed in due giornate lavorative abbiamo recuperati due prefabbricati per una
superficie complessiva di 130 mq, detto materiale è stato depositato in un capannone della ditta Sermet in attesa di essere posto a dimora. Cominciò quindi la
lunga serie di sondaggi burocratici dalle autorità competenti che hanno dato la loro autorizzazione per l’installazione. Non così si può dire dell’ufficiale sanitario che bloccò il progetto.
All’alpina reagiamo con immediata decisione e predisponiamo che l’edificio fosse realizzato in muratura tradizionale.
Rifacemmo i progetti, grazie al geom. Loschi, le pratiche e quant’ altro necessario e con un semplice passa parola
cominciammo a questuare materiali e manodopera in ogni direzione.
I lavori sono cominciati bene con il grande aiuto iniziale dell’ impresa Gai, e stanno proseguendo con grande e totale
soddisfazione. Oggi, mentre noi siamo riuniti in Assemblea, nel cantiere ci sono 12 alpini. Come vedete tutto sta
procedendo per il meglio, grazie soprattutto all’ impegno, all’ assiduità e alla dedizione di tre alpini che ho l’obbligo di citare e di portare ad esempio: trattasi di Chies Remigio di San Fior, Manzato Attilio di Pieve di Soligo e
Dalla Coletta Lino di Ogliano, presenti tutti i giorni.
Con questo non intendo dire che gli altri non abbiano fatto nulla; un grazie a tutti, a tutti
quelli che sono intervenuti e a tutti quelli che interverranno.
Così continuando, e con molto sacrificio, arriveremo senz’altro entro il tempo stabilito.
Per quanto riguarda i materiali sapete che siamo sempre alle prese con i soldi, ho delle ottime prospettive e penso che
la spesa a carico della Sezione sarà molto limitata.
Ed ora consentitemi una relazione morale: Signor Presidente, signori Delegati, ringrazio innanzi tutto il Presidente
dell’ Assemblea per avermi dato la parola e l’occasione, e la più opportuna, di rivolgermi a questa qualificata
Assemblea rappresentante i nostri Gruppi.
Ecco quanto desidero esternarvi: trattasi dell’ampliamento di un fabbricato a Mareno di Piave da adibire a laboratorio
di lavoro guidato per handicappati e da donare, finito in ogni sua parte, all’ Istituto Secolare delle Piccole Apostole
della Carità con sede in Ponte Lambro ed operante in Conegliano sotto il nome «La Nostra Famiglia».
Il perché di quest’opera? Si chiederà qualcuno.
Quest’opera sociale porterà notevole prestigio e lustro alla Sezione Alpini di Conegliano. E’ stata decisa e voluta al
fine di porre una pietra miliare nella vita associativa, caratterizzando la ferma volontà degli Alpini di donare quanto
è loro possibile, alla società nella quale vivono, uno strumento, un bene, un immobile, cosa che possa essere usata
dalla società stessa a favore dei meno fortunati, contribuendo così ad alleviare in parte quei disagi che il destino
inferse a danno di alcuni uomini.
L’ opera intrapresa, grazie alla disponibilità ed al grande cuore di alcuni Alpini, ha bisogno, data la sua mole, dell’
aiuto materiale e morale di tutti gli iscritti, nessuno deve assentarsi!
Se non puoi prestare la tua opera perché non sei muratore, potresti però essere uno che offre la giornata lavorativa di
un muratore, o parte di essa; c’ è posto per tutti.
L’ impegno che la Sezione ha preso deve essere portato a termine entro il 7 giugno, data della programmata inaugurazione
e benedizione da parte di S. E. il Vescovo di Vittorio Veneto.
Ecco signori Delegati l’opportunità-dovere per noi, per voi e per i vostri rappresentanti, di dimostrare il
meglio dell’ alpinità della nostra Associazione. E come ? Lavorando in cantiere nelle ore libere, contribuendo
finanziariamente con generose e ben accette oblazioni, propagandando l’opera ai propri vicini ai fini di ottenere un
contributo, o in qualsivoglia altro sostegno od in mille altri modi.
Il tutto potrà dare quel risultato che ci siamo proposti, perché solo così potremo tenere alta la nostra penna e
sbraitare dovunque la nostra fede, la generosità e l’animo alpino che diciamo di possedere, ma che non sempre abbiamo
avuto l’occasione di poter dimostrare, inalberandoci spesso sulle glorie dei nostri avi.
Pertanto quest’ occasione non la dobbiamo perdere o trascurare, ed alla fine ognuno potrà dire:
realizzazione di quest’ opera ».
Sarebbe deludente per un Alpino doversi rammaricare e rimpiangere di aver perso il momento propizio per esternare alla
società la sua disponibilità di donare soprattutto la sua alpinità.
Concludo invitando tutti a riflettere su quanto ho esposto, in particolare rafforzare, il sabato e la domenica, la
squadra di lavoro, oppure contribuire nella maniera che gli sarà possibile ».
Il presidente dell’ Assemblea ringrazia i relatori augurando migliori fortune per tali realizzazioni; chiede ai Delegati
di voler anticipare il punto 10° (elezione mediante votazione del presidente della sezione).
Afferma che per «prassi» le votazioni vengono fatte con scrutinio segreto, ma che nulla vieta che ciò avvenga per
acclamazione o per alzata di mano. Pertanto egli propone ai Delegati di accettare o meno, — in considerazione anche che
nessun socio ha avanzato la sua candidatura a presidente — la riconferma a presidente del prof. Vallomy.
L’ Assemblea unanime accetta la proposta senza sollevare obiezioni, riconfermando per acclamazione Vallomy presidente
della Sezione.
Vallomy rivolge il suo saluto così: «Ero distratto dal trabocchetto che mi stava tirando Viezzer, avrei almeno alzato la mano! Sono commosso per la manifestazione d’ affetto e
di fiducia e spero di non tradirvi per quel poco che la Provvidenza mi darà per reggermi in piedi.
Penso che un giorno bisognerà che mi rassegni, pur rimanendo alla Famiglia Alpina in cui mi sono trovato bene ed ho
trovato comprensione. Aiutatemi a rappresentarla bene quando dovrà essere rappresentata. Aiutatemi, come sempre per il
passato, a far sì che la Sezione sia additata, come ha detto Chies, ad esempio di Alpinità ».
Si procede quindi alla discussione ed esaurimento dei rimanenti punti dell’ O.d.g.
Tutte le relazioni vengono approvate all’ unanimità, così pure viene stabilita la quota sociale nella forma sostanzialmente uguale all’ anno precedente.
Per l’Assemblea di Milano vengono nominati i seguenti otto delegati: Ernesto Visentin, Giacomo Vallomy, Floriano
Zambon, Igino Citron, Giuseppe Cadorin, Raimondo Piaia, Renato Brunello, Lino Chies, Antonio Dall’ Anese, Nini Geronazzo
e Luigi Rossetto.
Durante il Consiglio del 15 marzo sono stati assegnati gli incarichi, e pertanto il Direttivo è così composto:
presidente Giacomo Vallomy; vice presidenti:
Renato Brunello (addetto alla stampa alpina, redazione «Fiamme Verdi» e al Bosco delle Penne Mozze) e Giobattista
Bozzoli (tesoriere); segretario Michele Pilla; consiglieri: Luigino Basso, Antonio Cais (attività culturali),
Gianfranco Calderari, Lino Chies (protezione civile), Domenico Cusin, Antonio Dall’Anese, Antonio Dal Pos, Pietro De
Zan, Lionello Frare, Paolo Gai (incaricato ai lavori della sede e della chiesetta Madonna della Neve), Nino Geronazzo
(rapporti autorità civili e militari), Gilberto Loschi, Mario Maset (rapporti con i gruppi), Luigi Rossetto, Tarcisio
Stella,
Alfiere M. A. Olindo Battistuzzi; Revisori dei conti: Alfredo Battistella, Giovanni Carlet e Vittorio Padovan.
Probiviri:
Raimondo Piaia, Danilo Rusalen e Ferdinando Bortolotto. Addetto alla taverna Mario De Marchi, al gruppo sportivo Igino
Citron, al museo Mario Longhino, alla manutenzione del giardinetto Mario Basso. Direttore responsabile del periodico «Fiamme Verdi» prof. Mario Altarui.
A TUTTI BUON LAVORO.
S. B.
Personaggi di rilievo che determinano il buon funzionamento della Sezione sono, senza dubbio, i segretari e i
tesorieri. Ed è doveroso ricordarli, poiché i pochi avvicendandosi in questi sessant’ anni di vita associativa, hanno
svolto le proprie mansioni con encomiabile dedizione. E se una volta il disbrigo delle
pratiche » occupava poco spazio, oggi comporta invece un grande impegno; sia per i molti problemi inseriti nel contesto
di innumerevoli attività, che per l’importanza che la pratica burocratica assume. Il primo segretario del-
la nostra sezione - come è noto - è stato il cap. Giacomo Soravia, quindi Ruggero Colussi (non alpino), seguiti nell’
immediato dopo guerra da Guerriero Vascellari M.B., da Catullo Cremonesi, da Raimondo Piaia, da Virginio Gibin,
coadiuvati dai tesorieri Mario Altarui, Romano Thomas e Renato Brunello. Ma soprattutto chi ha dato una svolta al
delicato servizio di segreteria sono stati Battista Bozzoli e Steno Bellotto: ottimi segretari per molti anni, i quali
si sono dimostrati diligenti e precisi, anche per una loro naturale predisposizione.
E’ ciò di cui abbisognamo, anche se la «baracca» è andata avanti in modo soddisfacente e le iniziative non sono
mancate in questi ultimi tempi.
Bisogno di uomini nuovi, di nuove idee?
No (almeno a nostro giudizio scusandoci per la dichiarata presunzione di efficienza), ma opportunità invece di un
aggiungersi di forze umane e di un nuovo apporto di sagge ideazioni e di integrativi programmi.
Non si deve aver paura di chiedere chiarimenti né di offrire la propria opera per il progressivo incremento sezionale
che, come ognuno deve ammettere, è in atto come mai in passato.
In molte città ci sono ufficiali superiori che attaccano indirizzi sui giornali sezionali, avvocati che scrivono lettere
di segreteria, medici che curano il tesseramento, docenti universitari che collaborano al notiziario della sezione, ed
inoltre offrono la propria opera a favore dei soci nei singoli campi di competenza professionale. Ecco perché nessuno
deve temere di fare per la Sezione qualcosa anche di apparentemente umile perché tale espressione, per noi Alpini, non
deve sussistere come significato di umiliazione.
Sarà solo motivo di profonda soddisfazione l’aver fatto qualcosa di utile per la nostra Associazione, e pur essendo
differenti nei mezzi intellettuali e finanziari, pur essendo più o meno buoni, più o meno cattivi, pur avendo avuto sul
cappello un’ aquila di canutiglia d’ argento o d’oro oppure di pezza nera, abbiamo una tessera uguale e su ciascuna un «
bollino » che non si differenzia 1’ uno dall’ altro, ed ugualmente uguale, in modo assoluto, deve essere, in ciascuno di
noi, la coscienza alpina.
M.A.