A Trieste il 13 marzo 1960 incontro degli artiglieri del “Gruppo Conegliano” tra la città di Conegliano -
che consegnò otto argentee trombe - e la città di S. Giusto che consegnò le drappelle.
Penne Nere, Conegliano e Trieste costituirono un’unica famiglia in Piazza dell’Unità, fu una triplice e suggestiva
cerimonia che accomunò le Fiamme Verdi alle popolazioni dei due Comuni. La bella e tiepida mattinata favorì lo
svolgersi della manifestazione, che raggiunse momenti di alta commozione quando echeggiarono nella grande piazza gli
inni della Fanfara Alpina. Fu una giornata indimenticabile per il “Gruppo Conegliano” del 3° Artiglieria di Montagna,
al quale furono donate da otto studentesse coneglianesi, a nome della loro città, otto trombe argentee; le drappelle furono
consegnate da otto orfane di guerra triestine, accompagnate da otto bambine della Ginnastica Triestina a nome della
Sezione Alpini di Trieste. Rivestito dei paramenti sacri, il Vescovo mons. Santin benedisse il Gonfalone, il
Vessillo, le trombe e le drappelle. Gli Artiglieri contraccambiarono con medaglie d’oro ricordo e mazzi di
bellissime rose alle gentili offerenti. Foltissima la rappresentanza di coneglianesi, guidati dal sindaco prof. Da
Broi, dal presidente della sezione comm. Curto e dai vice presidenti avv. Travaini e cav. Daccò.
Il significato della giornata fu messo in risalto dal colonnello Apollonio, il quale rivolgendosi ai suoi artiglieri,
li esortò a rafforzare nei loro cuori il proposito di essere sempre degni della fiducia riposta in loro dalla forte
e schietta popolazione di Conegliano e dagli indomiti cittadini di Trieste. Il saluto della città di Conegliano tu
portato dal sindaco prof. De Broi, il quale rilevò che tutta Conegliano era presente con la sua generosità, con la
grazia, la fede e l’entusiasmo del suo popolo nella grande amata sorella Trieste. Quindi il dott. Timeus, presidente
della Compagnia Volontari Giuliani e Dalmati, ringraziò a nome dell’A.N.A. e della Federazione grigioverde il
3° Reggimento Artiglieria per aver voluto che la
cerimonia si svolgesse a Trieste. Dopo la consegna di medaglie ricordo ai promotori della manifestazione da parte del
col. Apollonio e gli onori resi ai Gonfaloni di Conegliano e di Trieste, i reparti in armi sfilarono - carabinieri a cavallo e fanfara in testa - davanti alle autorità - per le vie cittadine, per
portarsi a rendere omaggio al sacrario di Oberdan ed alla lapide che ricorda i Caduti del Liceo Dante.
Le studentesse di Conegliano offrono agli artiglieri
del "gruppo Conegliano" le trombe argentee
Il giorno del suo onomastico è morto a Napoli il poeta Giovanni Gaeta, noto con lo pseudonimo di E. A. Mario; era nato a
Napoli il 5 maggio 1884 da umile gente, lavorò inizialmente come fattorino in una succursale postale di Piazza
Ferrovia, dedicandosi contemporaneamente alla composizione di canzoni napoletane. Giovanni Gaeta, divenuto «postale nei
treni» all’epoca della guerra, era da anni ormai famoso con le sue canzoni «Comme se canta a Napoli», «Funtana
all’ombra», «Maggio si' tu» ed «lo, ‘na chitarra e ‘a luna». Nella notte del 23 giugno 1918, in un vagone postale
proveniente dal Piave, Gaeta scrisse la storica canzone che si diffuse istantaneamente tra le truppe dislocate in
tutti i fronti e che ancor oggi si ode con piacere soffusa com’è di quella melanconia dignitosa, irrobustita da
un’epica volontà, che trova felice incontro nella tradizionale sensibilità del combattente italiane.
Molti si sono ripetutamente chiesti per quale motivo Giovanni Gaeta non avesse dato il proprio nome alla “Leggenda
del Piave”, usando invece lo pseudonimo di E. A. Mario. Il motivo va ricercato nel fatto che, per un dipendente
statale per quanto modesto, non era ritenuto dignitoso dedicarsi alle canzoni. Gaeta usò, prima della guerra, diversi
pseudonimi; composta che ebbe la canzone del Piave, l’autore prese due iniziali di pseudonimi prima usati ed
aggiunse il cognome di Alberto Mario, il patriota di Lendinara autore di una pregevole vita di Garibaldi. Dopo la
guerra E. A. Mario compose altre canzoni di notevole successo quali «Santa Lucia luntana», «Vipere», e «Rose rosse»;
ora se n’è andato, al suono sommesso della «Leggenda del Piave» e delle duemila canzoni da lui create in oltre mezzo
secolo di attività artistica.
24 maggio 1959. A Gorizia, inaugurazione del
monumento alla “Julia”, presenti il vessillo del]a
sezione ed il gagliardetto delgruppo Vazzola.