FRIULI |
Dicembre 1986 |
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Il sindaco Luigino Cecco e l’Amministrazione Comunale di Pinzano, ricordano l’opera svolta dagli Alpini - che
costituirono il 10’ cantiere A.N.A. - dai Carabinieri e dai Reparti dell’esercito per aiutare la popolazione colpita
dall’improvviso terremoto, nella ricorrenza del 10° anniversario, ha promosso un incontro con le Penne Nere delle
Sezioni di Conegliano, Imperia, Pordenone, Savona, Treviso, Valdagno, Vittorio Veneto e con le Forze Armate, domenica 6
luglio.
La nostra sezione ha voluto essere pro sente con il presidente prof. Vallomy, il vice Brunello, il consigliere-tesoriere
Bozzoli, da qualche capogruppo ed alcuni Alpini, naturalmente con il vessillo portato dal nostro alfiere Longhino.
Dopo il ritrovo nella piazza del paese, i convenuti, accompagnati dalla “Filarmonica di Valeriano”, prima si sono recati
ad assistere allo scoprimento di una targa a ricordo del particolare avvenimento - posta nell’ atrio del Municipio -,poi
a deporre le corone al Monumento ai Caduti, quindi ad assistere alla S. Messa, concelebrata dai parroci di Pinzano e di
Valeriano, nella chiesa del luogo.
Le cerimonie svoltesi nella semplicità, non disgiunte da un senso di austerità, si sono concluse con i vari interventi
all’interno della chiesa stessa; da rilevare quello del generoso ed infaticabile geom. Alberto Raimondo, il quale non ha
potuto nascondere la sua commozione.
Dopo dieci anni abbiamo constatato, percorrendo quei paesi colpiti, il riassetto e la ricostruzione delle case distrutte
e danneggiate e qualche sorriso sui volti della gente.
Nel 1976, durante il sacrificio della Messa, celebrata su una mensa improvvisata, di fonte ai ruderi della chiesetta
“Julia di Muris”, l’alpino Nardo Caprioli, bergamasco, - ed attualmente presidente Nazionale dell'ANA - raccolto in
devota preghiera con le Penne Nere dei cantieri, ebbe a dire: “Un voto, il senso vivo della speranza. Il Friuli
risorgerà proprio con questa fede”.
E questa fede è stata la vera forza, il lievito della popolazione friulana e degli Alpini, per sanare le profonde ferite
e per riedificare ciò che era stato distrutto.