IL BOSCO DELLE PENNE MOZZE


Dicembre 1986

Il QUINDICESIMO RADUNO AL BOSCO DELLE PENNE MOZZE

Il 7 settembre si è svolto a Cison di Valmarino l’annuale raduno al quale è intervenuta una moltitudine di Alpini giunti anche da regioni lontane.
A riconoscimento dell’importanza della manifestazione. la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha delegato - quale rappresentanze ufficiale del governo  - il sottosegretario un. Gianfranco Rocelli. Assai numerose le altre autorità, tra cui - della nostra area sezionale, e oltre a quella di Calalzo di Cadore - i sindaci di Conegliano rag. Flavio Silvestrin e di Pieve di Soligo dott. Antonio Padoin; e inoltre, il generale M.O. Enrico Regina tu, il generale mons. Giovanni Corazza, i generali Guido Concini, Giorgio Ridolfi, Libero Tonel, altri alti ufficiali in rappresentanza dei comandi militari e di reparti alpini, il consigliere nazionale dell’ANA geom. Luigi Casagrande, presidenti e dirigenti di molte Sezioni alpine ed Associazioni, con i vessilli delle Sezioni di Torino, Padova, Vicenza, Belluno, Cadore, Treviso, Valdobbiadene, Vittorio Veneto. e il nostro di Conegliano, sono infatti intervenuti altri 150 labari e bandiere: del centinaio di gagliardetti (il gruppo più lontano era quello di Pescina de L’Aquila) oltre venti erano della nostra sezione.
Con numerosi capigruppo e consiglieri, sono intervenuti i vice presidenti cav. Renato Brunello e cav. Paolo Gai.
Dopo gli onori ai Caduti, la S. Messa è stata celebrata da p. Diego Bressan che ha pure benedetto le nuove stele (63 intitolate a Caduti della nostra Sezione, come elencato a parte), e il discorso commemorativo è stato tenuto dal gen. div. Giorgio Ridolfi.
La cerimonia durante la quale ha eseguito appropriate canzoni il coro ANA di Vittorio Veneto, diretto da Efrem Casagrande - si è conclusa con la solenne consegna, ai congiunti, delle Croci al merito di guerra concesse a Caduti Alpini.

STELE DI CADUTI DELLA SEZIONE CONEGLIANO CHE SONO STATE COLLOCATE NEL 1986

Codognè
Antoniol Domenico - Barbaresco Vittorio - Battistuzzi Ettore - Brescacin Francesco - Cortese Pellegrino - Donadel Primo - Perin Giacomo - Vettorel Romano - Zanette Luigi
Conegliano
Donadel Stefanino - Peccolo Luigi - Fo- ioni Tullio - Sanson Bruno - Silvestrin Giuseppe - Toè Ferruccio
Soligo di Farra di S.
Biscaro Mamante - Casagrande Antonio - De Faveri Mario di Angelo - De Faveri Mario fu Vittore - De Nardo Angelo - Dorigo Giordano - Dorigo Luigi - Dorigo Olivo - Feltre Attilio - Magro Gregorio - Stella Vicenzo - Toffoli Angelo - Viezzer Gregorio Luigi - Viviani Ernesto Benedetto
Gaiarine
Bottan Vincenzo - Bressan Pietro - Cigana Guerrino - De Carlo Mario - Morandin Mario - Perin Domenico - Rosada Domenico - Santuz Antonio
Refrontolo
Botteon Giuseppe
S. Fior
Antoniazzi Matteo - Giacuzzo Riccardo - Vettorel Antonio - Zanette Sebastiano
S. Pietro di Feletto
Da Lozzo Remigio - Meneghin Egidio - Tubiana Giuseppe
S. Vendemiano
Carlet Marco Giuseppe - Ceotto Ugo - Dal Pos Giacomo - Frare Giovanni - Perin Giovanni
Sernaglia della Battaglia
Breda Secondo - Fedato Virgilio - Fontana Carlo
Susegana
Cenedese Lino - Fornasier Giovanni - Franceschet Antonio - Migliorini Giovanni - Ruzzini Ferruccio - Stradotto Vito - Tesser Eugenio - Zanco Ireno - Zanco Luigi - Zoppas Mirto Venanzio


IL "BOSCO DEI BIVACCHI"

Mi è difficile e penoso dire quello che segue; ho riflettuto molto, ho atteso alcune settimane prima di convincermi che era giusto, anzi doveroso, che io manifestassi pubblicamente (con il rischio di attirarmi addosso una valanga di voci ostili) tutto il mio dissenso contro certe manifestazioni o pellegrinaggi, come li si vuol chiamare, che sotto l’egida della morale e dell’alpinità vengono usate spesso per nascondere un "fittizio" sentimento di amore e rispetto per la vita umana e per gli oltre 2000 Caduti che simbolicamente riposano sotto la propria stele al "Bosco delle Penne Mozze".
Penso sia una cosa crudele ed ingiusta, anche per i familiari di quei Caduti, vedere quanti convergono nella valle di S. Daniele che, senza presenziare minimamente alla cerimonia commemorati va si abbandonano, “bagordando” e "ombreggiando" alla meschinità.
Da anni mi chiedo: Ma è proprio quella la giornata, e quel posto, che devono scegliere per bagordare? E se si, non potevano fermarsi poco prima, non so, magari a Gai, Rolle o Follina, in mezzo ad un prato od all’ombra dei castani per fare quel baccano irriverente ed il loro picnic?
Sono d’accordo che è salutare stare all’aria aperta, che la vita è un valore inestimabile, che la vita è sacra e va tutelata e difesa; quando però ogni sforzo ed ogni tentativo si rende vano, quando si arriva a “bagordare” anche durante una cerimonia, e si assiste impotenti, avviliti; allora la dignità delle persone viene calpestata, direi quasi soppressa.
Ci sarà certamente chi leggendo ciò dissentirà.
Io lo capisco perfettamente, ma a costui dico che l’amore per il prossimo, il rispetto per la persana umana e i Caduti, non lo si rispetta con abbuffate inutili o iniettandosi copiose quantità di vino;; quando la Valle di S. Daniele diviene campo, meglio bivacco, di festaioli ogni miglioramento risulta inutile, ci si deve fermare e persuadere, anche con lo strazio nel cuore, che la battaglia è perduta, che quanto ci si era prefisso è vera utopia.
Continuare diventa manifesta crudeltà verso quanti allora s‘immolarono, verso i loro familiari, verso quanti creddono ancora nei valori umani.
Son circa dieci anni che presenzio a quella cerimonia, anche con compiti diversi, ma se non verranno presi provvedimenti, continuerò, si, a recarmi al “Bosco” 4 o 5 volte all’anno, percorrerò ancora una volta i “sentieri” in religioso silenzio, purificando l’anima e il corpo, ma mai più mi recherò al “Bosco” la prima domenica di settembre; quelle immondezze mi fanno venire il voltastomaco.
LA SFINGE.

Il duplice compito di direttore di Fiamme Verdi e di presidente del Bosco delle Penne Mozze mi mette in grado di leggere anticipatamente la lagnanza del la Sfinge (e di consentirne la pubblicazione) e di rispondere assai brevemente alle avanzate osservazioni che pur non così drammaticamente condivido.
Debbo anzitutto dire che i raduni al Bosco non hanno mai assunto i toni esasperati che l’amico Sfinge denuncia con tanto accalorato sconforto. Specialmente negli ultimi anni sebbene con una moltitudine di circa 10.000 persone, che devono pur mangiare (il che comporta un comprensibile trambusto di pentole e di fornelli) - la situazione può ritenersi abbastanza tranquilla. Certo ci sono le inevitabili bancarelle (ma mica possiamo ammazzare gli ambulanti) che colgono ogni occasione; quest’anno c’era persino un marocchino che nei pressi della Baita, si dava da fare per vendere le sue esotiche cianfrusaglie: meglio lui piuttosto delle bancarelle nostrane che vendono cappelli alpini già carichi di stellette e di orribili fiocchetti e nastrini. E già un successo che, dal Piazzale degli Alpini e dagli altri luoghi in vista al Bosco, siano riusciti a tenere lontani i mercanti.
Anche quest’anno mi sono trattenuto al Bosco fino all’imbrunire; nel pomeriggio ho Visitato parecchie sparse rappresentanze (tra cui più di un Gruppo della Sezione di Conegliano) e non ho trovato né ubriachi né sfrenati bagordanti.
A parte il fatto che è più facile accorgersi di dieci persone che fanno cagnara anziché di mille che se ne stanno quiete, è da sperare, sicuramente, che le cose vadano ancor meglio in avvenire.
D’accordo che alla cerimonia non partecipino tutti: ci vorrebbe piazza S. Pietro, non un luogo che per quanto spazioso non è certo vastissimo; oltre al fatto che - come per il resto dei cattolici battezzati solo una limitata percentuale accerta di assistere alla Messa. E, anche tra quelli che vanno in chiesa alla domenica, non sono pochi coloro che conversano beatamente persino al momento della Consacrazione.
E' infine da dire che la cerimonia avviene ai margini del Bosco; all’interno del memoriale c’era quel giorno - come sempre silenzio e raccoglimento (e ancor più certamente nessuno vi sostava per mangiare e bere).
Ti ciò atto caro Sfinge (e ricordo che sci tra i pochi che spontaneamente e puntualmente si presenta nei giorni di raduno per dare la tua opera preziosiss ma: ti ringrazio e ti attendo pure il 6 settembre del prossimo anno) che è tanto più bello passare in solitudine per i sentieri del Bosco, o vivere le altre più con tenute manifestazioni che si svolgono durante l'anno. ma sai pure che con i pochi collaboratori che vi sono, molto meglio di così non si può fare. Nell’apposito tabellone è scritto chiaramente che tra l’altro è vietato consumare colazioni ecc, all’interno del Bosco (ed è quello che pretendiamo durante tutto l’anno); vi è pure scritto il cortese invito (e in caso i villani possono fregarsene) a non fare chiasso nelle vicinanze del memoriale; come dire che un parroco può esigere determinate regole di comporta mento fino ai limiti del sagrato della sua chiesa, e che poco o nulla può fare per le giostre e i saltimbanchi che nei giorni della festa patronale si trovano sul suolo pubblico.
Poca o tanta inopportuna confusione è inevitabile quando c’è tanta gente (e credo avrai qualcosa da dire anche per quanto riguarda le adunate nazionali!). ma a me fa assai più rabbia fino, come tu dici, al voltastomaco constatare che il nostro comitato si trova scoperto, per l’esecuzione di stele, per L. 65.558.000 in quanto oltre metà alpini della provincia di Treviso (ad eccezione di quelli delle Sezioni di Vittorio Veneto e di Valdobbiadene, e ci metto pure qualche gruppo della tua e di altre sezioni) da sempre o da molti anni rifiuta di versare 500 lire a testa (diconsi cinquecento lire una volta all’anno, non ogni giorno) da destinare alla realizzazione delle stele a ricordo dei propri Caduti.
Tra essi mio caro Sfinge puoi ricercare quegli alpini che, al Bosco o altrove, i soldi per bere un bicchiere di troppo li trovano sempre; e che, insensibili ai valori che il Bosco rappresenta, vi scorgono solo motivo (ed ecco che ti do ancora ragione) per una scampagnata in tal caso riprovevole.

M. Altarui