100 ANNI DEL 7° ALPINI |
Dicembre 1987 |
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Era da tempo che gli alpini della sezione di Conegliano fremevano per festeggiare dovutamente il centenario di
fondazione del 7° come conviene ad un glorioso reggimento alpino — con il coinvolgimento della civica amministrazione e
l’intera popolazione.
Il nostro proposito era ufficializzare questa ricorrenza con una particolare ed imponente manifestazione, inserendo, tra
l’altro, il giuramento delle reclute della Brigata Alpina “Cadore”, — come avvenne, oltre due anni fa, con quelli della
“Julia”, celebrazioni il cui eco ancor oggi non si è spento — perchè la città è alpina; ha storia, tradizioni e umanità
alpina; è ricca di vicende di montagna, e dei suoi uomini, animati di questa cultura, son piene le sue contrade.
Conegliano è la città che ha avuto il privilegio di dare i natali a due reggimenti alpini : il 6° e il 7°, e dato il
nome ad un Gruppo del 3° artiglieria da montagna: il Gruppo “Conegliano”.
Il nostro buon proposito non si è realizzato — malgrado le avanzate sollecitudini presso gli organi competenti — perchè
tale cerimonia è stata indirizzata a Belluno, sede attuale della Brigata Alpina “Cadore” (e da decenni del 7°
Reggimento), manifestazione attuata con successo il 5 settembre.
Forse la nostra era una pretesa eccessiva?
Ma i nostri cuori alpini sono comunque soddisfatti, perchè il preminente nostro impegno, per tale circostanza, era ed è
stato quello di portare a termine un’opera socio-umanitaria a favore dei bambini meno fortunati — che si aggiunge, in
così breve tempo, alla realizzazione di un fabbricato per un centro di lavoro guidato per gli ospiti dell’Istituto de
“La Nostra Famiglia” di Mareno di Piave.
Le penne nere hanno raggiunto l’obbiettivo con premura e sacrificio, e questo stato possibile per la dedizione e per la
disponibilità di diversi, ma in particolare sorretti e guidati da due grandi alpini Aristide Zilio e Paolo Gai.
Il percorso vita, o meglio il percorso corredato per giochi ricreativi e sportivi, composto da sentieri attrezzati,
percorsi su pali, ponti appesi con funi, scivoli, casette in legno, soppalchi e verde fornito di altri piccoli impianti,
suddiviso in due parti: il primo accessibile e percorribile da bambini disabili che non hanno difficoltà di movimento;
il secondo agibile a fanciulli in carrozzina, dove possono accedere nelle due casette ed esprimersi in giochi vari,
aguzzando e manifestando il proprio ingegno, e, nello stesso tempo, fare movimento.
All’estremità della staccionata sono posti quattro pannelli in cemento con figure di animali, di fiori ed altri oggetti,
graziosamente dipinti dall’artista grafico Renato Varese.
L’idea di realizzare questo complesso ricreativo e sportivo nata in considerazione dell’ampio spazio verde disponibile,
di appartenenza dell’Istituto.
Si auspica — asserisce la direttrice signorina Gigliola — che tali impianti ricreativi e di attività motoria vengano
utilizzati non solo da fanciulli disabili, ma da tutti i bambini che lo desiderano, i quali saranno graditi ospiti e
potranno creare tra loro una associazione amichevole e fraterna.
Dopo questa premessa illustrativa, cercherò per quanto mi possibile, de scrivere gli atti più significativi delle
cerimonie che si sono succedute, aggiungendo che abbiamo cercato di ricordare il 100° del 7°, in una forma sobria e
contenuta, consapevoli che era l’unico modo di trasmettere la cultura e i valori di una comunanza fra gli uomini, nel
pensiero anche di Ugo Foscolo: Dove i cittadini si pigliano più cura l’uno dell’altro, ivi si obbedisce al decreto della
natura; e dove meno, ivi le città sono più sciagura
Sabato 3 ottobre, nell’immediato pomeriggio, ci siamo recati nella “valletta” corniciata dalle fronde delle verdeggianti
colline — sito dell’Istituto de “La Nostra Famiglia” — dove si snoda serpeggiante il percorso-vita attrezzato, per dar
inizio al primo e più significativo atto.
Tutte le autorità si sono portate sul soppalco che unisce le due casette, per l’inaugurazione ufficiale e per issare la
bandiera sul nuovo pennone.
Prima di iniziare la cerimonia Aristide Zilio, portavoce anche di Paolo Gai, i quali — come abbiamo accennato in
precedenza — sono stati i maggiori artefici del lavoro, ha espresso la riconoscenza alle autorità, per aver onorato, con
la loro presenza, la nostra fatica e reso omaggio all’impegno indiscusso degli alpini della sezione; illustrando,
inoltre, la dinamica del percorso, e il significato di questa iniziativa.
Il Vescovo di Vittorio Veneto mons. Eugenio Ravignani ha quindi benedetto il complesso, mentre il presidente nazionale
ANA dott. Leonardo Caprioli, accompagnato dal nostro presidente prof. Giacomo Vallomy, ha tagliato il nastro inaugurale,
tra scroscianti applausi.
Sono seguiti gli interventi, di S.E. il Vescovo, del vice sindaco di Conegliano Lunardelli, di Caprioli, di Vallomy ed
infine della direttrice dell’Istituto Gigliola.
Tutti hanno avuto parole di plauso ed anche di incoraggiamento per gli alpini, in particolare per coloro che hanno
dedicato ore ed ore di lavoro, sacrificando il tempo libero dalla occupazione; è stata rivolta la gratitudine anche a
quelle persone, a quelle ditte che hanno cooperato, in una forma o nell’altra, all’attuazione dell’opera. Sono state
messe in risalto, in particolare dal presidente nazionale, le innumerevoli iniziative delle penne nere nel campo della
solidarietà umana, iniziative che scaturiscono in continuazione, senza soste, in tutti i campi sociali, ove l’amore e la
fratellanza non conoscono limiti. Vecchi e giovani alpini guardano al futuro con speranza, e il loro caldo appello
rivolto a tutte le forze sane perché si mettano all’opera.
Ci appaga la certezza di aver posta un’altra grande “stella alpina” — come ha detto lo speaker della circostanza
Raimondo Piaia — nel
campo della comunanza e della pace fra tutti gli uomini.
In queste nostre iniziative di carattere sociale troviamo l collaborazione di altri, come avvenuto in questa occasione,
e che nostro dovere nominare: il comm. Alfredo Battistella, la Cassa Rurale e Artigiana di Tarzo, le imprese di
costruzioni Aldo Armellin di Conegliano e Cav. Paolo Gai & C. di Pieve di Soligo; la Idrotermica Sicaf dei fratelli
Canzian di S. Lucia; i fratelli Canzian trasporti ghiaia di S. Lucia, Guido Padovan lattoniere di Conegliano; i fratelli
Dottor verniciature di S. Vendemiano; il cav. Luigi Zago lavorazione ferro battuto di S. Vendemiano: la Tegola Canadese
di S. Giacomo di V.; la ditta Montesel, inerti e movimento terra di Susegana; la ditta Canzian manufatti in cemento e marmi
di S. Lucia; Pio Pagotto vivai piante di Conegliano, l’impresa edile di Walter Saccon di Conegliano; la ditta Antonio Morassutti di Conegliano; Stefano Bariviera fioreria e vivai di
S. Vendemiano, Tonon Agostino e Collodel Dino,
Abbiamo notato diverse autorità civili e militari; oltre a quelle sopraccennate c’erano: l’on. Tina Anselmi, la quale si
intrattenuta brevemente, in quanto era impegnata altrove; in rappresentanza della civica amministrazione il vice sindaco
Lunardelli; gli assessori comunali avv. Umberto Gava, Sergio Dugone, Guido Colmagro; il ten. col. Mario Barbera Capo di
Stato Maggiore della Brigata Alpina “Cadore”; il ten. col. Ottorino Reato comandante il Battaglione “Feltre”, il ten.
col. Gianantonio Nonato comandante il Battaglione “Belluno”; il ten. col. Salati della “Cadore”: il ten. col.
Bellinazzo; il cap. Giulio Sodi comandante la compagnia C.C.; il mar. magg. Vincenzo Paci della G.F.; il Mar. magg.
Giuseppe Castorina comandante la stazione C.C.; alcuni parroci: don Giovanni Coan, don Max Pizzini, don Gustavo Gandin,
padre Michele Munari e padre Battista, fra' Galdino. Inoltre il cap. Giovanni Bortolin comandante la Polizia municipale;
il vice presidente nazionale Luigi Casagrande; il dott. Lorenzo Daniele presidente della sezione di Vittorio Veneto; il
presidente del la sezione di Pordenone Giovanni Gasparet; Giuseppe Rossi di quella di Valdobbiadene e Giuseppe
Giacomelli della Sezione di Feltre.
Assai gradita è stata la presenza di una rappresentanza delle scuole elementari del “Kennedy” con la vice direttrice
signora Mion e delle crocerossine.
Non possiamo dimenticarci di ricordare due momenti assai commoventi della cerimonia: il ringraziamento rivolto agli
alpini da una giovane ospite de “La Nostra Famiglia” Daniela, e la gratitudine manifestata da un alunno delle scuole
elementari.
E seguito un incontro di calcio — diretto dal presidente dell’A.I.A. coneglianese Polacco — tra i giovani dell’Istituto
e gli alpini, al quale ha partecipato anche il sottoscritto, con conseguenze fisiche disastrose (dal cor zovane, ma vedo
de et).
Il gruppo di Conegliano-città ha offerto un buon rancio, alla fanfara e a chi lo desiderava.
La magnifica Fanfara della “Cadore”, diretta dal serg. magg. Pietro Fornasier ed accompagnata dal Mar. magg. Fiorello De
Poloni, dopo gli impegnativi interventi durante l’intera cerimonia, nella tarda sera, in piazza G.B. Cima, s’è esibita,
con perizia, in un apprezzato concerto.
Il mattino della domenica successiva, le note della Fanfara hanno dato la sveglia alla città
Di fronte alla Gradinata degli Alpini si è composto il lungo corteo che, preceduto dalla Fanfara e da una compagnia di
formazione del Battaglione “Feltre”, seguiti dal gonfalone del Comune, dal Vessillo della nostra sezione, dai vessilli
di sezioni ospiti, dalle bandiere delle associazioni d’arma e dai gagliardetti dei gruppi, dalle autorità e dagli
alpini, si è portato al Monumento ai Caduti per l’alzabandiera e la deposizione di una corona di alloro.
Quindi ci siamo trasferiti nel piazzale della chiesa di S. Martino, di fronte all’ex-caserma Marras, dove — dopo gli
onori resi al gonfalone di Conegliano, al vessillo della nostra sezione e al comandante la Brigata Alpina “Cadore” gen.
Italico Cauteruccio, da parte della compagnia di formazione del battaglione “Feltre” — è avvenuto lo scoprimento e la
benedizione — impartita dal nostro cappellano mons. Raffaele Lot — della ristrutturata ed abbellita “Lapide” che ricorda
la fondazione del 7° Reggimento Alpini — 10 Agosto 1887 — e del suo ampliamento — che ricorda il centenario — su
progetto dell’arch. Giuseppe Vedova, seguito dal geom. Lino Chies.
La commemorazione ufficiale è stata tenuta dal gen. Italico Cauteruccio, che, tra l’altro, ha detto:
Sono grato al sindaco e agli alpini di Conegliano per l’invito rivoltomi di partecipare alle cerimonie
del Centenario del 7°. E ne sono onorato per una serie di motivi.
Primo per esprimere la mia riconoscenza alla Città di Conegliano e alle penne nere, perchè han avuto il merito e la
sensibilità civica e storica di aver avvertito, per primi, l’esigenza di questa celebrazione. Secondo perchè mi sento
personalmente e profondamente coinvolto nelle vicende del 7° reggimento della “Cadore” che ho l’onore di comandare e nel
quale ho iniziato la mia vita di ufficiale degli alpini. Terzo perchè il 7° dalle sue origini e sino ai giorni della sua
ricostruzione ha reclutato in misura preponderante nel trevigiano, e quindi tutta la sua storia, specie quella delle
guerre, è stata fatta e sofferta dalle genti della Marca.
IL 7° reggimento alpini ha scritto una pagina della nostra sofferta storia, della nostra faticosa marcia verso la
maturazione come popolo, come paese civile. Una storia scritta, giorno dietro giorno, da centinaia di migliaia di
giovani, che silenziosamente si sono succeduti nei ranghi dei battaglioni, portando, oltre al peso dello zaino, con sé e
dietro di sé, in modo struggente, tutti i valori, le ansie, le aspirazioni della loro vita, compiendo però sempre il
loro dovere di cittadini-soldati e tenendo sempre alto il nome della loro terra, in pace e in guerra. Questi giovani
hanno lasciato le loro case, affrontando ogni sacrificio, nelle ambe riarse dell’Africa, sulle vette dolomitiche, nei
rilievi desolati del ronte greco-albanese e della balcania e sulle Alpi Occidentali.
Erano uomini che speravano in un futuro migliore, come noi, che avevano degli affetti, come noi, che avevano il diritto
della vita, come noi, più di noi, perchè spesso nelle loro case non avevano nulla, e per sopravvivere erano costretti a
cercare lavoro in terra straniera.
Non è retorica nel riconoscere il merito di questa offerta sublime. Noi oggi celebriamo delle virtù civiche.
E all’Italia, a questa civile Italia del sacrificio di ieri e delle operose libertà di oggi, ci vogliamo ispirare, così
come ad essa si sono votati gli alpini del 7°. Non certamente ad un concetto astratto, non ad una utopia, ma alla
Patria, l’Italia dei nostri paesi e delle nostre città, delle nostre strade e dei nostri sentieri, del silenzio dei
cimiteri dove riposano i nostri morti, del canto vivo dei cantieri dove si lavora, delle scuole dove si studia, dei
campi dove si chiedono frutti alla terra, delle chiese dove si prega, ovunque pulsa e si alterano gioie e dolori. Questo
celebriamo oggi, in devoto e riconoscente omaggio ai Caduti del 7°— quasi cinquemila — tra i migliori fratelli.
Celebriamo — egli ha concluso — nelle loro speranze. la nostra certezza, nel loro sacrificio, il nostro benessere nella
loro fede, i nostri ideali.
Successivamente il sindaco rag. Flavio Silvestrin, si così rivolto ai presenti:
Autorità, Alpini, Cittadini, a cent’anni di distanza dalla fondazione del 7° Reggimento Alpini è motivo
di grande orgoglio per Conegliano celebrare un anniversario che lega il suo nome a quello di un reggimento che occupa
degnamente un posto di rilievo nella storia militare, e non solo militare, del nostro paese.
Dal 10 agosto del 1887, da quando cioè il “Settimo” Alpini veniva ufficialmente creato nella nostra città, già sede
invernale del battaglione “Cadore”, non si contano le prove di valore offerte dagli Alpini del Reggimento su tutti i
fronti sui quali sono stati chiamati ad operare.
Sono convinto che proprio attraverso una riflessione attuata sul profilo storico del “Settimo“ si possa stabilire la
peculiarità dell’arma alpina, vera immagine di una solidarietà che da solide tradizioni militari ha tratto il suo
messaggio di servizio a tutta la comunità.
Ed è questo anche il significato della presenza a Conegliano del 7° Alpini, che al di là dei mutamenti e dei passaggi
imposti dal tempo e dalle circostanze, resta come un simbolo non legato solo al passato della città, alla sua storia,
bensì al presente e certamente al futuro.
Conegliano, per la sua posizione, ha assistito a grandi eventi destinati a segnare la storia d’italia ed ha avuto, sotto
il profilo militare, un’importanza documentata dalla presenta di varie caserme.
Se oggi della presenza del 7° Reggimento Alpini non rimane materialmente che una grande lapide che ne ricorda la
fondazione, resta però l’attaccamento, il costante riconoscersi in un patrimonio di valori comuni, costituito da
principi base che reggono da sempre la nostra comunità.
E con questo spirito che oggi Conegliano, città alpina, memore dei tanti sui figli “PENNE NERE “, ricorda con affetto ed
orgoglio il suo 7° REGGIMEN7O ALPINI, additandone gli esempi di valore alle giovani generazioni, come migliore auspicio
per il domani.
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Più tardi, trasferitici a Parè, abbiamo assistito alla S. Messa celebrata dal cappuccino padre Michele Munari, il
quale, durante l’omelia, dopo avere esaltato la santità di San Francesco, protettore d’italia, il santo dei poveri e
della giustizia. della fratellanza umana e dell'esaltazione del Creato, ha manifestato la sua simpatia ed ammirazione
per il Corpo degli Alpini, anche perché suo padre — già tenente medico del “Feltre”, gli aveva ricordato le tristi
vicende di guerra del 7°, ma anche lo spirito di abnegazione e di altruismo, del suo ardimento e del grande valore.
E intervenuto poi il presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy, il quale ha espresso la gratitudine delle penne
nere della sezione alle autorità presenti, che con la loro partecipazione hanno dato prestigio alla manifestazione; un
caloroso grazie ha rivolto a tutti coloro che si sono prodigati con tanto slancio e sacrificio per il successo della
nostra manifestazione.
La ricorrenza, la circostanza — egli ha aggiunto — lo merita, perché il 7° Alpini è ricco di gloria, per le sue vicende
passate.
Gli alpini hanno conquistato non solo le montagne di roccia, ma anche quelle dello spirito. Ha ricordato il motto del
7°: "Ad excelsa tendo", Desidero andare in alto. Noi dobbiamo quindi aspirare di salire in alto, soprattutto con la
nostra anima, con il nostro intelletto.
Ha voluto citare un motto del patriota piemontese Costantino Vita, che alla gente della montagna diceva: "Ault e drit",
Alti e dritti, pertanto ha esortato gli alpini di andare con la testa alta, senza compromessi, senza viltà.
E' seguita la cerimonia inaugurale della via intitolata al 7° Reggimento Alpini, con il taglio del nastro compiuto dal
Prefetto di Treviso dott. Corrado Scivoletto e dal gen. Italico Cauteruccio.
Hanno presenziato, tra gli altri, la M.O. reduce di Russia, gen. prof. Enrico Reginato, il gen. Libero Tonel, il gen.
Vittorio Vettorazzo, il cav. di Vittorio Veneto col. Umberto Grando (già presente alla cerimonia di sabato), il ten.
col. D’Amato del 5° Corpo d’Armata, il ten. col. Jussa in rappresentanza del gen. Zero comandante la Brigata “.Julia”,
il ten. col. Fiorotto comandante la Polstrada di Treviso, il ten. col. Reato comandante il Battaglione “Feltre”, il ten.
col. Scozzato comandante il Battaglione “Pieve di Cadore” (anche per il collega del “Belluno”, presente il sabato), il
ten, col. Paolini, il cap. Sodi. C.C., il cap. Catalano della G.F. di Treviso; i presidenti delle sezioni ANA di Treviso
Cattai, di Pordenone Gasparet, di Valdobbiadene Rossi, il vice presidente della sezione di Belluno Zanetti, Tullio De
Vido in rappresentanza dell’associazione Combattenti e Reduci di Conegliano, Mario Zanchettin dell’associazione
Cavalleria; inoltre le Crocerossine di Conegliano con la loro ispettrice signora Messina; Carlo Colmagro proveniente
dall’Australia.
Presenti i Vessilli delle sezioni di Biella, di Belluno, di Feltre, di Pordenone, di Marostica, di Treviso, di Vittorio
Veneto, di Venezia e di Valdobbiadene; le bandiere delle associazioni: Bersaglieri, Carabinieri, Cavalleria, Autieri,
Artiglieri, Marinai, e Combattenti e Reduci; i gagliardetti di gruppi di altre sezioni: Casamassagno, Revine Lago,
Bidasio e Arcade ed i gagliardetti di tutti i nostri gruppi.
A chiusura delle celebrazioni la Fanfara della Brigata Alpina “Cadore” — alla quale va il nostro plauso e la nostra
profonda gratitudine per l’impegno profuso — si esibita con un magistrale, avvincente carosello, di fronte ad una
moltitudine di persone, rendendo così gli onori al suo comandante gen. Cauteruccio e alle autorità.
Dopo il rinfresco offerto dall’Amministrazione comunale, nel salone della scuola media “Brustolon”, in un capace
capannone, si è consumato un nutrito rancio, gestito con cura dal gruppo di Parè, guidato dal
capogruppo Giovanni Zanella, durante il quale si sono succeduti alcuni interventi per encomiare e per riconoscere il
successo delle iniziative delle penne nere della sezione di Conegliano, che hanno avuto come obièttivo fondamentale la
realizzazione di un’opera, che testimonia l’amore verso coloro che ne hanno più bisogno.
Prima di avviarmi alla conclusione di questa cronaca,
interpretando il pensiero della sezione, rivolgo un doveroso ringraziamento all’Amministrazione Civica, ai funzionari
e ai loro collaboratori, alle forze dell’ordine municipali, per la sensibile e magnanime disponibilità e partecipazione;
un grazie pure alla “Stampa” che ci ha seguiti, un plauso a Nino Geronazzo per la puntuale sua direzione.
Infine, un particolare riconoscimento va indirizzato alla Brigata Alpina “Cadore”, al Gen. Cauteruccio, agli ufficiali e
sottufficiali, agli alpini per la calorosa e fraterna collaborazione.
Alla Brigata “Cadore, al Battaglione “Feltre”, “Belluno” e “Pieve di Cadore”, al nostro presidente nazionale Caprioli,
al Sindaco di Conegliano e a S.E. Vescovo mons. Ravignani, sono state offerte delle targhe che ricordano il Centenario
del “nostro” 7°.
Un elogio sincero è stato indirizzato al “gruppo di lavoro” o comitato — come si usa dire —, che era composto dai
seguenti alpini: Valerio Bortolotto, Renato Brunello, Antonio Cais. Lino Chies, Pietro De Zan, Paolo Gai, Nino
Geronazzo, Raimondo Piaia, Tardivel Davide, Zanella Giovanni e Aristide Zilio, per aver assolto ognuno il proprio
compito con esemplare impegno.
Senza retorica possiamo affermare, a conclusione delle celebrazioni commemorative organizzate con puntualità e serietà
dal comitato preposto, che siamo soddisfatti di come si svolto il programma e in particolare perché i nostri sforzi
hanno avuto un indirizzo certamente umanitario, con la speranza di aver alimentato la grande luce della lampada della
solidarietà e della pace, in questo mondo irrequieto, conflittuale e travagliato.
In omaggio al 7° Reggimento Alpini, riporto, nella pagina a seguire, un brevissimo sunto della sua costituzione e della
sua ricostruzione, ricavato dalle numerosissime puntate scritte su “Fiamme Verdi”, una ventina di anni fa, dal direttore
Mario Altarui.
RENATO BRUNELLO