GLI AUGURI DEL PRESIDENTE |
Dicembre 1989 |
Natale 1989 - Capodanno 1990
Cari Alpini,
mentre scrivo queste date, non so dominare una strana emozione non del tutto nuova ma sempre più intensa col passare
degli anni: arriviamo a quota 90! (“la paura fa novanta” dicono i giocatori del lotto). Ci approssimiamo alla fine di
questo, nel bene e nel male, tormentato secolo XX: gli storici diranno se l’umanità avrà segnato progressi morali e
civili in questo tratto del suo cammino.
Farei volentieri con voi un esame di questo genere per poterne trarne qualche insegnamento, ma non è questo il luogo,
in un messaggio di auguri. Mi limito pertanto ad invitarvi tutti, dai più anziani ai più giovani, a meditare su questi
interrogativi: era meglio quando non c’erano la radio e la televisione, quando non c’erano una o più macchine in ogni
famiglia, quando non si parlava di droga e di aborto legalizzato, quando gli stadi non erano percorsi dalla violenza e
non si uccideva un uomo perché di pelle diversa dalla nostra?
Mi limito a ricordare i problemi più gravi di questi ultimi tempi, per cercar di trovare insieme una norma di vita per la
nostra sezione, per la nostra associazione, per noi tutti.
Non mi si venga a ripetere che noi alpini non dobbiamo “far politica” perché “far politica” non significa tentare dì
impadronirsi del potere magari solo per il proprio tornaconto, ma vuoi dire agire per il bene comune, interessarsi ai
problemi che riguardano tutti noi.
Sarebbe troppo poco far consistere l’essenza della nostra associazione nelle pur splendide adunate e nei cortei: se mai
queste devono essere manifestazioni esteriori e direi conclusive, dopo che, con la generosità verso chi si trova nel
bisogno e la dignità della nostra vita, avremo dimostrato di essere dei veri fedeli servitori del nostro Paese, e di non
tradire la nostra civiltà cristiana.
Per questi ideali rinnoviamo anche quest’anno, davanti alla culla del Santo Bambino, il nostro impegno di fedeltà e di
amore.
Migliori auguri per voi, per le vostre famiglie, per gli Alpini lontani dalla Patria, il vostro Presidente non saprebbe
trovare.
Comm. Prof. Giacomo Vallomy