NOTIZIE DALLA SEZIONE |
Dicembre 1989 |
Sono grato al Presidente prof Vallomy e al Direttivo della Sezione della stima e della fiducia accordatami
nell’affidarmi la direzione responsabile del nostro periodico, e come alpino mi sento onorato.
Ho accettato il nuovo incarico dopo aver riflettuto, superando con forza d’animo le inevitabili perplessità, perchè mi
sento attaccato al nostro “giornale“ e in particolar modo da quando, tredici anni fa, ho cominciato a dedicarmi alla
redazione. Una significativa gratitudine va al compianto Mario Altarui, che, avendomi preceduto nell’incarico, mi ha
consentito questa formazione, e mi ha dato la possibilità di accrescere nel tempo la mia esperienza, e migliorare
l’immagine di “Fiamme Verdi”. Anche se un giornale come il nostro non può sempre raccogliere la pro 4fera attività dei
Gruppi e la varietà degli argomenti della nostra aggregazione alpina, sono orientato — sempre ché abbia il necessario
sostegno — sviluppare un servizio più attento, con una più larga partecipazione pro- positiva dei soci. Come ho cercato
in passato, così desidero fare in futuro, un giornalismo a misura... d’Alpino, ma anche dell’uomo inserito nel contesto
sociale, seguendo comunque il solco dello Statuto della nostra Associazione. “Fiamme Verdi” deve essere la sede di un
continuo colloquio con i Soci, con i Gruppi e con la Sezione, che mi auguro vivace e costruttivo.
Operiamo quindi tutti assieme, con pazienza ed umiltà riconoscendo pure i nostri limiti, e con lo spirito di servizio
alpino, che ci consentirà di progredire anche nel campo... giornalistico.
L’espressione della mia riconoscenza andrà a chi,fin d’ora, darà il suo contributo a questo volontariato.
Renato Brunello
Venerdì 6 ottobre il frate cappuccino Padre Policarpo — al secolo Narciso Crosada di Montecchio Maggiore — ci ha
lasciati, è andato lassù sulle Montagne del Signore a raggiungere i suoi Alpini.
Padre Policarpo fu cappellano militare degli Alpini in Russia, e al suo ritorno in Patria portò con sé la famosissima
leone della Madonna, soprannominata “Del Don”, che viene conservata nella chiesa dei Frati Cappuccini di Mestre, e che è
assai cara a tutte le penne nere. Egli passò gli ultimi anni della sua esistenza terrena nel Convento di Conegliano,
dove, dopo lunga malattia, morì. Prima del trasferimento della sua salma a Mestre - dove il vicario generale gen. mons.
Giovanni Corazza e il priore dei cappuccini concelebrarono le sue esequie, nella chiesa dov’è appunto custodita la Icona
— un numeroso gruppo di alpini della sezione gli hanno reso commosso omaggio, e a spalle lo hanno portato fino
all’autobara.
Ci consola il pensiero che lassù in cielo avremo un’altro santo protettore alpino, che si è unito al grande CORO delle
“Penne Mozze”.
Nel 117° anniversario di fondazione del Corpo degli Alpini, la sezione - rappresentata dalla presidenza, consiglieri,
capi-gruppo ed alpini - ha ricordato, con una S. Messa celebrata nella chiesa dei frati cappuccini, dal superiore padre
Sirio, tutte le Penne Nere morte in guerra e in pace.
Durante la “Preghiera dell’Alpino” letta dal presidente prof. Vallomy, sono state suonate, sommessamente con la tromba,
le note dell’Ave Maria di Schubert dall’alpino Giovanni Fiorot.
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Il 2 settembre nella nuova caserma Feruglio di Venzone, sede del battaglione ‘Tolmezzo” è avvenuto il passaggio delle
consegne della Brigata Alpini “Julia”, tra il generale Gianfranco Zaro e il generale Giandaniele Forgiarini, presenziata
dal generale Giuseppe Rizzo comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino. Dopo le varie fasi del cerimoniale, durante il
quale hanno preso la parola, con evidente commozione e con sincera manifestazione di gratitudine, i generali Zaro e
Forgiarini, è intervenuto, a conclusione, il generale Rizzo che ha, tra l’altro, ricordato che la “Julia” e le truppe
alpine, grazie all’efficienza e alla preparazione sempre dimostrate nelle diverse occasioni, hanno saputo conquistare
consensi e riconoscimenti non soltanto in Italia, ma pure all’estero.
La nostra sezione era rappresentata — con il vessillo portato dal “vecio” aiutante di battaglia Longhino - dal vice
presidente Paolo Gai e dal consigliere Bruno Danieli. Tra i diversi ufficiali sono stati notati i generali Gavazza,
Federici, De Acutis, Valditara, Rocca, Tirel, Gransinich e Alzetta.
Al generale Zaro - che assumerà l’incarico di Capo di Stato Maggiore del 4° C.A. — al generale Forgiarini nuovo
comandante della “Julia”, le penne nere della sezione di Conegliano augurano buon lavoro e tanta soddisfazione dei nuovi
impegnativi compiti che li attendono.
Inoltre tali espressioni augurali e di simpatia rivolgiamo al generale Italico CAUTERUCCIO promosso vice comandante del
4° C.A. Alpino.
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Ancora ad Udine nella caserma “Piave”, sede del Gruppo di a. mon. “Conegliano”, c’è stato, con una cerimonia
semplice, ma in un’atmosfera di tanta sensibilità ed espansibilità, il trapasso del comando del Gruppo di artiglieria da
montagna più glorioso delle Truppe Alpine, tra il ten. col. Bruno Baudissard - che è stato designato Capo di Stato
Maggiore alla “Julia” — e il ten. col. Marino Tabiani.
Hanno presenziato per la nostra sezione il presidente prof. Giacomo Vallomy, il vice Nino Geronazzo, la M.A. Olindo
Battistuzzi e il consigliere Antonino Cais con il vessillo.
Anche ai tenenti colonnelli Baudissard e Tabiani l’augurio “ad maiora” degli alpini ed amici coneglianesi.
AUGURI DI “FIAMME VERDI”
— Salute, o genti umane affaticate” — scriveva poetando il Carducci sul finire del secolo scorso — “Tutto trapassa e
nulla può morir. Noi troppo odiammo e soffrimmo. Amate! Il mondo è bello e santo è l’avvenir.” —
Il Carducci era ottimista nel prevedere un futuro roseo e pacifico alle “Umane Genti?’ Dopo quasi un secolo — durante il
quale troppo ancor odiammo e soffrimmo — si è visto un mondo triste, incapace d’uscir dal cunicolo buio, cieco, anche se
gran parte di esso
cercava la luce. Oggi ci sono spiragli di grande speranza di una radicale trasformazione. Anche se persistono li insidie
nell’impervio cammino; sono fiducioso, perchè ci sono tanti uomini di buona volontà, che con il loro sacrificio ci
permetteranno di raggiungere la vera armonia, la fratellanza e la solidarietà tra i popoli.
Voglio quindi augurare alla “GenteAlpina ed amica e alle loro famiglie” un BUON NATALE E UN FELICE E SERENO ANNO NUOVO.
La direzione
I comandanti dei primi reparti alpini non portavano il cappello e quando fu loro concesso di usarlo lo dovettero ornare con una penna di oca bianca, per distinguersi dalla truppa che ornava il cappello “alla calabrese” con una penna nera? Con l’andar del tempo, ma solo dopo il 1880, la penna bianca, di aquila o di corvo, divenne per regolamento il distintivo degli ufficiali superiori.
“L’Alpino”, periodico ufficiale della Associazione Nazionale Alpini dal 1920, nacque a Udine nel 1919, sotto la
direzione di Italo Balbo, come giornaletto notiziario dell’VIII Reggimento Alpini?
Sospese le pubblicazioni dopo l’8 settembre 1943, rinacque nel dopoguerra il 27 Aprile 1947 per iniziativa di Ivanhoe
Bonomi.
La formazione delle prime 15 Compagnie Alpini avvenne in occasione della chiamata alle armi della classe “di ferro” 1852.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE MARINAI D'ITALIA
3° Raduno Triveneto - Inaugurazione Monumento ai Caduti del Mare.
Il 20 maggio 1990 avrà luogo a Conegliano il 3 °Raduno Triveneto dei marinai in congedo e l’inaugurazione del
Monumento ai Caduti del Mare eretto in Via Papa Giovanni XXIII, su area messa a disposizione dall’Amministrazione
Comunale.
Anche il prato alberato su cui sorge l’opera verrà denominato «Parco Marinai d’Italia», (la pratica ha già iniziato il
suo iter burocratico).
Il programma della manifestazione sarà reso noto entro il mese di febbraio del prossimo anno. Gli alpini saranno ospiti
di particolare riguardo:
in quanto l’A.N.A. è gemellata con l’Associazione Marinai d’Italia.
SIMPATICHE RICERCHE ETIMOLOGICHE
da «ALFREDO PANZINI: DIZIONARIO MODERNO» X edizione - Milano 1963
NAJA. Voce di gergo, la disciplina militare; poi, per estensione, l’esercito. Si fa derivare dal veneto antico nagia,
naia=razza, genia (dal lat. natalia = che si riferisce alla nascita). La guerra ha divulgato la locuzione settentrionale
«sott ’la naja (cf. la raccolta di novelle di guerra di
M. Mariani “sott ’la naja, 1918”). «E’ parola che ha molti e diffusi significati, ma ognuno di questi significati è
logicamente collegato agli altri. La naja è il governo, che chiama alle armi e impone la guerra; è la disciplina
militare; è il servizio, semplicemente, o con le sue dure necessità; è la mala sorte, la disdetta, il cattivo tempo che
rende una marcia difficile o pericolosa, il superiore che sfotte e caccia dentro. La posta si smarrisce, il rancio
ritarda o è cattivo, la Paglia è bagnata? Il soldato filosoficamente commenta: «l’è naja» (citazione da Paolo Monelli,
ufficiale degli Alpini nella grande guerra).
Da «PAOLO ZOLLI: E PAROLE DIALETTALI» -Milano 1986
Cap. 4°: Le tre Venezie = NAIA. Entra in italiano attraverso il servizio militare obbligatorio. ...Naia è attestata fin
dal Cinquecento nel dialetto di Conegliano ...nel significato di “gente, razza”, più tardi in quello di “genìa”: essere
sotto la naia significa “essere sottoposto alla genia (dei superiori)”, e “sot la naia”, nel senso di “in servizio
militare” è documentato nel Trentino nei primissimi anni del Novecento.
L’espressione sotto la naia si diffonde dapprima tra gli alpini, durante la prima guerra mondiale, e poi tra gli altri
corpi dell’esercito.
Ben presto naia passerà a significare soltanto il “servizio militare”, facendo dimenticare il senso originario (che
sfuggiva a P. Monelli...), tuttavia al termine è sempre rimasta attaccata una sfumatura spregiativa, e qualcuno ha
giustamente osservato che è voce adoperata dalla truppa, non dagli ufficiali.
Da “EGLOGA DI MOREL”
“opera nuova, amorosa, sentenziosa, onesta e dilettevole”
“in terza rima e in lingua del contado di Conegliano” — testo veneto della fine del secolo XVI (versi 61/65)
“Là a bas, non l’è negun che si contenta:
“chi brama pas, chi desid(e)ra battaja,
“chi pianze, chi se duol, chi se lamenta,
“chi desidera i Turch, quella canaja,
“chi i Sulter, chi i Todesch e chi i Franzos!
“Dutti vorae a su muò sta sporca naja.
(G.B. Pellegrini — Università di Trieste - 1964) (ristampa a cura Studium Coneglianese nel 1975) (Glossario a cura M.M.
Molinari Fast: “Sulter: sultani (?) (non si conosce tale variante) o sarà forse errore di stampa per “zudier”, giudei
“Dutti: tutti”.
LOURDES
Nel mese di maggio il capogruppo di Mareno di Piave dott. Ferdinando ha accompagnato i disabili de “La Nostra Famiglia”
al santuario della Madonna di Lourdes, rendendosi utile alla loro assistenza, come avevano provveduto altri soci Io
scorso anno.
AL CONTRIN
Al 7° Raduno nazionale. A rappresentare la nostra sezione con il Vessillo sono stati i consiglieri Tonino Cais, Valerio
Bortolotto, Bruno Danieli, Mario De Marchi e molti altri soci partiti con un’autocorriera, organizzata dal gruppo Citt°.
A PIANCAVALLO
Come ogni anno per ricordare ed onorare il sacrificio della M.O. Pietro Maset e di quanti hanno donato la vita perché la
Patria tornasse libera, alpini ed amici sono giunti a quota 1400 a Ciamp di Budoia, dopo aver deposto dei fiori al
Monumento dei Caduti della resistenza. La S. Messa è stata celebrata dall’anziano sacerdote Alfredo Pasut. La nostra
sezione è stata rappresentata dal consigliere Battista Bozzoli ed altre penne nere; mentre l’amministrazione comunale di
Conegliano era rappresentata dall’assessore Luciani.
SULL’ORTIGARA
Il 19 luglio, al Raduno nazionale, è stato inaugurato il nuovo Labaro nazionale con le sue 207 M.O. La commemorazione è
stata fatta dal vice presidente nazionale Benetti. Nell’occasione è stato festeggiato il 70° della fondazione
dell’A.N.A. In rappresentanza dell’esercito austriaco era presente un generale. Presente il picchetto armato e la
Fanfara della Brigata Alpina “Cadore”, e tra gli altri, generali Cauteruccio, Gavazza e De Rosa.
A RIETI
Il 30 settembre il nostro Vessillo è giunto non solo a Rieti, ma anche sul Terminillo tra le mani sicure del consigliere
Tonino Cais e i soci Franco Buosi e Franco Peani, i quali hanno partecipato al 2° Raduno delle penne nere della Sezione
di Roma, ad una manifestazione grandiosa e meravigliosa, durante la quale hanno ricevuto una cordiale ed affettuosa
accoglienza.