GRUPPO "CONEGLIANO" |
Dicembre 1991 |
Gemellaggio con l’83° Gebirgs di Baviera - Trasferimento della Bandiera di guerra.
Alcune significative cerimonie hanno coinvolto il Gruppo “Conegliano”.
Felice è stato il gemellaggio concretizzato il 19 luglio in Landsgerg L. in Baviera, nella Caserma GEM-Von-Leeb con
l’83° Geobirgsbeobahtungsbattalions.
Presenti le maggiori autorità civili e militari di Landsberg, tra cui il sindaco, il comandante delle truppe
statunitensi, l’addetto militare italiano a Bonn col. Galla, il ten. col. Marino Tabiani e il magg. Rolandi del Gruppo
Conegliano e il ten. col. Joachim Praetorius, e naturalmente una rappresentanza della sezione di Pordenone (con il
vessillo), che ne è stata un po’ l’artefice.
Successivamente è avvenuto lo scambio di visita nella Caserma di Tolmezzo, con un’uguale cerimonia, alla quale è stata
invitata la sezione di Conegliano, che ha partecipato con il presidente Luigi Basso, il vice presidente Battista
Bozzoli, il consigliere sezionale Bruno Danieli (alfiere del vessillo) e Raimondo Piaia, in rappresentanza del Gruppo
ANA di Conegliano città.
Tale iniziativa entra nel quadro di rapporti d’amicizia, di solidarietà e di collaborazione tra reparti alpini dei Paesi
Europei (NATO) in armi:
la prima nel Veneto.
Il 9 novembre, poi, abbiamo assistito, con la rappresentanza della sezione di cui faceva parte il presidente Luigi
Basso, il vice Antonino Cais, ad una cerimonia, certamente espressiva e toccante, per alcuni aspetti intrisa di un senso
di inquietudine: l'attribuzione degli onori alla gloriosa Bandiera di Guerra del Gruppo “Conegliano”, che lasciava la
Caserma “Piave” di Udine per esser trasferita nella Caserma “G.B. De Gasperi” di Vacile di Spilimbergo,
contemporaneamente a quella del Battaglione Logistico “Julia”.
Il rituale ha avuto uno svolgimento accurato e semplice, con la silenziosa partecipazione delle rappresentanze in armi e
delle associazioni d’arma. La fanfara della “Julia” ha suonato le note dell’inno nazionale, del “Piave” e del “33”,
mentre venivano resi gli onori alla Bandiera di guerra del “Conegliano”, del “Logistico”, del 114° Battaglione
motorizzato “Moriago”, al comandante del Presidio di Udine e al comandante della Brigata Alpina “Julia”.
Poche parole sono state pronunciate del gen. Felice Boriero, ma simboliche. Egli ha detto che il “Conegliano” e il
Logistico durante i dieci anni di permanenza a Udine hanno lasciato un segno tangibile di operosità e di esemplarità di
valore civile e militare a difesa delle Istituzioni e di una società libera.
Corrono voci che lo scioglimento del Gruppo “Conegliano” sia avvenuto in via temporanea, in attesa di definizione, per
un’eventuale ricomposizione a Tolmezzo (in sostituzione del Gruppo “Udine”).
Quando mi sono rivolto imbarazzato ai nostri Ufficiali Alpini, per avere una loro opinione su quello che sta accadendo,
si sono trincerati, con fare cortese ed educato, in un “vedremo” o in un “no comment”, o al massimo “speriamo bene”, non
nascondendo una palese preoccupazione.
Quando, un paio di mesi fa, Luciano Viazzi mi ha scritto i suoi timori, le sue deduzioni sugli indirizzi dei nostri
organi governativi a proposito delle ristrutturazioni militari e in particolare delle Brigate Alpine, ero ottimista
sulla conservazione della Brigata “Cadore” e del Gruppo “Conegliano”, pur condividendo i propositi governativi di una
riduzione delle Forze Militari in tempo di pace; oggi, però, la realtà è un’altra e le apprensioni aumentano.
«È ormai certo — scrive Viazzi da Milano — che entro breve tempo saranno sciolte ben tre Brigate Alpine: l’Orobica, la
Cadore, e la Taurinense, e non è detto che le rimanenti Tridentina e Julia possano durare a lungo, dati i tempi che
corrono.
Lo ha detto, senza mezzi termini, il generale Rizzo comandante del 4° Corpo d’Armata alpino, prendendo la parola il 26
maggio u.s., in occasione dell’assemblea nazionale dei delegati A.N.A., richiamando i momenti salienti della drastica
ristrutturazione delle Forze Armate di terra, che dovrebbe vedere l’eliminazione di ben dieci brigate sulle 24
esistenti.
È sperabile che l’A.N.A. — essendo parte in causa — non reagisca in modo emotivo con le solite sterili proteste verbali
che lasciano il tempo che trovano, ma si faccia promotrice di un pubblico dibattito sull’ argomento in questione, con la
partecipazione di qualificate personalità militari (auspicabile — fra l’altro — l’intervento dei generali Donati, Poli,
Caligaris ecc.), che ci confermi l’effettiva necessità di questo nuovo “Modello di Difesa” con una ridotta
partecipazione delle Truppe Alpine. Se gli alpini non saranno più necessari alla difesa dell’Italia bisognerà prenderne
atto e adeguare il nostro comportamento a più miti pretese, con molto realismo e buon senso.
Se invece — continua ancora Viazzi — da questo qualificato dibattito risulterà in modo inoppugnabile che le Truppe
Alpine sono più che mai necessarie e sia un grave errore lo smantellamento di questi reparti, allora bisognerà
assumere un atteggiamento più intransigente contro le forze politiche responsabili di queste iniziative disgregatrici
delle nostre forze.
L’A.N.A. dovrebbe chiedere a tutte le forze politiche presenti in Parlamento di pronunciarsi in proposito, in modo da
conoscere (in previsione delle prossime elezioni politiche di primavera) su chi può contare e chi deve contrastare.
Qui non si tratta di fare politica, ma legittima difesa!
Egli asserisce che è stato il generale C.A. (aus) Giorgio Donati ad affermarlo,il quale in una sua lettera pubblicata su
“L’alpino” dello scorso mese di marzo, così concludeva “Gli Alpini devono farsi sentire in tutti i modi leciti, innanzi
tutto offrendo il loro sostegno, anche politico, soltanto a chi ben dimostri di avere a cuore la sicurezza dei nostri
figli e nipoti, cioè l’avvenire d’Italia».
Sarà un discorso difficile? Si, ma dobbiamo farlo.
Recentemente, intervenendo a Padova, all’inaugurazione di una sede del nucleo della Protezione Civile ANA, il presidente
nazionale Nardo Caprioli ha affermato:
«Togliere gli alpini dal Cadore è come togliere il Vesuvio a Napoli. Ma sapremo rispondere alla nostra maniera!. E
ancora «A luglio è stata sciolta la “Brigata Orobica”, una delle cinque degli alpini, adesso ci assicurano che la
“Cadore” per il momento non si tocca. Ma che cosa vuol dire? Che se ne riparlerà fra qualche mese, dopo aver fatto
calmare le acque... Perché stiamo eliminando la parte più bella della nostra Italia?
Se il tutto rientrasse in un piano europeo potremmo dirci d’accordo, ma nessun altro paese sta smantellando la difesa
come noi.
Il presidente Caprioli rimprovera al ministro della Difesa Rognoni anche di aver sostenuto che la protezione civile nel
Paese passa attraverso l’impegno degli obiettori di coscienza. «Ben vengano gli obiettori a lavorare sul serio con noi
invece di starsene tranquillamente nelle biblioteche. Io però, — afferma con ardore Caprioli — qui vedo soltanto i
nostri cari alpini, sempre pronti a farsi avanti quando c’è da aiutare chi è in difficoltà.
Caprioli ha annunciato che nel 1993, nella ricorrenza del 50° anniversario della battaglia di Nikolajewka, un gruppo di
alpini si recherà in Russia nella città di Rossosch, dove era di stanza il comando di corpo d’armata italiano. Ivi verrà
costruito e donato un asilo capace di ospitare 90 bambini, «affinché ai nipotini di coloro che erano schierati contro
di noi — ha concluso Caprioli — la vita possa riservare un futuro di serenità.
Se il Presidente della Repubblica Cossiga ha affermato: «Dove sono gli Alpini c'è l’Italia». Io aggiungo dove ci sono
gli alpini, grazie a Dio, c’è il volontariato, c’è la solidarietà, c’è l’altruismo, c'è l’amicizia, in una sola parola
c’è la vera fratellanza, nel segno della gioia di dare.
R.B.