QUANDO FISCHIARE E' INGIUSTO


Dicembre 1991

Ho letto, ne “L’Alpino” del mese di luglio, l’articolo del gen. Giovanni Papini, comandante della Brigata “Cadore” dal titolo: “Quando fischiare è ingiusto”.
Orbene, mi sento di condividere il rammarico del gen. Papini per l’atteggiamento spiacevole degli alpini in congedo, contegno non certamente di esemplari interlocutori, ma di scalmanati tifosi di calcio. Il generale educatamente si scusa per aver approvato la predilezione di un certo repertorio da eseguire nello stadio di Vicenza, brani musicali selezionati dai maestri Fornasier e Tempesta, direttori rispettivamente delle Fanfare alpine “Cadore” e “Tridentina”; ma tra le righe si può intuire la moderazione del suo linguaggio di alpino per gli alpini, come in una famiglia.
Io mi domando se di fronte a tale zotico portamento, noi non possiamo sentirci un po' frustrati. Ammesso e non concesso, che la musica presentata dai due complessi possa non esser stata gradita per la particolare composizione filarmonica e melodica di alcuni suoi pezzi, anziché di una esecuzione di solite marce, i gratuiti giudizi dei presenti alpini sono stati, senza dubbio, ingiustamente severi, e si è evidenziato, ancora una volta, un’incomprensione e una precaria cultura musicale da parte di una minoranza.
A margine dell’increscioso comportamento degli alpini in congedo, durante l’esecuzione delle Fanfare Alpine della “Cadore” e della ‘“Tridentina”, nello stadio di Vicenza in occasione dell’Adunata Nazionale, Costoro non hanno capito la sensibilità e l’eclettismo dei giovani, i quali hanno creduto, con i loro istruttori, offrire il meglio della loro cultura musicale, con una significativa esecuzione.
I bravi ragazzi alpini, i nostri figli, i nostri nipoti - i quali anche sotto la ‘“ naja cercano di rendersi utili, con l’impegno e il sacrificio domenica- le, — sono rimasti delusi, e soprattutto offesi, e non sarà facile per loro dimenticare presto.
Mi vien in mente una curiosa favola di Fedro: “L’asino e la musica”, che è un’analogia con l’episodio sopra descritto e la voglio riportare al fine di far capire che ognuno di noi deve aver pazienza, ed interpretare il pensiero e la buona volontà degli altri, anche quando non siamo all’altezza dello specifico argomento. Ecco come recita: “L’asino scorse in mezzo al prato un’arpa. S’avvicinò, con l’unghia ne tentò le corde, e le corde tocche risuonarono. “Dio, che cosa gentile!” — disse l’asino “che non sia del mestiere, che peccato! Se la trovava uno più istruito quali divine, dolci melodie!”
Così il talento spesso è sfortunato, e la bella musica non apprezzata.
RB.