MADONNA DELLA NEVE |
Dicembre 1992 |
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Bene si addicono, alla giornata di domenica 18 ottobre, le parole della celebre canzone napoletana “O sole mio”, che
così suonano: “Che bella cosa una giornata al sole, l’aria è serena dopo la tempesta..”; poiché dopo tanta pioggia dei
giorni precedenti, il sole ha fatto la sua comparsa a riscaldare gli animi degli alpini e della tanta gente convenuta a
festeggiare il restauro della cinquecentesca Chiesetta della Madonna della Neve. Nello stendere la cronaca ci
soffermiamo, soprattutto, a riportare i vari interventi, che mettono ampiamente in risalto
- con particolari contenuti - la motivazione della cerimonia, e gli aspetti artistici - culturali e tecnici dell’opera
realizzata dagli alpini. La cerimonia ha avuto inizio alle ore 15, con la partecipazione di un numeroso pubblico (collocato a monte
della Chiesetta in un terreno particolarmente ripido), tra cui le autorità religiose e civili:
il vescovo di Vittorio Veneto mons. Eugenio Ravignani, l’ex arciprete del Duomo mons. Felice Sacilotto e l’attuale mons.
Romano Nardin; l’on. ing. Antonio Cancian sindaco di Mareno di Piave, il sindaco di Conegliano rag. Flavio Silvestrin, il
vice sindaco avv. Umberto Gava, l’assessore alla Cultura Sergio Dugone e quello alla Pubblica Istruzione Antonella
Pavan; il col. Franco Bellinazzi in rappresentanza del generale comandante il 5° C.A., il ten. col. Rodolfo Cernaia in rappresentanza del generale Chiesa comandante la Brigata Alpina “Cadore”,
il mar. magg. Mario Sbrizzai comandante la Stazione C.C.; il consigliere nazionale geom. Lino Chies, il presidente
della sezione di Vittorio dott. Lorenzo Daniele, Renato Veneziano e il dott. Lucio Ziggiotto in rappresentanza della
sezione di Treviso; il dott. Pietro Giubilato, il prof. grand'uff. Giacomo Vallomy, l’avv. Francesco Travaini, il
pittore Renato Varese: il dott. Toni Battistella e naturalmente il nostro presidente enot. Luigi Basso con i vice
presidenti Battista Bozzoli e Nino Geronazzo. Assente, perché indisposto, il capogruppo di Conegliano-Città Raimondo
Piaia.
Dopo i brevi rintocchi delle ripristinate campane dell’Oratorio, si sono esibiti il Coro Polifonico, il quartetto
d’archi, i flauti e una chitarra degli allievi dell’Istituto Musicale “Benvenuti”, diretti da Luciano Borin, i quali
hanno accompagnato pure la funzione religiosa con canti e suoni di musica appropriata. Quindi sono seguite le
allocuzioni delle autorità.
Il presidente sezionale Luigi
Basso così si è espresso: “Oggi siamo qui riuniti a festeggiare il risultato di tre annidi assiduo lavoro, che ha visto la collaborazione di noi
alpini, di tanti Enti ed Associazioni con l’appoggio e il contributo dell'Amministrazione Comunale.
È una festa, dunque, non solo nostra, ma di quanti hanno sostenuto e seguito l’impresa. e dei cittadini, che saranno i
veri fruitori di questo angolo di storia recuperato. Un saluto particolare a S.E. mons. Eugenio Ravignani vescovo di
Vittorio Veneto che ci onora della sua benedizione, ai monsignori Felice Sacilotto e Romano Nardin, alle autorità
civili, fra cui vedo l’On. Antonio Cancian, il sindaco di Conegliano rag. Flavio Silvestrin e l’assessore alla Cultura
Sergio Dugone, ai presidenti delle sezioni di Vittorio Veneto, dott. Lorenzo Daniele e di Treviso rappresentato da
Renato Veneziano, al cons. naz. Geom. Lino Chies, alle Autorità Militari con la presenza del col. Franco Bellinazzi del
5° C.A., del ten. col. Rodolfo Cernaia della “Cadore”, alla popolazione e a tutte le penne nere qui conventi- te. Un
grazie sincero inoltre a quanti ci hanno aiutato. E fra questi permettetemi di ricordare, per la grande disponibilità
dimostrata, il comm. Aldo Armellin e Zelindo Toffoli, gli Istituti di Credito della città, le varie Associazioni e tutti
i Gruppi Alpini della Sezione e gli attivisti Toni Cais e Toni Bottega. Infine, e non per ultimo, un abbraccio al prof
Giacomo Vallomy, che di questa impresa è stato l’iniziatore.
Lunga e irta di difficoltà si è dimostrata la vicenda dei lavori che ci ha portato ai risultati d’oggi. Ma non mi
dilungo nei racconti tecnico operativi, che lascio all’alpino geom. Silvano Armellin: è lui in prima persona, come
delegato sezionale, che ha diretto l’opera con generoso e competente impegno e quindi lui meglio di me saprà
ripercorrere le lunghe tappe del lavoro. Da parte mia voglio ribadire che l’iniziativa ha assunto, non solo impegno
storico-artistico, ma anche morale e civile. Il recupero della chiesetta della Madonna della Neve vuole essere il
ripristino di un antico "Luogo di Culto" e di aggregazione e anche di tutto un percorso che, dalla Città viva e
pulsante, sale al Castello simbolo e costante rifèrimento della Comunità coneglianese. Per noi Alpini l’opera ha
rappresentato un importante momento di unione al nostro interno e di collaborazione con l’esterno, vissuto con l’armonia
e la generosità che contraddistingue da sempre la nostra Associazione. Nell’intraprendere e condurre il lavoro, noi
alpini abbiamo inteso qualificarci come uomini di buona volontà e di pace che tengono viva la storia. Fu questa la
strada che ci ha portato anche a Rossosch in Russia, in una grande impresa condotta a livello nazionale, unica al mondo,
che ci impegna tutti economicamente e moralmente. Si tratta della costruzione di un asilo per 120 bambini, in
commemorazione dei 50 anni della Battaglia di Nikolajewka, detta “Operazione Sorriso”, per il suo carattere di pace e di
solidarietà fraterna. I lavori stanno procedendo alacremente e posso dire con orgoglio che anche la nostra sezione sta
facendo la sua parte con l’apporto di uomini e mezzi.
Fu questo difficile momento storico, di degrado morale e di assenza dei valori, noi Alpini continuiamo a lottare sotto
la bandiera della disponibilità verso gli altri, dell’onestà, del senso civico e patriottico. Che questi nostri
sentimenti siano di monito agli uomini politici che ci guidano e a quanti hanno a cuore il futuro di un’Italia unita e
democratica, inserita nel contesto Europeo! Viva gli Alpini!”.
Poi il sindaco Flavio Silvestrin, portando il personale saluto e quello dell’Amministrazione Comunale, ha detto:
“Un saluto cordiale e riconoscente agli alpini di Conegliano che oggi riconsegnano alla nostra comunità questo
piccolo luogo di culto. La Chiesetta della Madonna della Neve era un angolo abbandonato della nostra città prima che gli
alpini ci mettessero mano. Già nel 1975 un primo intervento alla copertura ne ha scongiurato il definitivo degrado. Poi,
due anni fa, il cosiddetto “colpo di mano” l’impegno concreto e determinato a portare a termine i lavori di restauro
progettati nel 1989. Il valore di questo intervento, come di altri che caratterizzano gli alpini in congedo, non può
essere misurato soltanto nel pur grande impegno economico profuso.
Il restauro di una chiesa, la scoperta di un percorso di accesso alle Mura Carraresi, il recupero di una serie di
affreschi, alcuni dei quali attribuiti a Francesco Beccaruzzi, sono azioni di valore inestimabile dal punto di vista
culturale.
Insieme al valore artistico e culturale c’è il valore sociale che sicuramente ha un significato ancora maggiore. Non ha
infatti prezzo l’impegno diretto e volontario degli alpini che si sono prodigati in questi due anni per restaurare
questa piccola testimonianza di fede religiosa. Non ha prezzo il loro esempio sociale per l’intera nostra comunità. Gli
alpini sono avvezzi all’impegno civile e lo hanno dimostrato ampiamente portando soccorso alle comunità alluvionate o
terremotate, dando aiuto a popolazioni vicine e lontane, anche oltre i confini nazionali.
Il recupero di questa chiesa da parte delle "penne nere" non deve quindi stupire nessuno: è un altro segno dei valori
che animano questa associazione. La Chiesetta della Madonna della Neve è da oggi parte integrante di quella "Conegliano
Città Museo" alla quale l'Amministrazione Comunale sta lavorando da tempo. È un piccolo tassello di un mosaico fatto di
storia, archeologia, architettura ed arte che gradualmente stiamo costruendo. La Madonna delle Neve è dunque parte
integrante, alla pari di palazzo Sarcinelli, della Sala dei Battuti, o della Casa del Cima, di questo grande museo che
vorremo creare nel centro storico della nostra città.
È un progetto ambizioso che non ha tempi brevi di attuazione, anche perché la situazione economica dal Comune non lo
permette di certo, ma è un progetto che acquista crescente valore proprio da interventi come questo che oggi
inauguriamo: interventi concreti fatti anche di impegno civile e di testimonianza sociale. Ringrazio il Gruppo Città
della sezione coneglianese dell'ANA che ha promosso il restauro, il geometra Stivano Armellin che ha coordinato gli
interventi e quanti hanno prestato la loro opera per il recupero di questa chiesetta. Stringendo idealmente la mano a
tutti vi dico: grazie Alpini".
Infine il direttore dei lavori geom. Silvano Armellin ha fatto la seguente relazione tecnica:
“Ho il piacere di presentarvi l’opera di recupero dell’Oratorio della Madonna della Neve, che dopo tanti anni di degrado
ritorna di diritto ai cittadini ed alla Città per merito dell'Associazione Alpini di Conegliano. Chiunque aveste avuto
modo di visitare la chiesa prima dell’inizio dei lavori, poteva cogliere con evidenza lo stato di degrado e abbandono in
cui essa si trovava. In particolar modo degradanti erano i muri perimetrali, in parte in interrati, che presentavano
evidentissimi segni di umidità e cadute di intonaci.
Il pavimento del sagrato era formato in prevalenza da mattoni di varie forme, con una corsia centrale in lastre di
pietra di ”Cugnan”. L’insieme evidenziava numerosi interventi nel tempo con l’utilizzo sempre di materiale di scarso
pregio. Il tetto, seppur rifatto in epoca recente, a causa dei frequenti fenomeni di vandalismo dovuti al lancio di
pietre,presentava notevoli infiltrazioni d’acqua attraverso i coppi lesionati e mossi. Sulla sinistra dell’ingresso
verso città, una parete in legno intonacata delimitava e nascondeva alla vista l’ultimo Arco Carrarese, creando un
piccolo vano di servizio. All’interno di questa piccola stanza “campanaria” tramite un foro aperto nel 1700 nella
sommità dell’arco, si accedeva direttamente al campanile e qui scendevano anche le corde delle campane. L'Arco
Carrarese, mancando della chiave di volta in seguito all’apertura del foro, era sorretto nel mezzo da un pilastro in in
mattoni ora tolto. Il campanile si presentava con diverse fessure ai lati che lo segnavano longitudinalmente; ed alla
sommità, delle due campane datate 1921, la più piccola risultava lesionata e perciò è stata sostituita. Gli arredi
interni in legno si presentavano notevolmente deteriorati e molti di essi quali l’altare, i portoni di ingresso, i
serramenti esterni, i banchi e le stesse statue raffiguranti la Madonna e due Santi erano aggrediti dall’umidità.
Durante i primi sopralluoghi di ricognizione nell’ottobre 1989, sono emersi con sorpresa alcuni affreschi, vero Tesoro
artistico della Chiesa e databili attorno al 1400 e 1500 in parte attribuiti al pittore coneglianese FRANCESCO
BECCARUZZI.
Questa non sarà l’unica sorpresa incontrata nel corso dei lavori.
La Chiesa è diventata un grande cantiere nel maggio del 1990, quando tetto, intonaci, pavimenti ed arredi vengono
rimossi non senza difficoltà logistica riguardanti l’asporto dei materiali di risulta, all’esterno lungo tutto il lato
riguardante la Calle della Madonna della Neve vengono iniziati i lavori di scavo per il risanamento dei muri interrati.
Durante la fase di ‘spoglio” emergono via via elementi storico-architettonici di notevole interesse, primo fra tutti il
già citato Arco Carrarese racchiuso nell’edificio in seguito all’ampliamento della Chiesa avvenuto nel 1700 ed il tetto
originale di questa parte aggiunta formato da travi in legno e mattonelle in cotto; c’è poi la scoperta di uno stipite
di pietra di una verosimile porta di accesso incorporato nella base dell’Arco Carrarese (probabilmente della antica
porta alla Castagnera) con la sovrapposizione ben visibile, uno sull’altro, di archi “acuti” e “tondi”, inoltre sono
emerse finestre murate di diverse forme segno dei numerosi rimaneggiamenti nel tempo.
La sacrestia oltre alle visibili decorazioni settecentesche, si è rivelata custode di un imprevedibile passaggio
pedonale interno. Infatti, demolendo il contro soffitto in gesso, si è scoperto un passaggio che sicuramente, prima
della costruzione del campanile e del tempietto esterno, serviva per accedere alla sommità della mura carraresi,
percorso ora riproposto con la realizzazione ex novo di un soppalco in legno. Attenzione particolare è stata rivolta al
riuso dei materiali originali considerato molto importante, cosicché il pavimento della Sacrestia è stato rifatto
completamente con le stesse pietre, per lo stesso motivo sono stati recuperati completamente gli scalini di accesso al
Presbitero pavimentato ora con le vecchie pietre di cugnan, vediamo riposti il portone di ingresso da città, la porta di
accesso alla Sacrestia, la cornice lignea di decoro alla statua della Madonna posta sul fondo del Presbiterio.
Tutto ciò ha comportato un notevole dispendio di forze lavorative ed economiche, superato grazie alla disponibilità dei
numerosi sostenitori, ai quali va il mio più vivo ringraziamento. Un particolare grazie all’amico prof Giorgio
Fossaluzza per la collaborazione determinante per il restauro dell’affresco, alla restauratrice Alma Ortolan, agli
Alpini che hanno collaborato ed in modo particolare ai preziosissimi e sempre presenti Antonino Cais e Antonio Bottega.
Esauriti gli interventi, è seguita la S. Messa concelebrata dal vescovo mons. Ravignani e dai monsignori
Sacilotto e Nardin.
Durante l’omelia il Vescovo si è particolarmente soffermato sulla preziosa opera degli Alpini, con le seguenti
significative parole: “Un saluto a tutti i presenti, alle autorità che partecipano a questa gioiosa concelebrazione
della rinnovata Chiesa della Madonna della Neve. È per opera degli Alpini ch’ella viene restituita a questa Città, in
tutta la sua bellezza, anche in quella sconosciuta. perchè gli Alpini hanno portato alla luce parte di un affresco, dove
l’immagine della Madonna ancora appare sorridente e benigna per noi.
Gli Alpini amano le cose essenziali, quindi, amano discorsi brevi. Immaginate se non preferiscono prediche brevissime.
Allora devo dire che mi sembrava che la
preghiera detta all’inizio di questa messa mi riguardasse e ci riguardasse. Noi abbiamo chiesto di servire Dio con animo
puro e leale. Credo sinceramente che gli Alpini sappiano che non servono gli uomini, servendo e onorando gli ideali della
loro vita; sanno che servendo gli uomini e la loro pace e collaborando alla prosperità di tutti servono Dio, che di ogni
uomo è Padre. Abbiamo chiesto di servire Dio nell’uomo, voi lo fate servendo la pace e riportando a noi la voce della
storia. Però abbiamo chiesto pure di avere un cuore generoso e fedele. La generosità degli Alpini è fuori discussione. Non
c’è ed io amo ripeterlo e così rinnovare a loro la testimonianza della nostra comune gratitudine, non c’è fatto che
riguardi la comunità, fatto doloroso o fatto lieto, non c’è sofferenza qui o nel mondo, non c’è bisogno che non li trovi
sempre costantemente pronti a dare una mano, e non è solo una mano, a dare il loro cuore. Io credo che tutti dobbiamo
dare a loro testimonianza di questa generosità, al di là di ogni fatica; di questa generosità che non è di uno solo, ma di tutti, che insieme lavorano, affinché chi non ha casa ce l’abbia, chi cerca di risorgere da una vita di cui forse non porta nemmeno la
colpa, abbia la possibilità di recuperarsi. Questa loro generosità si esprime anche nel conservare i valori dello
spirito, che nella Chiesa hanno la loro espressione più alta.
Abbiamo pregato perchè gli Alpini diano a noi l’esempio di
una generosità — e perchè no — perchè questo esempio di generosità e di solidarietà lo possiamo capire, con loro
possiamo imitare, e con loro possiamo condividere la passione per l’uomo. Abbiamo chiesto di avere un
cuore fedele.
Agli Alpini vorrei dire questo; fedeltà da voi onorata, fedeltà fino al sacrificio, fedeltà che vi ha fatto - durante anni
difficili - i protagonisti di un amore per la nostra Patria, che non deve e non può andare dimenticato, fedeltà che si è
estinta per tanti di voi che oggi voglio ricordare, —f ino alla morte, perché la nostra Patria fosse libera.
Fedeltà ai valori più alti della religiosità, l’avete espressa oggi, ai valori alti che sono la dignità, la giustizia,
la rettitudine, la libertà.
E questa, mi pare, sia la vostra quotidiana preoccupazione e il vostro esempio di ogni giorno.
Grazie per questo nuovo gesto di solidarietà, e per quello che esso porta con se. Grazie ancora per questa comunità
cristiana.
Il sindaco vi ha detto grazie a nome di questa Città, nella quale noi viviamo e per la quale noi ogni giorno vogliamo
operare, non da soli, con voi, perché con voi vogliamo avere un cuore generoso e fedele e servire Dio negli uomini con
lealtà e purezza di spirito".
Terminata la S. Messa, mons. Sacilotto ha letto il “Decreto” della Curia vescovile, il quale da in
affidamento la Chiesetta alla Sezione Alpini di Conegliano.
Successivamente è avvenuta la benedizione della pietra commemorativa e dello stesso Oratorio, da parte del Vescovo, e
lo
scoprimento di una lapide sulla quale sono scritte le parole: "Oratorio Madonna della Neve. Restaurato a cura
dell’Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Conegliano".
E' seguita una breve pausa, durante la quale il prof. Giorgio Fossaluzza — docente all’Università Cattolica di Milano -
ha illustrato alle autorità l'affresco - ritenuto opera del pittore coneglianese Francesco Beccaruzzi.
La manifestazione ha avuto il suo epilogo con un incontro generale nell’antico chiostro di S. Francesco - contiguo alla
nostra sede — dove è intervenuto il presidente onorario della sezione prof. Giacomo Vallomy, per confidare che — prima
di passare il “testimone” al suo allievo Luigi Basso — era rimasto un po’ male per non aver potuto vedere ultimato il
restauro del Santuario, ma che oggi si sente particolarmente felice e soddisfatto nel constatare il completamento
dell’opera. Ha manifestato, inoltre, il suo compiacimento e la sua gratitudine agli Alpini per la grande disponibilità e
per il sacrificio dimostrati, ricordando che altre benemerite persone e Enti hanno contribuito alla realizzazione
dell’iniziativa. Ha rammentato pure che la festa avviene in un mese dedicato alla Madonna del Rosario.
Il Corocastel di Conegliano - diretto da Diego omasi - con la consueta bravura, ha intrattenuto i presenti con
divertenti canti popolari.
E, mentre veniva servito un gradito rinfresco, sono state consegnate alcune pregevoli “litografie” (raffiguranti la
bella Chiesetta) del pittore Renato Varese, a coloro che maggiormente hanno contribuito all’attuazione del restauro: al
sindaco rag. Flavio Silvestrin (per l’Amministrazione comunale); all’impresario comm. Aldo Armellin; alla Banca
Friul-Adria, tramite il suo direttore rag. Gobbo; alla restauratrice Alma Ortolan; all’impresario Zelindo Toffoli,
consigliere sezionale; agli alpini: geom. Silvano Armellin (promotore e responsabile dei lavori), Antonio Bottega,
Antonino Cais, Domenico Silvestrin, Guido Tomasella, Luciano Zaninotto, Giuseppe Bottega e Vittorio Dal Bò. La
presentazione delle varie fasi della manifestazione è stata fatta dal rag. Floriano Zambon segretario del Gruppo
Conegliano-Città, con la cooperazione del vice presidente sezionale Nino Geronazzo.
Non possiamo dimenticare la visita straordinaria e graditissima, alla nostra sede, del Vescovo, il quale, manifestando
la sua sorpresa nel vedere una così stupenda “casa alpina”, ha voluto testificare la Sua presenza, scrivendo nel libro
degli ospiti significative parole all’indirizzo degli Alpini: "Agli Alpini di Conegliano, che oggi hanno aggiunto alle
loro meritorie opere, il restauro della chiesetta della Madonna della Neve, con la mia simpatia, il mio cordiale affetto
e la mia ammirazione. A loro l’augurio che altre opere onorino nella vita il loro esempio di generosa solidarietà e di
fedele amore alla Patria. Eugenio Ravignani vescovo di Vittorio Veneto".
Con ragione sosteniamo che, quella domenica, è stata una meravigliosa giornata. stata una giornata che resterà
perennemente scolpita nella memora storica degli Alpini, ed impressa nella mente dei coneglianesi.
Noi tutti dobbiamo esser grati alla Madonna per averci concesso un pomeriggio soleggiato, mai così tanto desiderato.
(Sinceramente avevamo grande fiducia nel favore Celeste). Una malaugurata pioggia avrebbe, in parte, guastato un
avvenimento tanto e lungamente atteso.
Senza presunzione chiudiamo con un detto latino: ‘VERBA MOVENT, EXEMPLA TRAHUNT” (Le parole commuovono, gli esempi
trascinano).
Con la speranza che gli Alpini continuino ad essere dei trascinatori con i loro buoni esempi.
Renato Brunello