NIKOLAJEWKA


Giugno 1992

NIKOLAJEWKA...
e le riflessioni di un capogruppo

Il 19 gennaio, il gruppo Alpini di Solighetto, ha voluto commemorare con la consueta semplice ma simbolica cerimonia, il 49° anniversario della tragica battaglia di Nikolajewka. Nonostante la temperatura un po’ rigida, buona è stata l’affluenza a questo incontro, divenuto ormai un anniversario tradizionale per la nostra sezione, da parte della quasi totalità dei Gruppi. Purtroppo alcuni giovani, ritengono tali “Cerimonie” solo nostalgiche, prive di significato, oltreché inutili, per cui sarebbe meglio dimenticare tale passato, per non passare da malinconici del passato. giusto quindi, come affermano questi giovani, dimenticare un passato perchè non vissuto in prima persona? Un passato nel quale degli uomini hanno sacrificato la loro giovinezza tra gli stenti e le atrocità della guerra? O non è forse la loro incapacità di trovare dei sani ideali in questa società ormai vuota, in cui il solo unico scopo è il benessere personale contro tutto e contro tutti? Sono in grado questi giovani, cresciuti in una società che crede solo nei valori materiali della vita, di capire lo spirito che spingeva i loro Padri ai sacrifici disinteressati che compirono durante la guerra? Su tutto questo ho voluto riflettere, e ricercare delle risposte intorno a me. Mi sembra subito lampante, che una prima risposta, sia venuta dalle parole pronunciate dopo la S. Messa dal prof. Giacomo Vallomy, presidente onorario della Sezione, intervenuto alla cerimonia, in rappresentanza del presidente Luigi Basso assente per gravi motivi familiari.
Dopo aver portato ai presenti il saluto del direttivo sezionale, reso merito al vecchio Capogruppo GIOVANNI PANSOLIN, che purtroppo per motivi di salute non era presente, ricordando che proprio costui, unitamente ai pochi altri amici e commilitoni reduci dalla campagna Russa e da altri fronti, avevano, per primi in ITALIA, celebrato questa storica data. Continuò dicendo, quanto fosse necessario, nei momenti attuali, in una società in cui si sta assistendo al continuo degrado di tutti i valori morali ed umani, dove tutto sembra lecito per il proprio profitto, la ricerca e il ricordo di tutti quei valori che permisero ai nostri padri, in silenzio e con fede, ogni sacrificio, anche quello supremo, senza il personale tornaconto. Sul valore di queste cerimonie mi convinsero le parole e l'atteggiamento di un vecchio Alpi no, che con le lacrime agli occhi, mortificato, lamentava il comportamento, non conforme allo spirito associativo, del suo capogruppo, il quale non aveva ritenuto necessario la presenza del Gagliardetto alla manifestazione, ritenendo tali cerimonie superate. Ma se simili cerimonie possono ridestare sentimenti sinceri e disinteressati, essi ben vengano, con la speranza che possano servire ad una riflessione di coscienza di tutti coloro che non hanno provato sulla loro pelle le atrocità della guerra, e rivolgere una preghiera per quelli che, per un sentimento del dovere, ne sono stati travolti. Per quanto riguarda la cronaca, la cerimonia iniziava con la 5. Messa, seguiva la posa di una corona al monumento ai Caduti, quindi il discorso ufficiale del presidente onorario della sezione prof Giacomo Vallomy. Successivamente prendeva la parola il sindaco di Pieve di Soligo rag. Gianpietro Tittonel.
“Ricordiamo oggi - egli diceva - uno dei più tristi e tragici episodi dell’ultima guerra mondiale, che fino a qualche tempo fa credevamo fosse veramente l’ultima, -. viceversa, gli eventi che si susseguono da oltre un anno: la guerra del Golfo Persico, la lotta civile in Croazia in Slovenia, nell’intera Jugoslavia (che tale non è più; i conflitti fra le repubbliche dell’ex Unione Sovietica,cifanno riflettere e ne deduciamo che l’ultima guerra, e la pace tra i popoli sono molto lontane. Negli ultimi anni ogni oratore che da questa tribuna, in questa circostanza, ricordava il triste passato e tutti coloro che erano Caduti nel compimento del Loro dovere, era un monito perchè questo non si ripetesse e scongiurasse nuovi dolorosi eventi" — Concludeva il suo intervento ricordando il senatore Francesco Fabbri, nativo di questa terra, scomparso 15 anni fa uomo temperante, serio, retto, che molto si impegnò nel sociale e in una politica democratica. Il sottoscritto ringrazia tutti i presenti per la loro partecipazione.

Antonio Possamai