CIMA VALLONA |
Dicembre 1993 |
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Tra le numerose autorità civili e militari presenti il Comandante dell’Arma dei Carabinieri generale Luigi Federici.
Anche quest’anno alla cerimonia della ricorrenza del 26 giugno 1967, al confine fra l’Alto Comelico e l’Austria, in
cui perirono il cap. Francesco Gentile (M.O.), il sottotenente Mario Di Lecce, il sergente Olivo Dordi e l’Alpino Armando
Piva, ha partecipato una rappresentanza della nostra sezione con il Labaro e i gagliardetti dei gruppi di Colfosco e
Pieve di Soligo.
Erano presenti i consiglieri sezionali Luigi Maretto e Marsiglio Rusalen, il capogruppo di Pieve di Soligo Paolo Gai,
Valerio Collet, Carlo Sala. Egidio Viezzer ed altri.
Oltre al generale Comandante dell’arma dei Carabinieri Luigi Federici, il Prefetto di Belluno, il Comandante del IV
Corpo d’armata Alpina gen. Luigi Manfredi e il vice gen. Gianfranco Zaro ed altri ufficiali superiori a generali in
rappresentanza della Scuola Militare della Nunziatella, dei Carabinieri, della Finanza e di vari Battaglioni e Gruppi
Alpini.
Nella chiesetta eretta dagli alpini della sezione Cadore ed inaugurata il 28 giugno 1970, nel verde di una magnifica
abetaia, illuminata da un sole splendente, il cappellano capo dei Carabinieri della Legione Veneto don Antonio ha
celebrato il rito religioso in suffragio del Caduti, dopo l’alzabandiera e la deposizione di varie corone. Faceva
servizio la fanfara della Brigata Tridentina, un picchetto armato dei carabinieri e uno degli alpini.
Era presente anche il Labaro della sezione Cadore con una quarantina di gagliardetti ed una ventina di tricolori di
diverse altre associazioni consorelle.
Dopo la lettura della “Preghiera dell’Alpino” e del “Carabiniere”, hanno parlato il vice capogruppo di Casamazzagno
(gruppo organizzatore della cerimonia) e il sindaco del Comune di S. Nicolò, sul cui territorio sorge la chiesetta, il
quale oltre a ricordare la triste vicenda, ha rivolto un pensiero al cav.
Ennio Costan - ideatore della chiesetta e la medaglia d’argento Girolamo Ribul (Nin), recentemente scomparso.
Alla fine, parole non di circostanza ma di alto significato ha pronunciato il gen. Luigi Federici. caldamente invitato a
parlare.
Così il generale si è espresso: "Autorità, Alpini. Carabinieri, Finanzieri, cittadinanza, questo luogo induce alla meditazione e alla preghiera,
rinvigorisce l’impegno al servizio dello Stato, come impegno è stato quello dei Martiri di Cima Vallona, i quali,
malgrado il rischio, hanno fatto il loro dovere e sono morti. Però, i Caduti testé ricordati, io Li vedo stupiti,
attoniti, indignati, perché i corrotti, gli immeritevoli hanno offeso la Loro memoria e lo Stato, e con Loro sono
indignati anche gli attuali servitori della Nazione, e soprattutto la gente comune, in particolare voi che mi ascoltate.
Dobbiamo riprendere lo zaino e cominciare a difendere l’onestà e la Legge, come i nostri giovani alle armi, che con
volontà ed operosità partecipano fuori d’Italia ad operazioni di legalità e solidarietà; così essi difendono i valori
morali della nostra Patria”.
Luigi Maretto
IL GENERALE FEDERICI CI SCRIVE
Alpini di Conegliano, l’Italia ha bisogno di voi, dei vostri sentimenti, della vostra opera. del vostro cuore. Difendete
la vostra “Isola Verde” e aiutateci a dare, fiducia e sicurezza alla nostra amatissima Patria.
Luigi Federici.