PROTEZIONE CIVILE |
Dicembre 1993 |
L’autunno scorso sfogliando i quotidiani locali, nella cronaca di Conegliano, abbiamo notato con disgusto articoli
con i seguenti titoli: ”Dove era la Protezione ?”. Il riferimento è appunto di quello che è accaduto a Conegliano in
località Parè, che a seguito di due violenti nubifragi ci sono stati degli allagamenti che hanno colpito centinaia di
famiglie. Non sto ad analizzare le cause di quello che è successo, anche se mi azzardo, conoscendo quella zona, a dire
che se si prestasse più attenzione, quando si trasformano aree verdi in aree edificabili, all’impatto ambientale senza
modificarne in maniera violenta il territorio forse, nella maggior parte dei casi certe calamità potrebbero essere
evitate. Tralascio di trovarne i colpevoli, non è compito mio, dovrebbe esserlo della giustizia, ma non posso rimanere
inerte di fronte alle accuse rivolte alla protezione civile cittadina e quindi anche a noi che ne facciamo parte. Accuse
che dipingono i volontari del Coneglianese, come delle persone che servono solo quando c’è da mettersi in bella mostra
alle esercitazioni locali. Forse è anche vero che la protezione civile così come è strutturata non è ancora pronta a
rispondere tempestivamente alle esigenze della comunità, perchè non ha mezzi per poter intervenire adeguatamente:
ricordo che lo stanziamento di fondi da parte dello stato a favore della protezione civile è così esiguo che non
riuscirebbe a coprire neanche l’acquisto di una pompa di aspirazione all’anno, e perchè la struttura non permette ancora
l’operatività nel giro di pochissimo tempo, ma le persone che hanno accusato sanno dell’impegno giornaliero da parte
delle unità sanitarie o dell'intervento nella ricostruzione del Friuli, Irpinia o Valtellina? Sono convinto che i
polemici, incazzati, non sono informati neanche della situazione disastrosa in cui versa questa frangia di volontariato
in Italia, perché quella che loro denigrano è una delle poche realtà che tenta di costruire un percorso, che porti a una
efficienza e prontezza accettabili: Non mi stancherò mai di dirlo, quali sono i limiti e le difficoltà dei volontari;
uomini che mettono a disposizione il loro tempo libero a servizio del prossimo, si autofinanziano per poter operare;
domandatelo ai nostri alpini che si sono comperati anche la divisa! Scusate se ho polemizzato su questa vicenda, ma sono
convinto che un po’ di chiarezza dovrebbe essere fatta, soprattutto per far capire a chi non avesse ancora capito, coma
stavano le cose. Ai signori che sono usciti frettolosamente sulla stampa vorrei, concludendo, dire, fate come San
Tommaso metteteci il naso, forse rendendovi conto da vicino darete la colpa a chi ce l’ha.
Sandro Rui
Dì solito, quando sta per terminare un triennio di lavoro, ci si guarda indietro e si tenta di fare un bilancio di quello che si è fatto o non fatto e di tirare le somme. E' quello che succede anche a noi volontari della protezione civile, dopo circa tre anni di attività. Annoi caratterizzati da una buona preparazione sia teorica che pratica incominciata in sordina fino a diventare, pur non senza difficoltà, una realtà non solo sezionale ma anche zonale e nazionale. Quindi mi sembra doveroso far conoscere a tutti gli alpini della sezione attraverso dei dati quella che è e che ha fatto in questo periodo il nucleo di P.C.: 65 volontari provenienti dalla maggior parte dei gruppi., 1 esercitazione a carattere nazionale organizzata dall’A.N.A. a Latisana e a MALCESINE, 2 esercitazioni a CONEGLIANO denominate Giano ‘91 e Giano ‘92, 2 prove presso i gruppi di Susegana e Pieve di Soligo,la partecipazione con sanitari e radiofonisti al bosco delle Penne Mozze, 1 corso di pronto soccorso in dieci lezioni, decine di incontri e riunioni una struttura formata da medici, infermieri, radiofonisti ecc. Forse per molti questo può essere molto, per altri poco, ma l’importante per noi dopo tre anni è, tra molte difficoltà, avere lo spirito intatto e la certezza di continuare.
Il Nucleo di Protezione Civile sezionale ringrazia i gruppi di Susegana e di Pieve di Soligo per la squisita
ospitalità e per la loro disponibilità durante le due prove teorico-pratiche di intervento, tenutesi nelle loro
rispettive sedi, e il gruppo di Soligo per la generosità dimostrata nella tarda sera.
Le prove di intervento organizzate dal nucleo, in ambito locale, mirano non solo a collaudare le proprie capacità, ma
soprattutto per coinvolgere i gruppi alpini in questa nobile istituzione di volontariato.
GUIDE STORICO ESCURSIONISTICHE: Gianni Pieropan - La strada delle Gallerie editore Gino Rossato; Gianni
Pieropan Monte Pasubio editore Gino Rossato; Gianni Pieropan - Piccole Dolomiti Pasubio editore C.A.I.
Touring Club Italiano
COME ARRIVARCI
Arrivati a Thiene si prende la strada che porta a Schio e si procede per Valli del Pasubio. Da Valli del Pasubio ci si
inerpica sulla strada che porta a Rovereto e dopo l'abitato di S. Antonio si svolta per la strada che porta a Colle Xomo
dove si lasciano le auto per incominciare la strada delle gallerie.Per pernottare Al Rifugio Papa telefonare con buon
anticipo al n. 0445 630233.
MONTE PASUBIO
Chi ha salito senza palpiti d’amore questo calvario della patria; chi non sosta con animo purificato su questa roccia
gloriosa, non entri in questo rifugio, né contempli da queste libere altezze la dolorante fecondità del piano e il
mistero dei cieli.
Questo scritto lo trova murato l’escursionista, assieme ad altre lapidi di interesse storico, sulla facciata del rifugio
Generale Papa medaglia d’oro al Valor Militare, donata dalla sezione CAI di Schio, il giorno della sua inaugurazione il
2 Luglio 1922 e dedicata agli eroi del Pasubio. Monte Pasubio,non è solo una triste canzone a ricordarcelo, ma è una
lunga pagina di storia della prima Guerra Mondiale, che ancora oggi a distanza di tempo si può, non solo vedere con gli
occhi, ma anche sentire con il cuore. Storia ma anche affascinante escursione soprattutto se si percorre la strada delle
52 gallerie, grande sforzo di ingegneria, di mezzi e di uomini per quel tempo, e costruita in circa sei mesi, oppure
percorrendo il sentiero attrezzato delle 5 cime o sentiero degli arditi che si snoda tra bastioni e cenge fino a
concludersi in prossimità del rifugio. Quando percorsi la strada delle gallerie, per la prima volta, non immaginavo
neanche lontanamente, che una così facile escursione mi avrebbe coinvolto emotivamente. Salendo ogni galleria,
soprattutto la 19° che è la più ripida, viene alla mente tutto quello che ognuno di noi ha sentito dai racconti dei
"VECI" o ha letto, nei numerosi libri che parlano di questa zona e della grande guerra, le sofferenze, le fatiche,
l’ardimento di un popolo che combatté per la propria PATRIA. Ma quello che colpisce di più è senz’altro il sentiero
denominato sentiero della PACE che parte dal rifugio Papa e che arriva fino alla cima Palon in mezzo a trincee e ad
altre gallerie da dove si domina tutto il teatro di guerra. Insomma il Pasubio non è una montagna come le altre, e chi
c’è stato lo sa bene, non è neanche un posto della grande guerra, come altri, è un’affascinante itinerario che non si
dimentica facilmente ed è un’esperienza che si vorrebbe sempre rifare, ed io invito tutti ad andare almeno una volta a
visitare questa (citando le parole di A. Locchi nella Saga di Santa Gorizia) MONTAGNA SANTA D’ITALIA e le sue AZZURRE E
BIANCHE TORRI GUARDIE DELLA PATRIA.
Sandro Rui