BRIGATE ALPINE A RISCHIO |
Giugno 1995 |
Generale Gadia, si parla di ristrutturazione e ridimensionamento delle
truppe alpine...
E' da tanto che se ne parla. Molto prima della caduta del muro di Berlino,
nel quadro della discussione sulla tipologia delle Forze dell'Esercito
Italiano, in un momento in cui si riteneva necessario disporre di unità
corazzate e meccanizzate, le Brigate alpine apparivano anacronistiche perché
ancora parzialmente appiedate. Ora sono “motorizzate” ed e auspicabile che
diventino, almeno parzialmente, blindate, cioè dotate di mezzi di trasporto
che assicurino la protezione del personale. Di qui l'esigenza a ridurle, nel
contesto delle attuali disponibilità di bilancio e delle scarse risorse
disponibili che impongono il ridimensionamento di tutto lo strumento militare
terrestre per accrescerne la componente qualitativa.
Tale ridimensionamento sembra coinvolgere proprio la Sua Brigata: il destino
della gloriosa Cadore sembra dunque segnato?
Di certo sono stati sanciti gli scioglimento del 12° reggimento alpini di
stanza a Tai di Cadore e del 6° reggimento artiglieria da montagna di
Bassano. I provvedimenti diverranno esecutivi rispettivamente il 17 ottobre ed
il 15 luglio prossimi. Altrettanto certa è la sopravvivenza del 7°
reggimento alpini di Feltre e del 16° reggimento addestramento reclute di
Belluno. La Brigata “Cadore”, privata del supporto di fuoco di artiglieria
e di una pedina operativa vede compromessa la sua “credibilità ordinativa”
e la sua funzione di G.U. elementare dell'Esercito Italiano. Realisticamente,
pertanto, dobbiamo attenderci lo scioglimento del Comando Brigata e, quindi,
dei reparti che lo supportano (battaglione logistico e Reparto Comando e
supporti tattici “Cadore”). Presumo che la sanzione diverrà esecutiva nel
corso del 1996 e tale ipotesi, gravida di conseguenze per il personale, è già
stata anticipata a Ufficiali e Sottoufficiali.
Nel nostro Paese reparti dell’esercito, e le truppe
alpine in particolare, sempre più spesso vengono impiegati in delicate
operazioni di ordine pubblico. Quale è la risposta dei giovani di leva alla domanda di maggior impegno ed operatività?
I
giovani di oggi, con il loro senso critico e la loro consapevole
partecipazione al mondo che li circonda, rispondono appieno alle
“sollecitazioni” operative. Tali sollecitazioni, per le capacità
organizzative e professionali dei Quadri ad ogni livello, si traducono in
predisposizioni logiche, in ordini chiari, in direttive comprensibili e sono
pertanto perfettamente recepite. Il senso di responsabilità e la coscienza
civica dei nostri Alpini di leva, uniti ad un adeguato preventivo
addestramento, consentono di onorare gli impegni in ordine pubblico con grande
dignità professionale.
Sempre
più spesso quindi gli Alpini si trovano ad operare in ambienti totalmente
diversi da quelli tradizionali (operazione “Vespri Siciliani” e forse nel
prossimo futuro “Coste Sicure”). Quali sono i problemi connessi a tali
impieghi?
Rientra
nei compiti delle Forze Armate il concorso alla salvaguardia delle libere
istituzioni e, quindi, l'impiego nel mantenimento dell'Ordine pubblico di
concerto con le Forze di polizia.
Il
problema è che compiti di concorso (tra cui rammento anche l'impiego in
pubbliche calamità) stanno prendendo il sopravvento sulla funzione primaria
che è pur sempre la difesa del territorio nazionale e, nell'eccezione più
ampia, la credibilità della deterrenza delle armi specie in compiti ONU. In
un quadro di limitazione delle risorse e di durata del servizio militare di 12
mesi, gli oneri in personale, materiali ed equipaggiamenti per assolvere tale
compito corrono il
rischio di compromettere l'efficienza operativa dei reparti che, in
particolare, non possono rispettare i cicli addestrativi programmati
finalizzati alla funzione primaria.
Lei
conosce bene la situazione militare italiana e degli altri paesi europei (è
stato fra l'altro addetto militare all'ambasciata di Bonn): quali innovazioni
sono previste nel nostro Esercito?
L’esercito
della RFT completerà quast’anno la propria ristrutturazione assumendo la
tipologia della “Struttura 5”. Elementi essenziali della pianta organica:
22.430 Ufficiali,
46.642 Sottoufficiali, 61.778 volontari a lunga ferma, 126.850 militari di
leva. In totale, 257.800 uomini di cui 49% circa coscritti. Il nuovo modello
di difesa dovrebbe (il condizionale è d'obbligo non essendo stato ancora
approvato dal Parlamento) per l'Esercito Italiano sancire l'organico di 15.000
Ufficiali, 35.000 Sottufficiali, 60.000 volontari a lunga ferma, 40.000
militari di leva. In totale 150.000 uomini
di cui il 27% circa coscritti. La tendenza per entrambi i Paesi, è
l'acquisizione di un esercito di tipo misto (professionale e di leva) con la
differenza che nella RFT il dosaggio sarà uniforme nell'ambito delle varie
Unità mentre da noi i volontari saranno accentrati in determinati reparti. La
“bontà del risultato” dipenderà ovviamente dalle risorse disponibili.
Attualmente per una consistenza complessiva di 370.000 uomini delle 3 FF.AA.,
il bilancio della difesa tedesca ammonta a circa 49.000 miliardi, quello di
casa nostra, per una forza di circa 320.000 a circa 25.000 miliardi. Lascio al
lettore le opportune considerazioni.
Piemontese
di nascita, Lei è ormai veneto di adozione: la Sua opinione sui Veneti?
L'adozione è avvenuta molti, molti anni fa quando
nell'ormai lontano 1970 mi sono sposato con un'insegnante di San Fior,
originaria di Pianzano. Confesso, sperando che mia moglie legga queste righe,
che è stata una scelta felice, almeno da parte mia. Temo, invece da parte
sua, una risposta meno entusiasta considerati gli innumerevoli pellegrinaggi
cui l'ho costretta nel corso della mia attività, ma se non altro le ho
consentito di esternare le innate doti di pazienza e tolleranza, virtù queste
innegabilmente venete. Mi trovo bene, anzi benissimo in terra veneta forse
perché il carattere educatamente estroverso di questa gente è complementare
alla ritrosia piemontese, su cui mia moglie Dina avrebbe molto da raccontare.
Ottimi i rapporti in loco durante le mie brevi permanenze a Pianzano ove vive
la mia famiglia per ragioni di continuità scolastica. In sintesi bellissima
gente, operosa, simpatica , perché no “moderatamente” benestante. E dire
che quando ero ragazzo a scuola, in Val Susa, mi raccontavano che il Veneto
era area depressa. Sarà stato vero?
Gianfranco Dal Mas
CURRICULUM
Entrato all'Accademia Militare di Modena nel 1961. Dopo il ciclo formativo è assegnato, nel 1965, con il grado di Tenente al 7° reggimento Alpini nella sede di Belluno. Frequentatore della Scuola di Guerra di Civitavecchia nel Triennio 1970-1973 al termine del quale è destinato come Capitano al Battaglione Alpini “Pieve di Cadore”. Nel 1975 è trasferito al Comando Brigata Alpina “Tridentina” dove, con il grado di Maggiore, è chiamato ad assolvere numerosi incarichi nell'ambito dello Stato Maggiore della Brigata stessa. Ha frequentato nel biennio 1982-1984 la Scuola di Guerra Austriaca a Vienna. Dopo tale esperienza all'estero, promosso Tenente Colonnello, ha comandato il Battaglione Alpini “Trento” nella sede di Brunico fino al 1986. Nel biennio successivo è stato Capo di Stato Maggiore dell'Accademia Militare di Modena. Dal 1988 al 1990 con il grado di Colonnello ha assolto le funzioni di Vice Comandante della Brigata Alpina Julia. Nel triennio 1990-1993 è stato Addetto Militare presso l'Ambasciata d'Italia a Bonn. Promosso Generale, dall'ottobre del 1993 è Comandante della Brigata Alpina “Cadore”. |