A PINZANO PER RICORDARE


Giugno 1996

Il Friuli, dopo vent'anni dal violento terremoto, è rinato più bello di prima.

Il ricordo, anche se un po' lontano, è comunque sempre presente. Non si possono scordare quei terribili momenti del 6 maggio 1976, che hanno sconvolto uomini e cose; quando la terra friulana impazzì, scrollandosi di dosso tutto ciò che la copriva, abbattendo case e palazzi, seppellendo sotto le macerie migliaia di persone, prostrando lo spirito forte ed intrepido dei “Fradis”.
Non risparmiando dalla rovina le caserme, sotto il cui sfacelo perirono diversi giovani alpini.
Il Friuli cadde nel lutto; la gente pianse i suoi morti, i suoi focolari, le sue opere, la sua arte.

Ed immediatamente con dignità si rialzò, riacquistò il morale, reagì alla catastrofe; sanò le ferite, ricostruì le sue case, i suoi paesi.
La fierezza, la laboriosità, la caparbietà, riconosciute ovunque - note anche a noi alpini, che abbiamo avuto il privilegio di conoscere e frequentare quelle popolazioni, durante il servizio militare ad Udine e poi a Pontebba e dintorni - hanno prevalso sullo sconforto, furono un richiamo alla solidarietà, alla fratellanza. Senza indugio ci fu una spontanea stesa di mano: “le nostre braccia, la nostra mente, il nostro cuore, la nostra comunanza son per Voi “Fradis” “- dissero gli Alpini.
Significative sono le parole riportate sulla pergamena consegnata a coloro che parteciparono alla ricostruzione dei paesi disastrati: “FORGERANNO le loro spade in VOMERI, le loro lance in FALCI”. Non è una frase paradossale, poiché gli alpini, invece dei vomeri e delle falci, impugnarono piccone e badile, usarono carriola e malta, pietre e coppi.

Ho avuto modo più volte, in questi ultimi vent'anni, di visitare quella terra, oggi risorta, ma due sole volte sono ritornato su quel luogo ove avevo offerta la mia modestissima opera.
Pinzano al Tagliamento, allora sede del 10° cantiere - dove affluirono gli alpini delle sezioni di Conegliano, Treviso, Vittorio Veneto, Imperia, Savona, Valdagno e naturalmente Pordenone sede sezionale - migliore occasione non poteva avere sé non l'Adunata Nazionale di Udine per richiamare a raccolta, il sabato precedente alla sfilata, i fratelli alpini che furono protagonisti con la sua gente della ricostruzione del paese, molti dei quali presenti anche alla cerimonia di chiusura del cantiere, l'11 settembre , quando, alle ore 17, la terra ancora sussultò.

Ricordo che mi trovavo, assieme agli amici ed alla gente, nel piazzaletto della “casermetta”, ad assistere alla S. Messa concelebrata, quando una scossa sussultoria ed ondulatoria creò il panico tra i presenti. Le donne gridarono dallo spavento, i sacerdoti uscirono dalla pensilina, sospendendo per qualche istante la Messa, invitandoci a star calmi.
Guardai dintorno, e con grande stupore e preoccupazione scorsi i grossi fili, che attraversavano il piazzale, e i pini che ci circondavano ondeggiare fortemente, mentre sotto i piedi sentii “ballare” il terreno. Mai avevo provato tale sensazione, fu veramente impressionante, ed ancor oggi la memoria mi porta a vivere quegli istanti.
Quel sussulto costituì l'avvisaglia di un nuovo terremoto che puntualmente si verificò nella tarda mattinata del 15 settembre. Se tanto mi da tanto, cosa sarà stato il 6 maggio? Pensai.

Conegliano ebbe una importante partecipazione con alcuni suoi soci.
Alcuni di loro ora sono “andati avanti”. Voglio ricordare due per tutti. L'alpino Otello DUGONE, il quale offrì il suo contributo con intensità per due mesi, poi il grande amico degli alpini l'ing. Luigi POLLASTRI, il conduttore, per quasi un mese, del “Dumper”. Personaggi che non si possono dimenticare per la generosità, la disponibilità e giovialità.

Un altro grande alpino della sezione di Imperia, capo cantiere, geom. Raimondo Arduino è rimasto affettuosamente nel nostro cuore: il nostro socio geom. Lino Chies lo sa bene, per essere stato, per qualche periodo, assieme a lui.
Dunque, sabato 18 maggio, ci siamo incontrati con la popolazione di Pinzano, e dopo l'alza bandiera sul pennone sito sul piazzale antistante la sede degli alpini, in corteo, preceduti dalla banda, abbiamo raggiunto il monumento ai Caduti e deposto una corona d'alloro. Quindi, riformato il corteo, rifacendo a ritroso lo stesso percorso, siamo andati ad assistere alla S. Messa, concelebrata, nella chiesa parrocchiale. Sono seguiti i vari discorsi di circostanza e la consegna a tutte le sezioni del 10° cantiere di una targa ricordo e del libro “Pinzano, storia del feudo e del castello”. Le parole pronunciate dai vari oratori, capogruppo di Pinzano, Sindaco, Presidente della sezione di Pordenone, sono state, come quelle del parroco durante l'omelia, di grande significato, di gratitudine verso le penne nere.

La nostra sezione era rappresentata, con il vessillo ed alcuni gagliardetti, dal sottoscritto, quale vice presidente, e da diversi altri soci.
Ho percorso parecchi chilometri, transitando per vari paesi, e con piacere ho notato che da Spilimbergo a Pinzano, da S. Daniele a Campoformido, da Pozzuolo a Lignano, il tricolore d'Italia sventolava ovunque; ad Udine poi le bandiere dell'Unità della nostra Patria garrivano al vento, chiamandoci tutti alla fraterna comunanza.

Renato Brunello