ALPINI OVUNQUE, COMUNQUE, SEMPRE |
Giugno 1996 |
L'amico Roberto Prataviera
della Sezione di Pordenone, già vice presidente nazionale dell'ANA, autore
tra l'altro - del libro: “Alpini Padri e Figli”, ha scritto un articolo
interessante su un argomento delicato, riprendendo quanto riportato in un
quotidiano nazionale, che ha suscitato tra le penne nere un certo sconcerto.
Noi condividiamo il pensiero di Prataviera, non solo, ma lo applaudiamo. Lo
pubblichiamo nel nostro periodico sapendo di fare cosa gradita a lui e a tutti
gli alpini. Per usare un eufemismo, diciamo che gli alpini non si prestano ad
oscure ideologie.
R.B.
Qualche giorno fa, in un quotidiano a tiratura nazionale, ho letto un articolo che mi ha profondamente indignato. “Prima o poi avremo l'Esercito contro …”, questo il titolo su tre colonne. Incuriosito, ho proseguito nella lettura: “noi veneti vogliamo l'autodeterminazione, subito, e per ottenerla andremo all'ONU a chiedere un referendum”. Lo afferma il neo-senatore vicentino Giuseppe Ceccato. E l'articolo continuava: “Vogliamo uno Stato liberale, liberalissimo, altro che storie, ma temo che Roma ci stia preparando un Esercito su misura per stroncare le nostre speranze”. Noi veneti siamo lenti, polentoni, ma non stupidi. Quelli di Roma hanno deciso di smantellare il Corpo degli Alpini... hanno mandato le “penne nere” in Mozambico, in Somalia... Perché? Perché negli Alpini vanno i soldati delle nostre valli, dei nostri popoli del Nord, perché sono l'unico pezzo del nostro Esercito dove gli ufficiali sono ancora gente della Padania.
A questo punto mi sono fermato con un nodo alla gola. “Un Esercito su misura per stroncare le nostre speranze?”. Dunque il referendum secessionista ufficialmente annunziato non rappresenta l'extrema ratio, cioè una minaccia ideologica che comunque mai verrebbe attuata, ma anzi una meta da perseguire! Eh no, caro signore! E ancora: “Alpini comandati da ufficiali della Padania?”. Ancora no, caro signore, da sempre gli alpini sono comandati da ufficiali italiani, forse in maggioranza nati al Nord, è abbastanza ovvio, ma sempre e comunque italiani! E ancora una volta mi sono chiesto come quel senatore possa permettersi affermazioni tanto sgangherate. Come ex militare e ufficiale degli Alpini, mi sento profondamente offeso e umiliato. Innanzi tutto perché mai da quando esiste, il nostro Esercito ha mancato di obbedire alle Istituzioni legalmente rappresentate. Lo ha fatto anche quando queste non lo avrebbero meritato, come dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943! E poi, dove ha appreso quel signore che gli Alpini prenderebbero le armi per difendere lui e le idee secessioniste che va apertamente diffondendo in barba alla Costituzione? Chiunque abbia portato il cappello con la penna sa benissimo che gli alpini di Vicenza, di Udine, di Pordenone o di Cuneo, non sono diversi dagli alpini degli Abruzzi... Tutti, questi e quelli, abituati a concepire il proprio dovere senza ripensamenti, fedeli al giuramento alla patria e tutti agli ordini del comandante supremo delle Forze armate che, fino a prova contraria, risiede al Quirinale e non a Mantova o a Pontida.
Ma dove crede di vivere quel senatore? Perché ha accettato di farsi eleggere a Roma, quando non disdegna l'idea di ricorrere all'ONU o addirittura di adoperarsi per creare una situazione tale da richiedere la “funzione interna delle Forze armate ...”? Signor Ceccato, venga a Udine in occasione della nostra prossima adunata, dove converranno Alpini e “Amici” degli Alpini provenienti da ogni regione d'Italia, non escluso il profondo Sud. Sono gli stessi che vent'anni fa, dopo il terremoto, risposero all'appello di Franco Bertagnolli venendo a lavorare a volontari negli 11 cantieri di lavoro allestiti dall'ANA in Friuli.
Venga pure a controllare se le popolazioni di Pinzano, di Osoppo, di Gemona o di Venzone chiederanno credenziali “nordiste” ai volontari del Sud! Venga, mediti e impari. E ... Dio ci salvi da senatori della Repubblica di questo stampo!