TEN.COL. FRANCESCO TRAVAINI |
Giugno 1996 |
Profondo cordoglio ha
suscitato nelle penne nere della Sezione di Conegliano la scomparsa del caro
amico alpino ten. col. avv. FRANCESCO TRAVAINI, del 7° Rgt. Alpini,
combattente sul fronte occidentale.
Esse Lo ricordano con grande
affetto e riconoscenza per la Sua profonda sensibilità e per l'attaccamento
all'Associazione Alpini, alla quale diede il Suo grande contributo.
Egli, infatti, assieme al
comm. Giovanni Daccò, fu l'artefice della ricostruzione della Sezione, il
trascinatore della costituzione e ricostruzione di molti Gruppi.
Sino dal 1945 fece parte del
Direttivo sezionale, quale vice presidente con l'allora presidente avv.
Gerolamo Zava e, successivamente, con l'enot. Guido Curto.
Nell'aprile del 1961, quando
giunsero a Conegliano i resti mortali dell'eroico, pluridecorato magg.
Giovanni Piovesana (che fu dal 1931 al 1940 presidente della Sezione), il vice
presidente e vice sindaco Francesco Travaini tenne, ai piedi della Gradinata
degli Alpini, il discorso ufficiale e portò il saluto commosso della Città
alle spoglie mortali dell'eroico cittadino. Gli Alpini rinnovano ai familiari
ed in particolare ai figli avv. Enrico e Alma le più sentite condoglianze, e
i sentimenti di affetto, accompagnati da una preghiera, per il caro amico
Francesco, che ha raggiunto la sua cara sposa Maria.
R.B.
Il presidente onorario Prof. Giacomo Vallomy, suo commilitone, Lo ricorda così: “Il nove marzo, gli Alpini di Conegliano hanno salutato per l'ultima volta l'avvocato Tenente Colonnello Francesco Travaini; la Chiesa di San Rocco era affollatissima di penne nere, di bandiere e rappresentanze delle varie sezioni della provincia.
Tutti erano commossi e
addolorati per la perdita di colui che per tutti noi era stato un amico
sincero ed affettuoso. lo, in particolare, ero sconvolto e non potei aderire
all'invito del Presidente Basso che avrebbe voluto che io porgessi all'amico
fraterno l'ultimo saluto.
Ora, trascorse alcune
settimane, posso ripensare con serenità al caro amico e alle circostanze che
ci hanno visti uniti, ai tristi anni della guerra e del dopo guerra in cui
siamo stati accomunati da tante vicende lieti e tristi.
La nostra fraterna amicizia è
sorta nel '39 all'inizio del periodo di vita trascorsa al servizio della Patria, nella 67a compagnia del Battaglione
Cadore, comandata da quell'anima generosa che era il Tenente Marino Morosini. Ricordo il nostro collaudo alpino al
campo invernale del 1940: Pian dei Buoi, Forcella San Lorenzo, Auronzo, Tre Cime, Misurina, Passo Tre Croci, San
Vito e Pieve di Cadore. Periodo lieto, quasi goliardico, rallegrato dalla gioia settimanale del ritorno in famiglia.
Venne ahimè il richiamo alle armi, all'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940 e in seguito la nostra
destinazione ad una divisione costiera nel sud della Francia.
Là ci sorprese il fatale 8 settembre 1943 e avvenne il triste ma ordinato ritorno in Italia da Nizza, Sospello, Forte
dei Marmi, Limone, Roccavione.
Non cedemmo all'invito dei nostri ex alleati tedeschi di continuare a combattere con loro e ritornammo in Patria con
dignità, cercando di opporci allo sfacelo in cui Badoglio aveva abbandonato il nostro esercito.
Soprattutto in quei tristi giorni ebbi modo di ammirare l'onestà, la bontà e la generosità del mio amico Francesco che
si adoperò con grande altruismo e disinteresse per aiutare i nostri soldati e per tenerne alto il morale e fermo il
coraggio.
Questi soprattutto sono i
ricordi che, in un certo senso, mi hanno reso meno doloroso l'addio, ricordo che Francesco non cessava di richiamare
alla memoria, soprattutto negli ultimi tempi.
Francesco, mi hai preceduto, così ha voluto il Signore, nel Regno della Pace eterna. In attesa che arrivi il mio
turno, faccio mia la preghiera di Don Tonino Bello: “Santa Maria, donna dell'ultima ora, disponici al grande
viaggio, aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura; se ci sarà il tuo visto non avremo più nulla a temere sulla
frontiera!".