BOSCO DELLE PENE MOZZE |
![]() Dicembre 1997 |
L’appuntamento al
Memoriale del Bosco delle Penne Mozze - che richiama migliaia di alpini e
familiari a ricordo storico e grato dei caduti per la Patria - anche
quest'anno è stato profondamente sentito.
E’, quindi senza dubbio
un incontro di grande popolarità, forse in alcuni momenti un po’ troppo
esuberante, e come accade in altre circostanze analoghe può apparire
prevalente la festa enogastronomica. Non è così.
La sacralità del luogo
viene rispettata in tutti i suoi crismi, e
l'omaggio che scaturisce dal cuore degli alpini verso coloro che con estremo
sacrificio donarono la vita, affinché noi la potessimo maggiormente
apprezzare e difendere, é gelosamente custodito ed opportunamente celebrato.
La giornata é stupenda,
il sole splende riscaldando anima e corpo. La cerimonia ha avuto inizio con
l’alza bandiera e la deposizione di una corona di alloro alla grande
“stele” innalzata alle “Penne Mozze”. Quindi la S. Messa concelebrata
dal magg. don Sandro Capraro e da don Venanzio Buosi. Molto applaudita
l'omelia di don Sandro, il quale, tra l'altro, ha richiamato i convenuti ad un
maggior raccoglimento e rispetto al luogo sacro, in particolare durante la S.
Messa.
Il prete alpino, oggi della “Julia”, ha capito di aver toccato un tasto delicato
e quindi si è scusato per lo sfogo, ma ha tenuto a ribadire
ai presenti che non è conveniente confondere il sacro con il profano.
Noi che da sempre
partecipiamo a questa ricorrenza celebrativa ne conosciamo le difficoltà di
interrompere le mescite e il disgustoso vociferare durante gli istanti
significativi e solenni della cerimonia (ne sapevano qualche cosa gli
indimenticabili Mario Altarui e Marino Dal Moro).
Prima della S. Messa il
presidente del Bosco delle Penne Mozze Claudio Trampetti, salutando i
convenuti, ha annunciato la posa a dimora della “Stele” a memoria della
medaglia d’argento s.ten. Augusto Giongo di Treviso, caduto sul fronte
greco-albanese, soggiungendo che in futuro saranno poste altre “Stele” in
ricordo di altre Penne Mozze.
Questo - egli ha detto -
avverrà poiché è stato possibile fare una più attenta verifica dei dati in
nostro possesso e da segnalazioni di familiari che ci hanno fornito
informazioni o documentazioni che comprovano i requisiti per ricordare in
questo luogo i loro congiunti.
Infine ha rivolto, a. nome
di tutti gli alpini, l’augurio di pronta guarigione al Presidente nazionale
dott. Leonardo Caprioli, il quale ha subito un ulteriore intervento
chirurgico.
Caprioli ha inviato i suoi
più cordiali saluti, assicurando la sua presenza spirituale.
Al termine della Messa il
Presidente della sezione di Treviso Francesco Zanardo ha letto al preghiera
dell’Alpino, mentre i coro ANA di Vittorio Veneto ne sottolineata le parole
con il canto “Penne Mozze”.
Successivamente
Massimiliano Dal Mas ha suonato le note del silenzio.
Roberto Prataviera ha
letto la motivazione della medaglia d’argento al valor militare concessa
alla memoria del s.ten. Augusto GIONGO.
Ha quindi preso la parola
il presidente dell’Associazione Penne Mozze Lorenzo Daniele che dopo aver
porto il saluto dell’Associazione, ha presentato il Gen. C.A. Franco Bettin
nella veste di oratore ufficiale, del quale riportiamo l’applaudita
“conversazione” che ha coinvolto tutti i presenti. Eccola:
“Ringrazio
il dr. Daniele, presidente dell’Associazione, per aver voluto elencare tutti
i miei incarichi passati che valgono non tanto per il prestigio dei posti, ma
per quanto ho potuto fare. Ho accettato di parlare per tre motivi: primo perché
me lo ha chiesto lui e non potevo dirgli di no; secondo perché qui sono
venuto ormai tante volte, assieme a voi ma anche per conto mio. Ho portato
alcuni amici a vedere questo posto che non conoscevano; terzo, per onorare la
memoria di mio padre che, richiamato durante l’ultima guerra quale
ufficiale medico, ha prestato servizio in un reggimento di alpini in
Jugoslavia. Ed è stato questo il motivo per cui, al termine della guerra
essendo italiano, è stato catturato dalla polizia di Tito e infoibato...
Quindi
mi sento tra amici e anche se non ho mai fatto servizio nelle truppe alpine,
mi sento uno di voi.
Condivido
quelle che ha detto prima Don Sandro, ma vorrei fare una precisazione, perché
mentre lui diceva quelle cose, ho visto le facce delle persone nel piazzale,
ho guardato lassù dove c’è il Crocifisso e qui dove ci sono tante persone,
ho visto tutti assorti in un profondo raccoglimento.
Tutti sono venuti al Bosco con l’intento di onorare la memoria di questi nostri
fratelli... E che poi finita la cerimonia, finiti i discorsi, dopo aver
alimentato lo spirito, sia anche necessario alimentare il corpo, è un fatto
umano... Don Sandro, a cui non rivolgo una critica, lo conosco da tanti anni,
quando io ero ancora colonnello vice comandante della “Vittorio Veneto”,
arrivò a Trieste dove ci accomunò subito una cordiali simpatia, perché è
un uomo eccezionale. Ed ora consentitemi di dire che questo nostro Bosco, nato
dalla volontà di Altarui, Dal Moro, Salvadoretti e di tanti altri, che hanno
contribuito alla sua realizzazione con idee, col lavoro o contributi
economici, ha il profondo significato di onorare chi alla Patria ha dato
tutto, chi ha saputo dare tutto perché ci sono anche coloro che potevano dare
ma non hanno dato, e chi ha il nome scritto su queste stele, sicuramente ha
dato tutto.
Nel mese di maggio ho detto ad un gruppo di amici: “vi porto in un posto
bello”. Li ho portati qui, hanno visto e hanno detto: “ Come hanno fatto a
fare una cosa tanto bella e significativa...”. Ho risposto che l'idea
l'hanno avuta gli alpini, l'hanno realizzata gli alpini perché quando gli
alpini vogliono fare una cosa, la fanno ad ogni costo! Questo Bosco io lo
chiamo la fabbrica di San Pietro, perché non si finisce mai di lavorare.
Oggi c'è una nuova stele, ce ne saranno altre domani, man mano che si stanno
raccogliendo gli elenchi di quelli che vengono rimpatriati dalla Russia, ora
sappiamo che chi è stato dichiarato disperso è effettivamente caduto,
sappiamo dove e quando è morto, quindi il lavoro non finirà tanto presto. E
parlando con gli amici ho sentito che ci sono tante idee capaci di rendere
questo bosco più conosciuto a livello nazionale. Per esempio la realizzazione
di una piccola cripta nella quale trasferire di un alpino, magari medaglia
d’oro. Dico questo perché è bellissimo che facciate tutto da soli, ma se
si riuscisse a coinvolgere anche il Centro sarebbe certamente una cosa utile.
Si potrebbe cominciare con un piccolissimo museo dove sistemare alcune cose in
modo che chi viene possa trovare un depliant, un libro, una foto, qualcosa
insomma che racconti la storia del Bosco...
Io
non voglio essere lungo, perché si sa che le cerimonie finiscono sempre con
in discorsi che spesso vanno oltre la pazienza di chi ascolta. E allora vorrei
chiudere appoggiando l’idea della quale mi ha parlato l'amico Daniele. Il
prossimo anno c'è l'intenzione di mettere una stele dedicata a tutti i
Caduti. Gli alpini vogliono ricordare tutti i caduti, tutti in senso generale
direi quali mondiale, della parola, perché quelli che hanno combattuto e sono
morti, hanno combattuto e sono morti per qualcosa in cui credevano, sbagliata
o giusta che fosse, e volerli ricordare tutti ha un significato che esprime il
sentimento della pietà.
I
morti, fin dal momento in cui muoiono, si riconciliano con Dio e con gli
uomini. I vivi possono anche non riconciliarsi, però credo abbiano il dovere
di provare questo sentimento di pietà verso tutti coloro che sono caduti.
E
con questo ragionamento che sento anche mio termino, augurandomi di tornare
ancora per tante volte fra di voi, perché qui mi trovo tra amici, tra
fratelli, tra compagni d’arma, perché ognuno ha fatto il suo servizio con
serietà, con onore, con lealtà. Ecco io chiudo con l’augurio che questo
bosco possa andare avanti, completarsi e migliorarsi. Concludo con un Viva gli
Alpini e Viva l’Italia...”
Al termine della cerimonia
le autorità presenti hanno reso omaggio alla “Stele” della medaglia
d’argento s.ten. Augusto Giongo, posizionata al Bosco pochi giorni prima,
nella zona riservata alla Sezione di Treviso.
Alla cerimonia erano
presenti autorità civili e militari, tra i quali i sindaci di Treviso
Giancarlo Gentilini, di San Fior Fiorenzo Carniel e di Cison Gildo Salton; il
vice Questore Giuseppe Corsi, il vice Prefetto Ispettore Aldo Luciano; i
generali Italico Cauteruccio, Vittorio Lucchese e Carlo Giannini; i presidenti
delle sezioni di Conegliano Paolo Gai, di Marostica Luigi Menegotto, di
Treviso Francesco Zanardo e di Valdobbiadene Pietro Longo; il presidente dell'A.s.Pe.M.
Lorenzo Daniele, il direttore operativo del periodico Penne Mozze Roberto
Prataviera. Inoltre i vessilli delle sezioni Ana di Conegliano, Feltre,
Marostica, Pordenone, Treviso, Valdobbiadene e Vittorio Veneto, le bandiere
delle Associazioni Penne Mozze, Nastro Azzurro di Vittorio Veneto, ANPI di
Treviso, Artiglieri di Follina, Combattenti d Reduci di Cison, Colle Umberto,
Sarmede, e Vittorio Veneto, ex internati di Oderzo, Follina, Santa Lucia,
Treviso, Vittorio Veneto, Preganziol, Caduti e Dispersi di Caerano San Marco,
Montebelluna, Susegana, Mutilati ed Invalidi di Santa Lucia di Piave e
Vittorio Veneto, Paracadutisti di Treviso e Santa Lucia di Piave, reduci di
Russia di Treviso e Giavera.
Erano pure presenti 110
gagliardetti di gruppi alpini provenienti dal Triveneto e da altre regioni che
sarebbe oltremodo lungo citare individualmente. Possiamo affermare che è
stata ancora una giornata all’insegna dello spirito alpino che mette in
evidenza la straordinaria aggregazione delle Penne Nere, al disopra di ogni
indirizzo polipartitico.
Essi si sentono tutti
uguali e lanciano il significativo ed autentico messaggio di comunanza, di
solidarietà e di pace.
Renato Brunello