A MARGINE DELL'ADUNATA NAZIONALE DI PADOVA


Dicembre 1998

Ordinatamente secondo tradizione, salvo un neo

di G. Concin

Padova, la città del Santo, la città del vecchio Bo, dove un tempo generazioni di giovani frequentavano l'università, ci ha accolto come meglio non si poteva, in due giornate ben soleggiate (anche troppo!).
Ma non è dell'Adunata in sé che voglio parlarvi, ma di altri aspetti, quelli solitamente trascurati da chi fa esercizio di retorica.
Tende per ogni dove. Alla domenica mattina mi sono svegliato presto, ho aperto la finestra della mia stanza all'Hotel Biri e ho visto sul prato antistante una fioritura di tende.
Nella serata e nella notte i nuovi "pellegrini" della 71a Adunata avevano trovato il loro alloggio; altri, ancora più sbrigativi, si erano sistemati sul prato nei loro sacchi a pelo e alle sei del mattino, nella luce del primo sole, dormivano ancora in una assoluta immobilità. Potenza del richiamo dell'Adunata!
Un piccolo episodio quasi personale. Avevo fissato una stanza per un amico, mio vecchio compagno di Battaglione. Al mattino del sabato non era ancora arrivato e di ciò mi preoccupavo. Stavo per dire al portierato che cancellassero la prenotazione, quando, alle nove circa, me lo vidi capitare con il suo vecchissimo cappello (della penna rimane solo il nervo centrale) e il vecchio zaino. Aveva preso il treno ad Ascoli Piceno diretto a Bologna per trovare la coincidenza per Padova; sennonché prima di Bologna si era addormentato e risvegliatosi all'improvviso, s'era accorto che il treno aveva già abbandonato Bologna.
Trattandosi di un intercity non faceva fermate intermedie, per cui arrivò a Milano, da dove prese un altro treno per raggiungere Padova. Potenza dell'Adunata!
Al sabato, a mezzogiorno fui ospite, assieme all'amico mio, del gruppo di Romans d'Isonzo, gruppo che allestisce sempre un simpatico e succoso pranzetto per i propri soci e per gli amici: porte aperte a tutti... !
E gliene voglio rendere grazie pubblicamente.
Tanti aspetti ancora ci sarebbero da toccare, ma voglio tenermi lo spazio per una considerazione tutta personale sul manifesto diffuso per l'occasione. Non so con quale criterio la Commissione abbia scelto quel bozzetto, tra i tanti esaminati e messi in mostra. A me e a molti altri non è affatto piaciuto; sembra infatti una caricatura, quasi si sia voluto mettere in evidenza il villico un po' sbronzo che guarda con un sorriso ebete la basilica del Santo, verso la cui direzione si vedono tracce di passi un po' ondeggianti. La definirei quasi una presa in giro, od un neo fuori posto.
Migliaia di alpini si sono recati al Santo e tutti ne hanno tratto il richiamo dello spirito che ne propaga e nessuno aveva quel sorriso un po' ebete di cui ho detto più sopra.
E' invece molto bella, nella sua semplicità, la medaglia.
Speriamo nel manifesto del prossimo anno.
La Commissione non deve temere di seguire la tradizione, né deve cercare di impressionarci con la scelta del "nuovo". Sempre meglio tenersi al già provato.