PRONTI A STRINGERCI L'UN L'ALTRO PER SOSTENERCI INSIEME |
Aprile 1998 |
Giorgio aveva i cappelli brizzolati e gli occhi stanchi, ma non era vecchio per niente,
Quando giunsi al campo in allestimento di Piovega a Gemona erano le sei di mattina del 7 maggio 1976 e Giorgio, sulla
porta di un camper, al buio, rappresentava, pediatra in trasferta col cuore, l’Ospedale di Parma.
Mi presentai: “Dimmi cosa ti serve di più urgente, sono Renzo, sono di Coengliano ma qui a Gemona conosco tutti
perché ci sono nato, sono studente di medicina a Padova e ho un camion del comune, un 642, lo guida Francisci, un amico,
e possiamo mandarlo a prendere ciò che ti serve... in tre ore o poco più può tornare...”.
Mi guardò sorridendo mentre entrava nel camper perché era giunta una ragazza ferita e disse: “Tutto, serve tutto, ma se
puoi di più antibiotici, qualsiasi antibiotico, e latte, latte materno o maternizzato per i neonati... qui ho solo
succhi di frutta e ti puoi immaginare a cosa mi servono con i neonati...”
Si accalcavano donne, anziani, papà e mamme con i bimbi dagli occhi sbarrati, ragazzini che piangevano. Nessuno si
lamentava, aspettavano Giorgio, e che fosse meno buio, e che con l'alba fosse possibile riunirsi ai parenti...
Ripartito il nostro camion, osservavo Giorgio passare, armato di una serenità incredibile, da un caso a quello
successivo, e intanto albeggiava e nella prima luce tutto dava sgomento e dolore.
Giorgio sempre lì, solo coi succhi di frutta e l’amore a lottare senza chiedersi niente di niente, a dare senza che
nessuno glielo avesse ordinato.
Quello stesso mattino il Gen. De Acutis, comandante della Brigata Alpina Julia, dichiarò che dopo la scossa di terremoto
delle 21,00 del 6 maggio, gli alpini della Julia non avevano ancora ricevuto l’ordine del loro Stato Maggiore ma erano
già partiti, da soli, con il cuore e il coraggio, per aiutare la popolazione colpita.
Proprio come Giorgio, medico di ospedale senza ospedale, spinto solo dal dovere e dall’amore.
Forse non avrei dovuto parlarvi oggi di queste cose della mia Gemona ma ... capitemi, è bastata una piccola scossa che
ha fatto traballare le tovaglie linde, uova, agnello e colomba comprese, per riportarci al pensiero di come siamo
piccoli e di quanto sia sempre importante, cari amici alpini, esser pronti a stringerci l’un l’altro per sostenerci
insieme.
Renzo Frusi