VIAGGIO IN RUSSIA


Maggio 2000


Il campo dove perirono di stenti e malattia 1500 soldati italiani


IL Lager n° 53 di Aleksin. Qui fu deportato il cugino di Zeno


Zeno Rossi


Qui si vedono ancora, dopo 57 anni, le fosse comuni


Memoriale dedicato ai soldati italiani morti in terra di Russia


Il bellissimo Asilo costruito dagli Alpini a Rossosch


Lo storico russo prof. Morozov e la direttrice dell'asilo


Il quadro significativo che testimonia l'opera degli Alpini


Interno dell'asilo: la sala dedicata agli Alpini

Il nostro socio amico degli alpini di Conegliano ZENO ROSSI ci ha inviato una lettera con alcune fotografie, per noi inedite, scattate in Russia, durante il suo viaggio, in compagnia di alcuni familiari, dove ha visitato i tristi luoghi nei quali perirono migliaia di Alpini, tra i quali un suo cugino, nell'ultimo conflitto mondiale.

Noi ben volentieri pubblichiamo l'una e le altre, non solo perché ricorda un'epopea dei nostri Soldati, ma anche perché Zeno, pur non avendo fatto la "naja" degli alpini ha nel sangue il DNA alpino ed è uno straordinario collaboratore.

"Con grande emozione vi ricordo il mio primo viaggio in terra di Russia, visitando anche i luoghi dove combatterono i nostri Alpini: Mosca - Voronez - Rossosch - Nekrilovo - Kyrenovje - e il lagher n° 53 di ALEKSIN. A Rossosch ho visitato l'Asilo da voi costruito con grande amore di fratellanza, ma anche con sudore e sacrificio. E' magnifico! Grazie per quello che avete fatto, è stato meraviglioso! Solo Voi Alpini riuscite in queste imprese. Toccante è stato sostare lungo le sponde del grande fiume DON, dove erano schierate le nostre Divisioni “Julia” e “Tridentina”. Ricorda il grande sacrificio di quei ragazzi, poco più che ventenni, mandati a una guerra allucinante e tragica.

Ho potuto visitare due campi di concentramento dove in uno di essi è tumulato un mio cugino, il quale apparteneva alla Divisione “JULIA”, ed esattamente nel lagher 53 a ALESKIN, che si trova a 200 km da Mosca. In quel luogo esistono ancora fosse comuni, dove sono seppelliti Alpini che erano detenuti nei lagher. Ho provato grandissima emozione e non ho potuto trattenere le lacrime, aggirandomi intorno ai cumuli, e dove mi sono soffermato in raccoglimento per alcuni istanti.

ALPINI di oggi, di ieri, veci e bocia facciamo in modo che quel sacrificio non venga dimenticato, affinché non si ripeta.

Diamoci sempre una mano nel segno della grande fratellanza.

"Grazie per avermi accolto".


Qui finisce il breve ma profondamente sensitivo racconto dell’amico Zeno