OPERAZIONE "SAN GIROLAMO" |
Giugno 2001 |
Tu, alpino |
GUBBIO
"Ma allora ve le andate proprio a cercare"…
E' stato questo il primo commento che abbiamo sentito quando abbiamo parlato di
un possibile intervento nel monastero delle Clarisse di Gubbio.
Ebbene, vi diciamo subito che questa volta non ce la siamo assolutamente andata
a cercare.
La fama di Gubbio è legata ad una delle più famose leggende al mondo, quella
del lupo ammansito da San Francesco. La storia del Santo di Assisi parte dalla
città di Gubbio. Qui infatti San Francesco venne a rifugiarsi quasi ignudo dopo
aver dato le sue vesti ai poveri e qui venne fraternamente accolto da Federico
Spadalonga, suo vecchio amico, dal quale ricevette in dono una tunica, quella
tunica che sarà indossata in tutto il mondo dal nuovo ordine di penitenti che
nasce in quel momento, proprio a Gubbio, senza che nessuno ne abbia allora
consapevolezza.
Il lupo di Gubbio forse non è mai esistito. C'è chi ha visto nelle vesti della belva un brigante o una formosa e famosa meretrice che, come una lupa, spogliava delle loro sostanze coloro che si incontravano con lei. Per altri il lupo ha simboleggiato il male, l'avidità e la ferocia. Ma tanti continuano a credere che l'ammansimento del lupo sia un fatto storico, uno dei tanti miracoli del Santo, dotato di un particolare potere sugli animali. L'episodio assurge a simbolo di pace con la natura, ed in un momento in cui il problema ecologico ha acquisito una importanza del tutto particolare, Francesco d'Assisi ripropone all'uomo del nostro tempo un messaggio di rispetto per l'ambiente, tanto da essere proclamato dall'attuale papa patrono degli ecologi.
Arrivando a Gubbio, in piena
Umbria verde e ricca di natura incontaminata, immediatamente si scopre un
patrimonio di bellezze naturali ed artistiche. I medioevali borghi della città
offrono una straordinaria varietà di panorami e di scorci suggestivi. Gubbio è
situata a m. 522 s.l.m. ai piedi di tre monti: Foce, Ingino e D'Ansciano.
Protetta da solide mura medioevali che la circondano per tre chilometri circa,
racchiude palazzi pubblici e privati, chiese e conventi, case e botteghe
artigianali in una struttura urbanistica percorsa da vie parallele e
pianeggianti, situate a diversi livelli sul pendio della montagna e collegate
tra loro da gradinate e vicoli ripidi e faticosi ma che insieme a scorci di
palazzi, di case e di portali offrono un magnifico effetto scenografico.
All'occhio attento del visitatore non sfugge che i monumenti non sono posti a
caso, tanto armonica è l'unità architettonica dell'insieme, che ha reso Gubbio
una di quelle rare città che hanno conservato il fascino dei tempi lontani.
Patrono della città è Sant'Ubaldo, che lì era stato vescovo nel 12° secolo.
Tra tutti i santi il più amato e venerato dagli Eugubini. Ogni anno, in suo
onore, da otto secoli ininterrottamente si svolge, il 15 maggio, vigilia della
festa, la tradizionale Corsa dei Ceri, manifestazione folcloristica popolare, in
cui ancor oggi è evidente l'apporto dato da alcune delle Corporazioni delle
arti medioevali. I Ceri di Gubbio sono divenuti simbolo della Regione
dell'Umbria, come il Leone di San Marco lo è per la Regione Veneto, perché si
dice che "identificano gli elementi radicati nell'antichissima storia
dell'Umbria e ancora vivi".
LE
CLARISSE DI GUBBIO
E
lungo la ripida salita dove si svolge la Corsa dei Ceri si trova l'antico
Monastero della Santissima Trinità, ove dimora una comunità le Clarisse. Sono
della stessa famiglia di quelle di San Quirico, ma loro appena si conoscono
perché ogni comunità vive in autonomia e si sa che la vita claustrale non
prevede uscite dal convento dal momento che, una volta entrate, le porte si
chiudono alle loro spalle per sempre.
Il Monastero di San Girolamo si
trova invece isolato sopra la città, alle falde del monte Foce. Vi dimoravano
frati francescani ma da anni è stato ceduto ad una comunità che accoglie
persone colpite da handicap ed altri disagi. Il posto è estremamente disagevole
per tale tipo di accoglienza e tra la comunità di San Girolamo e quella delle
Clarisse si è convenuto uno scambio che soddisfi alle esigenze di entrambe. La
comunità che si occupa dell'handicap verrà quindi alloggiata nel monastero
della Santissima Trinità, in centro Gubbio, mentre le clarisse andranno a
dimorare nel silenzio del convento di San Girolamo.
Si sa che un monastero di clausura deve essere chiuso ed inaccessibile. Ora il
monastero in questione è privo di recinzione ed i suoi confini si perdono nei
sentieri che attraversano le pendici del monte. La recinzione preoccupa la
Clarisse più di ogni altra opera di restauro e riadattamento, anche perché,
oltre che accessibile, il luogo è molto isolato.
"QUI
CI VORREBBERO GLI ALPINI"
Nei sopraluoghi che le Clarisse effettuano con il geometra incaricato delle
opere di restauro appare subito evidente che il problema non è di facile
soluzione.
Il perimetro da recintare è di circa 1000 metri; la metà segue un sentiero
abbastanza lineare, l'altra metà deve superare costoni impossibile e baratri.
Un altro problema è il terreno, ora roccioso, ora estremamente friabile ed
inconsistente, trattandosi di materiale di riporto. Il geometra se ne esce con
la frase: "Qui non è roba per noi, qui ci vorrebbero gli Alpini".
Suor Chiara Pacifica è la clarissa incaricata di pianificare i lavori (quello
che faceva suor Giustina a San Quirico). Quasi non sa chi siano gli Alpini e
oltre a non sapere dell'esistenza degli Alpini non sa nemmeno del nostro
intervento in San Quirico. Ma questa frase "Qui ci vorrebbero gli
Alpini" la colpisce e non la dimentica, e la riferisce al frate
responsabile delle Clarisse per la Provincia umbra.
Destino vuole che questo Francescano si chiami padre Claudio, lo stesso frate
che ci contattò in occasione di San Quirico.
Il resto ve lo lasciamo immaginare.
Le Clarisse bussano quindi alla nostra porta
per la seconda volta. Noi ci sentiamo molto gratificati dell'esistenza di quel
filo invisibile che lega gli Alpini di Conegliano alle suore di Santa Chiara.
Ma siamo perplessi.
Siamo perplessi per vari motivi. Prima di tutto siamo consapevoli che non ci
può essere un secondo San Quirico, perché certe cose sono e devono restare
uniche. Sappiamo poi che la Sezione non può essere ricoinvolta in un intervento
che ha rischiato di andare oltre le sue forze e disponibilità. Inoltre non
siamo insensibili al dubbio che ha spesso aleggiato in Sezione e che qualche
volte si è concretizzato in una velata critica: perché andar tanto lontano
come se qui non ci fosse nulla da fare?
Ci rechiamo comunque a Gubbio
per conoscere le situazione, valutata la quale possiamo sempre affidare
l'intervento a qualche Sezione amica.
Arriviamo nella città umbra di mezzogiorno. L'incontro con le clarisse di
Gubbio non è come quello di Assisi. Ad accoglierci nel monastero della
Santissima Trinità una voce che proviene da dietro una ruota. La voce ci dice
di accomodarci in parlatorio dove il silenzio viene rotto dal cigolio di
un'altra ruota, dalla quale recuperiamo prima le stoviglie, poi il vino, quindi
un primo ed un secondo…
Inutile sbirciare, non si vede nessuno, l'atmosfera è quanto mai irreale ma il
pranzo è veramente buono.
Dopo il pranzo facciamo la conoscenza con suor Cristiana, la badessa, e suor
Chiara Pacifica. Inutile dire che si tratta di figure angeliche e celestiali.
A SAN GIROLAMO
A
San Girolamo ci rendiamo conto che realizzare una recinzione in un terreno di
cui non si conosce la consistenza tra dirupi inaccessibili e costoni scoscesi è
lavoro tutt'altro che semplice.
Nei contatti successivi,
avvertiamo le suore che per l'intervento servono mezzi di cui noi non
disponiamo, e che non siamo in grado di fornire i materiali. Quando le Clarisse
ci garantiscono nel cantiere la presenza degli uni e degli altri, capiamo che
l'unica "cosa" che non si possono procurare siamo noi, gli Alpini. E
diciamo di si, ma naturalmente faremo la proposta alla nostra Sezione e ad
altre.
Abbiamo sparsa la voce, coinvolgendo anche alcuni amici delle Sezioni di
Vittorio Veneto e Pordenone. E possiamo ora dire con grande soddisfazione, che
ci sono i numeri per iniziare l'intervento coinvolgendo la Sezione. Si tratta
perlopiù di Alpini di San Quirico. Hanno dato la loro adesione anche amici di
Vittorio Veneto e Pordenone.
Tre sono stati i sopralluoghi nel monastero di San Girolamo. Il primo Chies e
Dal Mas; il secondo Chies, Dal Mas, Costacurta, Marchioni; il terzo Chies, Dal
Mas, Speranza, Del Bianco e Francescutti della Sezione Pordenone.
Saranno presumibilmente necessari 4, 5, o 6 turni di lavori settimanali con
squadre di 6, 7 volontari. Non è possibile quantificare esattamente la durata
dell'intervento perché il terreno su cui dovranno essere posti i pali della
recinzione rappresenta una grande incognita.
Chiediamo l'approvazione della Sezione, la possibilità di poter usufruire dei
mezzi in dotazione alla nostra Protezione Civile ed il contributo di £
2.000.000 per le spese di viaggio.
Siamo convinti che tale intervento potrà contribuire a riaffermare quello
spirito di impegno e disponibilità che da sempre contraddistingue l'operare
della Sezione Alpini Conegliano.
Il gruppo di lavoro spontaneo
per "San Girolamo"
Approvato dalla Sezione l'intervento presso il monastero San Girolamo delle Suore Clarisse di Gubbio, si è costituito un gruppo spontaneo intersezionale così composto:
Lino Chies | coordinatore resp.dell'intervento | |
Antonio Speranza | resp. per la Sezione Conegliano | |
Aldo Del Bianco | resp. per la Sezione Pordenone | |
Celestino Costacurta | resp. per la Sezione Vittorio Veneto |
Il gruppo si è riunito il giorno 04.04.01 per pianificare le fasi dell'operazione ed ha stilato il seguente calendario di interventi in Gubbio:
dal 26.05 al
02.06 squadra Pordenone (inizio lavori)
dal 02.06 al 09.06 squadra Conegliano
dal 09.06 al 16.06 squadra Vittorio Veneto
dal 16.06 al 23.06 squadra Conegliano
Il gruppo annuncia con viva soddisfazione che il Presidente Nazionale, informato dell'iniziativa, si è congratulato, pregando di estendere il suo ringraziamento e le sue congratulazioni alle tre Sezioni.
Il Coordinatore responsabile
Lino Chies